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venerdì 14 ottobre 2016

La chiesa palatina di Santa Maria del Regno - Ardara

di Durdica Bacciu
Ph: D.Bacciu


durdica bacciu
I lavori di costruzione della chiesa, in orgine una cappella palatina adiacente al castello di Ardara, (costruiti da Giorgia, sorella di Gonario Comita, giudice di Torres e Arborea) presero inizio nell'XI secolo e si presume vennero conclusi in data 9 maggio 1107, come testimonia una epigrafe situata nell'abside, con la riconsacrazione dell'altare maggiore della chiesa. Per la sua costruzione venne scelto un poggio naturale e vennero impiegati elementi presenti nel territorio: il basalto bolloso e la trachite.

L'edificio si presenta orientato lungo l'asse est-ovest, con l'abside orientato verso il sole nascente e la facciata verso il tramonto. La chiesa si costituisce da una navata centrale con copertura lignea e due navatelle laterali con volta a crociera. Secondo gli studi accreditati, la navata centrale era riservata al clero per la liturgia, la navatella a destra per le donne e quella di sinistra per gli uomini e si suppone che in queste non si pregasse ma si mangiasse, bevesse e avvenisse la compravendita. La forma e la presenza di una sola abside, probabilemente, indicava la costruzione di questo edificio su uno più antico preesistente. Gli scavi condotti negli anni "70 hanno rivelato la presenza di alcune sepolture medievali disposte nell'asse ovest-est. Il rinvenimento di sculture confermano l'arcaicità del monumento relativo a chiese riconducibili all'anno Mille, come San Gavino di Porto Torres e San Simplicio di Olbia. Lo spazio interno è diviso da 8 coppie di colonne in trachite lisciata sormontate da capitelli e abachi. I pilastri cilindrici poggiano su dei plinti quadrati e vanno a sorreggere, tramite degli archi, i fianchi della navata centrale. 

durdica bacciu
Sui pilasti cilindrici sono stati posizionati dei dipinti murali votivi del 1600 opera di un pittore locale e raffigurano una processione di Apostoli, Dottori e Padri della chiesa latina, come per esempio: dall'abside a sx possiamo trovare Pietro con le sue chiavi, Andrea con la croce, Filippo con la croce e cosi via, mentre dall'abside a dx possiamo trovare: Gerolamo e il libro, Agostino con il libro, Simone con la sega, Tommaso con la lancia e cosi via. Le navatelle sono aperte nei lati lunghi da due portali ornati da lunetta. Nell'antichità il fianco destro o meridionale della chiesa era in prossimità di una pendenza, utilizzata come antico cimitero e soggetta al dilavamento delle piogge. Per questo motivo, la chiesa, è sempre stata soggetta a problemi strutturali che resero necessarie ristrutturazioni testimoniate nei secoli. La facciata si ripartisce in tre settori che ricalcano la divisione degli spazi interni. La facciata primitiva venne coinvolta nel crollo della navatella destra e quindi ,attorno al 1150 si rese necessario ricostruirla utilizzando conci di recupero, quali ad esempio, una meridiana posta sul fianco destro. Il prospetto è chiuso da due robuste paraste angolari e lo spazio interno è dimezzato da 4 lesene.
durdica bacciu
Una cornice orizzontale ci isola un timpano dove compare una finestra a croce sormontata da archetti pensili che seguono la copertura a doppio spiovente. Sottostante la cornice orizzontale, si apre una bifora in qui lo spazio mediano è dato da una colonnina spartiluce. La parte centrale del prospetto, compresa tra le due lesene, propone il modello ingresso-lunotto-bifora secondo quelli che erano i modelli dell'architettura lombarda. Il perimetro esterno è spartito da lesene prive di funzione statica, disposte regolarmente lungo i fianchi e l'abside, mentre i due portali laterali sono caratterizzati da lunette arretrate. Particolarità degli archetti pensili è quella di non avere figure umane o animali, elemento che riconferma l'arcaicità della decorazione. 

