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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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mercoledì 16 ottobre 2019

Santuario di Nostra Signora di Tergu – Tergu



Santuario di Nostra Signora di Tergu – Tergu

 di Durdica Bacciu
Ph D.Bacciu


Il Santuario di Nostra Signora di Tergu, già Sancta Maria de Therco, viene fondato dai frati benedettino di Montecassino (e figura al primo posto fra le filiazioni sarde celebrate nelle porte bronzee di Montecassino: IN SARDINIA/S(AN)C(T)A MARIA IN/THERCO CUM/PERTINENTIIS SUIS) sotto il governo del Giudice Mariano I De Lacon-Gunale ( testimonianza citata nel Libellus judicum turritanorum  - Cronaca in volgare logudorese del sec. XIII). Il complesso monastico rappresenta al meglio l’architettura romanica con segni di maestranze pisane e lombarde. Non si hanno notizie certe sulla data della sua consacrazione ma gli studi propendono per la data del 1117, come narrato nello PseudoCondaghe di Tergu, altrettanto non si hanno notizie certe neanche sull’edificazione dell’annesso monastero che non era più in funzione già nel 1300. La testimonianza di cio ci viene dall’assemblea voluta da Pietro IV d'Aragona nel 1355, dove non compare nessun rappresentante del monastero, mentre sono presenti quelli dei Vallombrosani, dei Cistercensi, dei Camaldolesi e degli Ospedalieri gerosolimitani. Nel 1444 i beni di Santa Maria di Tergu vengono aggregati alla mensa arcivescovile turritana. Più tardi, nel 1503, Giulio II, con bolla del 26 novembre, univa l'abbazia al vescovado di Ampurias, trasferito allora nella nuova sede di Castel Aragonese (Castelsardo). Tracce del complesso monastico sono perfettamente riconoscibili tutt'attorno attraverso gli scavi archeologici svolti nel 1959, che permettono ancora oggi, di ricostruirne la pianta con il refettorio dei monaci e dei conversi, la cucina, il chiostro, i magazzini e il profondo pozzo.
Sardegnaturismo.it
Nata probabilmente ad unica navata con abside semicircolare e copertura lignea (1065-1082), la chiesa mostra di aver subìto nel tempo varie aggiunte e rifacimenti. Due frammenti di iscrizione recano la notizia di lavori edili condotti nel monastero e nella facciata che, probabilmente, venne ricostruita tra il 1150 e il 1200.  In seguito furono edificate due cappelle laterali ai lati del presbiterio, a formare un transetto. Più tardi, probabilmente nel 1664 come attesta una epigrafe, si sostituì l'abside romanica con un'altra rettangolare con la volta a botte con cornice decorata a dentelli.  L’intera fabbrica si presenta in rossa trachite ad eccezione di alcuni elementi decorativi della facciata, quali le ghiere degli archi, i capitelli delle paraste angolari e le colonnine con annessi capitelli del secondo ordine (tutti in calcare bianco). Tutto il corpo presenta uno zoccolo a scarpa, viene scandito da lesene e, sopra le lesene, un coronamento ad archetti. Le porte laterali si presentano architravate e sovrastate da un lunotto a sesto rialzato.
La facciata priva del frontone, di cui restano soltanto le basi di due colonnine, è divisa in due ordini tramite una cornice marcapiano in calcare bianco con un fregio ad ovoli classici, foglie d’acqua e caulicoli. L’ordine inferiore è mosso da tre arcate scolpite in calcare bianco sorrette da due colonnine e parastre laterali, mentre quello superiore è decorato con cinque arcate bianche intercalate centralmente da quattro colonine in calcare bianco, due lisce e due tortili mentre lateralmente terminano con due lesene. Sotto ogni arco è presente una formella con motivi geometrici e sopra ogni incroco d’archi si posizionano altrettante quattro formelle. Tutta la scena sovrasta l’oculo centrale a quattro lobi. L’ingresso si presenta gradonato. Addossato al settore settentrionale del transetto si presente la colonna campanaria con una pianta quadrilatera.
Vicino all’ingresso principale, nel lato destro della navata, è visibile un’antica iscrizione, ormai quasi illeggibile che recita:  
A. EGRILIVS A. F.
PLARIANVS
DECVRIAL. SCR. CER. ET
CL. TIFHERMIONE
FECERVNT
CL. TIF. IRENAE
LIB. LIBERTABVS. POSRISQ. EORVM

Il cippo testionia la presenza di un sepolcro famigliare eretto da Aulo Egrilio, figlio di Aulo Plauriano, e da Claudio Tifermione a Claudia Tifermione Irene, e ai liberti, liberte e loro posteri.


