MARCELLO
CABRIOLU
Ottana - Piscina Limaria |
Prot. Soprintendenza BBSSAA SS 4976 del
16 maggio 2014
Premessa
Il
contesto è conosciuto come S'Ortu e sos Vanzos (Ottana – Foglio n°207 quadrante IV S.O.), e consta in un edificio
quadrangolare, situato alla periferia NW dell'abitato di Ottana (NU) (4453908
N; 1503447 E GB). Il terreno ove sorge la struttura si presenta costituito sia
da rioliti in cupole di ristagno e rare colate (28,4-23,3 milioni di anni fa)
che da conglomerati, sabbie e argille in terrazzi e conoidi alluvionali
generati dalla presenza prossima del fiume Tirso (antiche alluvioni 5,3 – 1,8
milioni di anni fa)[1] . Il
monumento si colloca ad una quota orografica di circa 185 mt s.l.m. in seno
alla piana alluvionale, di circa 20 kmq, compresa tra i fiumi Liscoi e Tirso,
il cui andamento è regolato da un sistema di faglie[2].
L'edificio qui indagato, è tuttora conosciuto come facente parte di un bagno
termale, eretto o riattato tra il 190 e il 240 d.C[3].
Con azimuth di 33° dal fianco nord della struttura si individua una
sorgente-pozzo, denominata su Cantaru o Puttu Novu, costeggiata
da un breve tratto murario ipotizzato di pertinenza all'impianto termale[4].
Distante circa 50 mt, probabilmente alimentata dal Rio S'Abba Viva, questa sorgente - come numerosi altri pozzi
più o meno moderni osservabili nel giro di qualche decina di metri quadrati - è
ricordata dalla memoria locale come alimentata da acqua salubre. La situazione
pedologica e attitudinale dei suoli ci mostra come questa porzione di
territorio, costituita da tufi e depositi alluvionali, sia poco idonea
all'irrigazione (pochi orti ad uso domestico e un seminativo asciutto) e
incline perciò al pascolo.
Indagine al suolo
Per
l’indagine del suolo, tenendo presente che il terreno risulta sgombro da
recinzioni e da indicatori di confine, si è proceduto ad una ricognizione di
superficie di tipo asistematico corredata da fotografie scattate a seguito
dell'intervento di pulizia dalle erbacce operata da un cantiere comunale[5].
Avanzando sul terreno lungo strisce stabilite con orientamento Est - Ovest,
valutando sul posto le strutture evidenti, si è proceduto all'indagine e allo
sviluppo dello studio.
Fittili
La
continua frequentazione dell'area e del complesso legata all'edificazione
civile e all'uso agricolo intensivo, almeno sino alle soglie del XXI secolo, ha
reso impossibile il rinvenimento, seppur fortuito, di fittile .
Ricostruzione di una piscina limaria |
Il contesto
La
piana compresa tra il Rio Liscoi e il fiume Tirso pare ospitare, in epoca
severiana, una guarnigione o un insieme di insediamenti, i quali probabilmente
necessitavano di un frequente apporto idrico. Piero Meloni descrive, nella
Sardegna alle soglie del II sec. d.C, una situazione composta da grossi
latifondi, facenti capo ad una grossa villa, fulcri della ricchezza agricola,
in cui i lavoratori, liberi o schiavi, vivevano talvolta sparsi in borgate (i vici),
contornanti gli edifici principali[6]: una breve e sintetica descrizione che pare
riassumere egregiamente la situazione antropica ottanese correlabile con il
decentramento di insediamenti e manufatti di epoca imperiale rinvenuti nel
territorio comunale[7].
Possiamo pensare che da insediamenti e latifondi come quelli ottanesi la
ricchezza (risorse alimentari) fluisse verso la città mentre i numerosi centri
minori, compresi quelli locali, documentano, in età severiana, un intenso
rinnovamento edilizio[8].
In particolare sotto i Severi (197-235 d.C)[9],
secondo Meloni, vengono riattati edifici e opere pubbliche di notevole impegno
quali terme e acquedotti accanto a officine e abitazioni private signorili. Le
ricognizioni da me effettuate nei mesi di Marzo e Aprile 2014 inducono a
inquadrare cronologicamente proprio in questo periodo, di intenso rinnovamento
edilizio[10],
l'edificio di pianta quadrangolare denominato S'Ortu e sos Vanzos, o
perlomeno la sua ristrutturazione[11],
individuabile in regione Santa Margaida. Le ricognizioni hanno portato alla
riscoperta di una struttura evidente, rimasta per secoli ignorata o incompresa,
dando il via ad un'indagine con la quale ho voluto riesaminare, dal punto di
vista topografico e sulla base dei dati attualmente disponibili in letteratura,
la questione relativa a quella che fu, probabilmente, la principale rete di
approvvigionamento idrico dell'insediamento ottanese. La struttura, residuo di
una piscina limaria inserita in un acquedotto, appare interrata per metà e
composta da un basamento[12]
in opera quadrata di blocchi litici, sopra il quale venne posta una muratura
realizzata in opera cementizia e rifinita esternamente con opera laterizia[13].
La parte soprastante la costruzione - resa anch'essa in opera cementizia -
risulta essere la piscina vera e propria, in cui si depositavano impurità e
limi, rifinita da un intonaco in cocciopesto in grado di garantire un'efficiente impermeabilizzazione[14].