durdica bacciu
L'abside presenta un modello tipicamente toscano, di forma semicilindrica e si presenta più bassa rispetto alle navatelle, divisa in 5 specchi dalle lesene sormontate da capitelli e poggiate su basi modanate. Uno degli elementi che compongono l'arredo liturgico è il Retablo Maggiore, posizionato alle spalle dell'altare, con una superficie di 63 mq circa e si compone di 29 scene. Nel cartellino attaccato con la ceralacca, alla maniera fiamminga, appare il nome del pittore Giovanni Muru e nell'epigrafe possiamo trovare il nome del comitente Giovanni Cataholo, nonchè vederlo raffigurato in ginocchio presso il letto della Vergine morente. 
durdica bacciu
La datazione viene indicata come il 1468 con gli araldi della famiglia Villamari, mentre il cartellino indica che nel 1515 il dipinto viene ultimato. Ancora si ricorda il Retablo Minore, o della Madonna del latte, realizzato nella seconda metà del 1500 da un artista conosciuto come Maestro di Ozieri. Si compone di 24 scene e la più rappresentativa è la madonna che allatta al seno il Gesù bambino. Si narra che in questa chiesa vi fu sempolta la giudicessa Adelasia di Torres, in base ad un rinvenimento sepolcrale, non più ispezionabile, ma testimoniato da alcune vecchie fotografie. La forma descrivibile come "cassone litico" presentava un blocco poggiatesta verso occidente e privo di chiusino tombale. Sulle pareti interne esisteva un affresco raffigurante una figura femminile, ridotto in frantumi durante il tentativo di recupero. Ripetutamente violato e riutilizzato, non fu rinvenuta nessuna bara e lo scheletro scomparve, inducendo gli studiosi a dubitare che potesse accogliere le spoglie di un personaggio d'alto rango, ma la posizione di fronte all'altare maggiore era il luogo privilegiato riservato ai sovrani. Il Libellus Iudicum Turritanorum racconta che la giudicessa Adelasia fu tumulata in questo punto (dae nantis de su altare). 

Come arrivare
Si lascia la SS 131 allo svincolo per Ardara. Dopo pochi km si raggiunge il centro abitato. La chiesa di Santa Maria o Nostra Signora del Regno sorge in corrispondenza di uno degli ingressi del paese.  

 Bibliografia
V. Angius, "Ardara", in G. Casalis Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, I, Torino, G. Maspero, 1833, pp. 352-354;
G. Spano, "Ardara e sua chiesa, antica reggia dei giudici di Torres", in Bullettino Archeologico Sardo, VI, 1860, pp. 17-23;
D. Scano, Storia dell'Arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 111-121;
R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 106-109;
F. Tedde, Ardara capitale del giudicato di Torres, Cagliari, E.Gasperini, 1985;R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 213-224;  
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 93-101;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico-culturali, Cagliari, AV, 2005, pp. 40-41.
F. Poli, Ardara. La chiesa palatina di Santa Maria del Regno, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2015

martedì 15 marzo 2016

San Nicola di Trullas - Semestene

di Durdica Bacciu
Ph: Durdica Bacciu


La chiesa romanica di San Nicola di Trullas (XII sec. d.C.),
durdica bacciu
si colloca nel comune di Semestene, nella regione storica del Meilogu, a mezza costa lungo un versante della vallata solcata dal Rio sa Orta e dal sa Cariasa. L'ambiente si presenta geologicamente di origine vulcanica probabilmente generato dalle vicende eruttive che interessarono il Monte Benazzosu, e si presenta attorniato dai declivi dell'altopiano di Campeda e dal colle di San Simeone. La letteratura parla di una donazione da parte della nobile famiglia Athen di Pozzomaggiore ai monaci benedettini di Camaldoli i quali dopo il loro insediamento censirono il Condaghe di San Nicolò di Trullas riportando i bilanci economici e sociali del periodo.  Il prospetto si presenta diviso in due ordini
durdica bacciu
da una cornice sottile con un fregio a ovuli e gusci molto schematizzati. Il registro inferiore liscio e pulito viene arricchito dal portale architravato con arco di scarico a sesto rialzato e lunetta. La parte superiore invece presenta una decorazione a cinque arcate  a doppia ghiera poggiate su capitelli sormontanti delle semicolonne. La fiancata meridionale è divisa a metà da una lesena, ogni metà è decorata da archetti pensili sostenuti da mensole gradonate e in ogni metà vi si apre una monofora molto allungata e con un piccolo davanzale con cornice modenata. La trama degli archetti continua ancora nella parte posteriore dell'edicificio dove possiamo notare tre bacini ceramici, che insieme ai 4 della parte anteriore, decoravano l'intero edificio. Questi bacini sono esempi di ceramica policroma databile alla metà-fine dell'XI sec. d.C..
durdica bacciu
Degna di merito è la festa di San Nicola di Trullas che si svolge all'inizio del mese di agosto. Per l'occasione gli abitanti di Semestene raggiungono in processione la chiesetta campestre di san Nicola per portare in paese la statua del Santo e di lì ad una settimana prendono il via i festeggiamenti religiosi e civili. Conclusi i festeggiamenti si compie il tragitto inverso per riportare il simulacro del Santo nella chiesa romanica.
 



durdica bacciu

 Come arrivare:
 Semestene si trova a circa 50 km da Sassari. Percorrendo la SP 8 in direzione di Pozzomaggiore, dopo 2,5 km si individua sulla sinistra la chiesa romanica di San Nicola di Trullas.

