di Marcello Cabriolu
Ph: Durdica Bacciu
Ph: Durdica Bacciu
Il nuraghe, edificato in basalto e definito Arrubiu o Orrubiu per il colore rosso che assume, sorge al centro dell’altipiano di Pranemuru in prossimità di un antico guado sul Flumendosa.
L’edificio si compone di un mastio centrale A preceduto da un cortile B, di forma pentagonale. A racchiudere questo insieme si sviluppa un bastione pentagonale con cinque torri: C-D-E-F-G, raccordate da altrettante cortine rettilinee. Più all’esterno i ricercatori hanno individuato un antemurale costellato dalle torri H, I, L, M, N, O, P. Il lato meridionale vede poi un ulteriore corpo aggiunto costituito da quattro o cinque torri: Q, R, S, T, U. Si entra all’interno dell’antemurale dal lato ovest attraverso un ingresso a luce rettangolare, leggermente rialzato, quasi attaccato alla Torre H, e si accede al cortile X, di pianta arcuata, che abbraccia tutto il bastione dal fianco occidentale verso quello orientale, passando per il settentrione dove si aprono gli ingressi alle torri P, O, F. Il corridoio aperto nella massa muraria presenta due nicchie ogivali contrapposte.
Osservando il prospetto delle cortine ovest e nord del bastione possiamo notare che, composte da grandi macigni, le pareti sono costituite da filari ordinati e terminano in torri, C e G, dal paramento a nido d’ape con numerose feritoie. Possiamo notare che ancora numerosi conci e mensoloni, di basalto nero e violaceo e calcare bianco, occupano il terreno e sono addossati alle pareti da dove sono crollati e che in origine, quando stavano in cima al nuraghe, lo adornavano con colori differenti. Nel settore orientale del complesso il passaggio verso la parte meridionale è ostruito dalla tangenza del bastione con l’antemurale, e in questo punto una rampa di scale sale sul camminamento della cinta permettendo il collegamento con i cortili a sud. Il cortile Y, posto a sud-ovest nel complicato bastione dell’Arrubiu, non mostra aperture verso l’esterno e permette il passaggio tra il bastione e alcune torri dell’antemurale tra le quali la torre H, marginata internamente da un bancone sottostante quattordici feritoie. Tra le torri I ed L si apre una rampa di scale che sale verso la cima della muraglia e collega con il cortile attiguo. Il cortile K occupa tutto lo spazio sud-orientale compreso tra il bastione e l’antemurale, ma non si sa, per via dell’incompletezza dello scavo, se questo spazio fosse ulteriormente frazionato. Sempre in una porzione dello stesso cortile, denominata K1, stante tra il crollo delle torri D ed E del bastione, venne installato il laboratorio enologico n°2, funzionante tra il II sec. a.C. e il V sec. d.C., con due vasche in arenaria sovrapposte per la pigiatura dell’uva e la raccolta del mosto. Sono presenti anche basi e contrappesi di un torchio e bacili di vario tipo. Si accede al bastione attraverso un ingresso, fiancheggiato da due nicchie, con architrave e finestrella di scarico, aperto verso sud nel cortile K.
Si penetra invece nel cortile B per osservare, sulla destra, un sedile semicircolare che giunge sino all’ingresso del mastio e al pozzo, mentre sulla sinistra un altro bancone e un focolare gradonato. Al centro è sistemato un bacile in arenaria. Sopra il crollo che già occupava il cortile B – fronte all’ingresso al mastio -, in epoca più recente (II sec. a.C.) rispetto a quella di edificazione, venne installato il laboratorio enologico n°1 con vasca in calcare munita di canale-versatoio per la pigiatura. Un contrappeso, un torchio in basalto, numerosi bacili in arenaria di varie dimensioni e una lastra circolare usata come base per il focolare hanno completato il ritrovamento. Al momento ambedue i laboratori si trovano spostati e rimontati come in originale in un’area libera del complesso archeologico. Lo scavo del cortile ha mostrato una canalizzazione di drenaggio per le acque; nonchè l’ingresso alle torri C, D, E e quello al mastio A; un corridoio per il bastione; e una rampa che sale sulla cortina. La torre A si mostra modesta, tozza, panciuta e dotata di un piccolo architrave, mentre le torri secondarie sono più massicce e caratterizzate da conci possenti, come già riscontrato per i contesti di Santu Antine di Torralba, Losa di Abbasanta e Bruncu Su Nuraxi di Barumini. L’analisi del pozzo sistemato nel cortile ha mostrato un sifone per il drenaggio dei liquidi accumulati sotto la struttura, denotando la pianificazione volontaria di un sistema idraulico durante la fase costruttiva del complesso, già dal XIV sec. a.C.. Si entra nel mastio attraverso un ingresso con architrave e finestrella di scarico, si attraversa quindi un corridoio ogivale con nicchia (sempre ogivale) sulla destra e si giunge alla sala centrale coperta a tholos. Questa è marginata da tre nicchie disposte a croce e al centro vi compare un focolare con un vaso inserito. Oltre alla sala al pian terreno residuano la base e il diametro di quella al primo piano, che da misurazioni risulta fuori asse rispetto all’ambiente sottostante. Questo non solo fa supporre che, vista l’inesistenza di finestroni e altre vie d’accesso, ci fosse una scala murata nella tholos che portava dal piano terra al primo livello, ma anche che in origine la torre centrale fosse alta tra i 25 e i 30 mt. Tra i due piani, con accesso isolato rivolto a sudest, ricavato tra la cortina e il cortile, a circa 8 mt di altezza, si apre un mezzanino isolato con funzioni ancora sconosciute.
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