Nei fianchi settentrionale e meridionale della piscina residuano,
impermeabilizzate da terracotta, le canalette di adduzione e di fuoriuscita
dell'acqua; così come doveva essere impermeabilizzato il fondo della piscina
stessa, costituito tuttora da ampie lastre in terracotta visibili solo
esternamente. Tuttora non risulta ancora visibile il muro interno trasversale, tanto
da far supporre la sua inesistenza. Una riflessione sul posizionamento delle
canale di adduzione e di svuotamento spinge a ipotizzare che lo sviluppo
dell'acquedotto fosse a 35° circa di azimuth rispetto alla piscina,
infatti pare di notare che l'edificio quadrangolare si estenda lungo
quest'asse. Il complesso di Vanzos risulta inoltre attorniato da tratti
murari parzialmente interrati, supposti, da precedenti studi, come pertinenti
alla struttura principale[15],
uno dei quali è indicato dalla memoria storica come Su Cantaru. Questo,
coincidente secondo quanto riporta la tradizione ad un pozzo di acqua salubre
attivo sino a pochi decenni fa, è l'elemento maggiormente indiziato - pur non
mostrando una resa in opera cementizia vera e propria e non essendovi elementi
che permettono di comprendere come tale manufatto supportasse un'eventuale
canalizzazione - di essere il residuo di un piedritto dell'antico acquedotto
nel quale si inseriva la piscina limaria.
L'indagine dei massi
disseminati nel terreno e accumulati in prossimità della struttura mostra la
presenza di residui calcinosi e cementizi in quantità tale da far ipotizzare
che si tratti della risulta dei piedritti e delle arcate del sistema idrico, su
cui poggiava lo speco, andati in disfacimento. In conclusione mi sento di
esprimere che i resti attualmente visibili e attribuibili al passaggio
dell'acquedotto sono esigui e mal conservati, ne scaturisce che ogni possibile
ricostruzione basata su indagini a carattere territoriale deve considerarsi del
tutto preliminare in attesa che si compiano ulteriori e specifiche indagini,
possibilmente suffragate da dati di scavo.
Ricostruzione dell speco e della piscina secondo S. Vannuzzi |
[1] S.Barca, L.Carmignani, G.
Oggiano, P.C. Pertusati, I. Salvadori, Carta geologica della Sardegna scala
1:200000, (a cura di) Comitato per il coordinamento della Carta Geologica e
Geotematica della Sardegna,
[2] Maria Antonietta DESSENA –
Giuseppe BIANCO, Analisi ambientale del comune di Ottana, in Ottana Archeologia
e territorio, Giuseppe TANDA (a cura di), Stampato Studiostampa, Nuoro maggio
1990, pag. 17
[3] Antonio Maria CORDA, L'Età romana,
in Ottana Archeologia e territorio, Giuseppe TANDA (a cura di), Stampato
Studiostampa, Nuoro maggio 1990, pag. 88
[4] Anna DEPALMAS, Schede dei
monumenti, in Ottana Archeologia e territorio, Giuseppe TANDA (a cura di),
Stampato Studiostampa, Nuoro maggio 1990, pagg. 192-193
[5] Si ringrazia calorosamente il
Sindaco di Ottana (NU) GianPaolo MARRAS per il supporto tecnico e per la spiccata
sensibilità alla promozione culturale mostrata infinite volte
[6] Piero
MELONI, La Sardegna romana, Edizioni Chiarella, Sassari 1980, pag. 152
[7] Antonio Maria CORDA, L'Età romana,
in Ottana Archeologia e territorio, Giuseppe TANDA (a cura di), Stampato Studiostampa,
Nuoro maggio 1990, pag. 88
[8] Piero
MELONI, La Sardegna romana, Edizioni Chiarella, Sassari 1980, pag. 152
[9] Giovanni GERACI- Arnaldo MARCONE,
Storia romana, Edizioni Le Monnier Università, Firenze 2004, pag. 224
[10] Sostanzialmente per il rispetto
della letteratura ancora non confutata
[11] Infatti lo studio delle opere di
induzione delle acque nella penisola suggerisce, con forti richiami non
trascurabili, un'epoca compresa tra il II sec. a.C. e il I sec. a.C.
[12] Si ipotizza, in assenza di
sondaggi, che possa essere essere persino un rivestimento in opera quadrata di
blocchi di tufo che rifascia un pilastro di calcestruzzo, elemento con
riscontri stringenti con l'Aqua Marcia, lungo la Via Appia, l'acquedotto fatto
costruire dal pretore urbano Q. Marcius
Rex nel 144 a.C.
[13] Chiara RAGAZZONI, Indagine sugli
acquedotti di Roma antica in ambiente GIS, Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale, Roma 2011, pag.91
[14] Durdica BACCIU, L'Urbanistica di
Olbia in età romana, Tesi di Laurea, Università degli studi di Sassari –
Facoltà di Lettere e Filosofia – Corso di laurea in beni storico-artistici e
archeologici, Anno accademico 2007/2008 , relatore Gian Piero Pianu, pag. 29
[15] Anna DEPALMAS, Schede dei
monumenti, in Ottana Archeologia e territorio, Giuseppe TANDA (a cura di),
Stampato Studiostampa, Nuoro maggio 1990, pagg. 192-193
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