Bibliografia: 

- R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953
- M. Botteri, Guida alle chiese medievali della Sardegna, Sassari, Chiarella, 1978
- R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989
- R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300Nuoro, Ilisso, 1993
- G. Dore, Tergu (SS), S. Maria di Tergu, La decorazione architettonica, Milano, 1994

- Salvatore Chessa, L'insediamento umano medioevale nella curatoria di Montes (Comuni di Osilo e Tergu), Sassari, Magnum, 2002
- R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005

 

venerdì 2 novembre 2018

Museum Civitatense - Basilica di San Simplicio di Olbia



Vieni alla scoperta della Basilica più antica di tutta la Gallura!

TICKETS

4 € intero;
3 € con presentazione del coupon convenzionato*;
3 € studenti universitari**;
2 € gruppi a partire da 15 persone;
2 € ragazzi 6-14 anni (scuola dell'obbligo);
Gratis bambini fino ai 6 anni e diversamente abili;
 
Per info  3456328150 - museumcivitatense@gmail.com

sabato 17 settembre 2016

ArcheOlbia - Sant'Antioco di Bisarcio (Ozieri)

di Marcello Cabriolu
Ph D.Bacciu
durdica bacciu
Isolata su una collina in mezzo alle campagne, a ridosso di uno strapiombo roccioso, in agro di Ozieri, sorge la monumentale chiesa dedicata a Sant'Antioco di Bisarcio. Eretta in tre momenti differenti a partire da prima del 1090 fino al 1190, e ricostruita nel XII sec. in seguito ad un incendio, fu cattedrale della Diocesi di Bisarchium, quindi sede vescovile, dall'XI sec. fino al 1503.
durdica bacciu
Una delle cose che la rendono unica, rispetto a tutte le altre chiese sarde, è il fatto che il portico, antistante la facciata, si sviluppa su due livelli. Il livello inferiore del prospetto si presenta tripartito da due archi laterali bisomi - uno dei quali tamponato – e da uno centrale che immette al nartece. Piccole facce accompagnate da foglie sono disposte all'imposta delle tre arcate, mentre due oculi, uno pieno a ruota e l'altro dentellato, decorano le lunette.
Fino a qualche decennio fa ambedue le bifore del prospetto erano tamponate, mentre successivamente si è deciso di ripristinare quella di destra, e di caratterizzarla con un leone con collare e dal muso rovinato, che sorregge la colonna a decorazione spiraleggiante. Una scena di vita agreste e di aratura si sussegue sulla parte superiore dell'arco centrale con bovini e altri animali, mentre la parte inferiore è caratterizzata da un alternarsi di motivi floreali, coppe e serpenti.
durdica bacciu
La chiave di volta è occupata da una piccola croce ansata. L'arco sinistro del prospetto appare decorato da un'assemblea di 15 personaggi presieduta da due angeli alati che occupano il centro della scena. 4 bacini ceramici con decorazioni di soli, tutti differenti, si intervallano ordinatamente ad ogni arco. Il timpano presenta la facciata piena se non per la presenza di una finestra arcuata e della parte destra abbellita da quattro archi gotici le cui mensole d'appoggio sono decorate da facce. Una risiega sovrasta i quattro archi gotici, sormontata da due piccole colonne decorate con capitelli. Una figura femminile a mani giunte sovrasta la scena nell'apice del timpano.
durdica bacciu
Sulla parte destra della facciata residua ancora l'ammorsatura di giunzione con una struttura prossima alla chiesa. Il portico si mostra coperto da 6 volte a crociera divise da arcate poggiate sia sul perimetro esterno che su due pilastri centrali di sezione cruciforme. Si raggiunge il piano superiore del portico, composto da tre ambienti voltati a botte, attraverso una scala ricavata nella massa muraria.
durdica bacciu
Il primo ambiente, terminata la scala, è caratterizzato dalla presenza, nel restrospetto, di una nicchia arrotondata sormontata da una cappa a foggia di mitra vescovile, la postazione congeniale per l'autorità religiosa che presiedeva l'assemblea del clero. Questo primo ambiente è caratterizzato dalla presenza di una risega o sedile, murato alla parete lunga, elemento questo che sottolinea il carattere di luogo destinato ad assemblea o udienze con l'autorità reggente la Chiesa, già segnalato precedentemente. La parte profonda di tale ambiente, corrispondente al prospetto originario della Cattedrale, mostra il residuo dell'antico timpano, con l'incavo per un bacino ceramico dove venne ricavata, in alto, una lunga e sottile monofora, aperta ai quadranti del sole nascente, il cui fascio di luce, secondo probabilmente uno schema predeterminato, raggiungeva lo spazio occupato dalla nicchia sormontata dalla mitra.
durdica bacciu
Numerose incisioni, antiche e recenti, sono state riprodotte nelle pareti di questo ambiente: il motivo più ricorrente è quello della forma di un “piede”, simbolo dei pellegrini, ma si riconoscono anche motivi floreali accompagnati da spirali e numerose iniziali e nomi estesi di pellegrini o semplici visitatori, transitati negli ambienti durante i decenni.
durdica bacciu
La parte profonda della camera centrale è costituita dall'antico prospetto della chiesa diviso in due registri. Il registro inferiore si mostra tripartito da tre archi le cui imposte poggiano su due lesene. Sottostanti agli archi esterni residuano modanature cieche romboidali, mentre le due lesene incorniciano un'elegante bifora, sistemata sotto l'arco centrale e aperta sull'aula. Il registro superiore si mostra sgombero ad eccezione di una modanatura a croce greca aperta anch'essa sull'aula e di un incavo per un bacino ceramico aperto all'esterno, allo scopo di dare luce all'ambiente. Sotto questa scena venne sistemato un altare e sulla parete settentrionale venne incisa, in lettere gotiche, l'epigrafe-dedicazionale.
durdica bacciu
L'aula si presenta costituita da tre navate: la centrale coperta a doppio spiovente in legno e le laterali, più basse, coperte con 7 volte a crociera ciascuna. L'impianto interno è scandito da arcate impostate su 5 coppie di colonne poste lungo l'asse longitudinale dell'edificio e 1 coppia di pilastri a sezione cruciforme a riprendere il motivo tripartito visibile all'esterno. Le colonne presentano dei capitelli con decoro vegetale mentre uno dei pilastri mostra una cornice con una figura umana.
Il presbiterio,  elevato di qualche gradino, conduce all'abside dotato di una monofora con doppio strombo e centina  semicircolare.


