di Durdica Bacciu
Ph: Durdica Bacciu
Nel
comune di Vallermosa (CA), appena 600 mt a Est dal centro abitato
quasi sulla strada che conduce a Serramanna, sorge l’attuale chiesa
dedicata a Santa Maria di Monserrato1
edificata sulle rovine di un impianto termale.
L’edificio termale è
inquadrabile cronologicamente, secondo i conduttori dello scavo, tra
il II e il III sec. in base ai confronti con strutture analoghe
presenti in Sardegna. Lo scavo dell’area venne condotto in maniera
poco ortodossa negli anni ’60 e ripreso nel 2000 permise lo studio
della giusta cronologia edilizia e delle vicende caratterizzanti il
tempio cristiano. Forse sarà stato il IV sec. oppure forse attorno
al 595, quando il Papa Gregorio cercava di provvedere direttamente
all’evangelizzazione dei barbaricini attraverso la strutturazione
della Chiesa sarda, che, dalle rovine di una porzione del frigidarium
delle terme venne ricreata una vasca battesimale mentre dall’altra
porzione prese forma la chiesa paleocristiana dedicata a Santa Maria
di Paradiso2.
L’ecclesia
baptimales probabilmente
trova origine dalla fabbrica termale inserita in una villa tardo
romana o in un piccolo insediamento rurale forse per iniziativa di
qualche proprietario terriero intento a evangelizzare i propri
dipendenti.
L’opera di catechesi promossa appunto dal Papa Gregorio
prevedeva inviti specifici rivolti ai proprietari terrieri sardi
affinché si impegnassero nella diffusione del Cristianesimo3.
Lo sfruttamento di una vasca absidata, lo sfondamento di una parte di
parete sottostante ad una finestra centinata ed ecco impostata la
navata con ingresso contrapposto all’abside con l’impegno operaio
ridotto al minimo dato l’edificio preesistente.
Non è chiaro se
l’edificio termale fosse dotato di suspensure
per la circolazione di aria calda sotto il pavimento ma certamente il
piano di calpestio della chiesa paleocristiana doveva essere più
basso del pavimento termale, come appunto viene testimoniato dalla
soglia dell’ingresso. Le possenti murature residue, i pilastri e il
prospetto fanno ampiamente supporre che la chiesa paleocristiana
avesse, come l’impianto termale da cui origina, la volta a botte.
L’ingresso della chiesa venne dotato di un pavimento di piastrelle
in cotto (20X20) posate direttamente sul pavimento dell’apodyterium,
l’antico spogliatoio delle terme, e vennero sfruttate le pareti, in
particolare le nicchie laterali intonacate, per sistemare delle
figure da adorare.
All’interno dell’aula viene segnalato un
segmento di muro che, secondo chi ha condotto gli scavi, dovrebbe
essere una sorta di bancale, un sedile per accomodare i fedeli o
meglio il clero officiante, che giunge sino all’altare. La vasca
battesimale, ricavata dal frigidarium,
venne intonacata con malta idraulica chiamata cocciopesto dove alla
calce e alla sabbia vennero aggiunti frammenti di ceramica allo scopo
di impermeabilizzare l’ambiente. Non è ben chiara la successione
cronologica tra Tarda Antichità e Medioevo ma i presupposti
suggeriscono che l’impianto paleocristiano venne trascurato e quasi
abbandonato dato il rinvenimento di strutture quali forni o focolari
e ambienti per l’allevamento di animali.
La costruzione di un nuovo impianto ecclesiastico in epoca medievale, attorno al 1089, si può supporre per via delle informazioni che parlano dell’esistenza di una comunità monastica che ricevette in dono la chiesa dal sovrano di Kalari. Questo edificio probabilmente venne restaurato in età aragonese, come testimoniano le notizie relative a donazioni e ancora riadattato ai primi del ‘900 per essere inglobato nella chiesa che sopravvive tutt’ora.
2
M. CANEPA, F .FANARI, D. SALVI, Le terme romane e la chiesa di Santa
Maria di Paradiso a Vallermosa (CA)
3
Pier Giorgio SPANU, La cristianizzazione dell’ambiente rurale in
Sardegna, AA.VV ( a cura di) La Sardegna paleocristiana tra Eusebio
e Gregorio Magno, Atti del Convegno Nazionale di Studi, Cagliari
1999, pag. 486
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