Fonte:
A. Boscolo, La Sardegna bizantina e alto-giudicale, Sassari, Chiarella, 1978, pp. 93-94 
M. Rassu, Pozzomaggiore l'ambiente, la storia, l'arte, Cagliari, ItinerArte, 1999, p. 30 
R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 109–111.
D. Scano, Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari, Montorsi, 1907, pp. 121–124.
G. Deriu - S. Chessa, Semestene ed il suo territorio dal Basso Medioevo agli inizi dell'Epoca Contemporanea, Sassari, Edes, 2003, scheda "Truddas", pp. 129–59.
M. Rassu, Pozzomaggiore l'ambiente, la storia, l'arte, Cagliari, ItinerArte, 1999, p. 30.
G.Zanetti, I camaldonensi in Sardegna, Cagliari 1974



domenica 13 marzo 2016

Santa Maria di Paradiso - Vallermosa

di Durdica Bacciu
Ph: Durdica Bacciu 

Nel comune di Vallermosa (CA), appena 600 mt a Est dal centro abitato quasi sulla strada che conduce a Serramanna, sorge l’attuale chiesa dedicata a Santa Maria di Monserrato1 edificata sulle rovine di un impianto termale.

durdica bacciu
L’edificio termale è inquadrabile cronologicamente, secondo i conduttori dello scavo, tra il II e il III sec. in base ai confronti con strutture analoghe presenti in Sardegna. Lo scavo dell’area venne condotto in maniera poco ortodossa negli anni ’60 e ripreso nel 2000 permise lo studio della giusta cronologia edilizia e delle vicende caratterizzanti il tempio cristiano. Forse sarà stato il IV sec. oppure forse attorno al 595, quando il Papa Gregorio cercava di provvedere direttamente all’evangelizzazione dei barbaricini attraverso la strutturazione della Chiesa sarda, che, dalle rovine di una porzione del frigidarium delle terme venne ricreata una vasca battesimale mentre dall’altra porzione prese forma la chiesa paleocristiana dedicata a Santa Maria di Paradiso2. L’ecclesia baptimales probabilmente trova origine dalla fabbrica termale inserita in una villa tardo romana o in un piccolo insediamento rurale forse per iniziativa di qualche proprietario terriero intento a evangelizzare i propri dipendenti.

durdica bacciu

L’opera di catechesi promossa appunto dal Papa Gregorio prevedeva inviti specifici rivolti ai proprietari terrieri sardi affinché si impegnassero nella diffusione del Cristianesimo3. Lo sfruttamento di una vasca absidata, lo sfondamento di una parte di parete sottostante ad una finestra centinata ed ecco impostata la navata con ingresso contrapposto all’abside con l’impegno operaio ridotto al minimo dato l’edificio preesistente.

durdica bacciu

Non è chiaro se l’edificio termale fosse dotato di suspensure per la circolazione di aria calda sotto il pavimento ma certamente il piano di calpestio della chiesa paleocristiana doveva essere più basso del pavimento termale, come appunto viene testimoniato dalla soglia dell’ingresso. Le possenti murature residue, i pilastri e il prospetto fanno ampiamente supporre che la chiesa paleocristiana avesse, come l’impianto termale da cui origina, la volta a botte. L’ingresso della chiesa venne dotato di un pavimento di piastrelle in cotto (20X20) posate direttamente sul pavimento dell’apodyterium, l’antico spogliatoio delle terme, e vennero sfruttate le pareti, in particolare le nicchie laterali intonacate, per sistemare delle figure da adorare.

durdica bacciu All’interno dell’aula viene segnalato un segmento di muro che, secondo chi ha condotto gli scavi, dovrebbe essere una sorta di bancale, un sedile per accomodare i fedeli o meglio il clero officiante, che giunge sino all’altare. La vasca battesimale, ricavata dal frigidarium, venne intonacata con malta idraulica chiamata cocciopesto dove alla calce e alla sabbia vennero aggiunti frammenti di ceramica allo scopo di impermeabilizzare l’ambiente. Non è ben chiara la successione cronologica tra Tarda Antichità e Medioevo ma i presupposti suggeriscono che l’impianto paleocristiano venne trascurato e quasi abbandonato dato il rinvenimento di strutture quali forni o focolari e ambienti per l’allevamento di animali.

durdica bacciu
 


La costruzione di un nuovo impianto ecclesiastico in epoca medievale, attorno al 1089, si può supporre per via delle informazioni che parlano dell’esistenza di una comunità monastica che ricevette in dono la chiesa dal sovrano di Kalari. Questo edificio probabilmente venne restaurato in età aragonese, come testimoniano le notizie relative a donazioni e ancora riadattato ai primi del ‘900 per essere inglobato nella chiesa che sopravvive tutt’ora.





1 http://www.santuaricristiani.iccd.beniculturali.it/Common/dettaglio.aspx?idsantuario=1317
2 M. CANEPA, F .FANARI, D. SALVI, Le terme romane e la chiesa di Santa Maria di Paradiso a Vallermosa (CA)
3 Pier Giorgio SPANU, La cristianizzazione dell’ambiente rurale in Sardegna, AA.VV ( a cura di) La Sardegna paleocristiana tra Eusebio e Gregorio Magno, Atti del Convegno Nazionale di Studi, Cagliari 1999, pag. 486