Basilica S. Antioco di BisarcioDal martedì alla domenica:  9.30 - 13.00  /  15.00 - 19.00 - chiuso il lunedì

 
Orario Invernale
Basilica S. Antioco di BisarcioDal martedì alla domenica: 10.00 - 13.00  / 14.00 - 17.00 - chiuso il lunedì

  Per Informazioni:
Istituzione San Michele - Tel. 079781236 - 079787638 - promozione.istituzione@comune.ozieri.ss.itsegreteria.istituzione@comune.ozieri.ss.it

Bibliografia: 
Roberto Coroneo, Salvatore Naitza; Donatello Tore, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, Nuoro, Ilisso, 1993
Raffaello Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, ISBN non esistente. 
Francesco Amadu, Giuseppe Meloni, La Diocesi medioevale di Bisarcio, Sassari, Carlo Delfino editore, 2003
Franco Laner, Anna Pala, Sant´Antioco di Bisarcio, chiesa ex cattedrale nel campo di Ozieri, Mestre, Adrastea, 2003


venerdì 2 settembre 2016

Basilica minore di San Simplicio - Olbia



di Durdica Bacciu
PH D.Bacciu 
Video ArcheOlbia: https://www.youtube.com/watch?v=Uub864YdhAE

durdica bacciu
La Basilica minore di San Simplicio è posta nel centro urbano di Olbia e si raggiunge facilmente percorrendo Corso Umberto sino alla stazione ferroviaria e svoltando a destra nella via San Simplicio dove si alza maestosa.

Oggi si suppone che la fondazione della chiesa sia avvenuta tra il 1113 e il 1140, come riportano i documenti, in una zona definita anticamente come il cimitero di San Simplicio. L’area infatti era costituita da una mezza collina con numerose sepolture terranee che andavano dalla fase fenicia (750 a.C ) sino all’Alto Medio Evo dove ancora sorgeva un tempio di Epoca Imperiale dedicato a Cerere. Proprio sulle rovine di questa struttura venne impiantata dai pisani una fornace per la calce e, impiegando il granito  locale, venne eretta la chiesa.
durdica bacciu
In origine la struttura era composta da grossi blocchi di granito impostati a creare un’aula con tre navate, che avrebbero contrapposto due grandi absidi come a San Gavino di Portotorres, chiuse nella parte superiore con volta a botte nelle navatelle e il tetto in legno nella navata centrale.

durdica bacciu
Ma probabilmente un problema strutturale e un cedimento nella volta della navata settentrionale spinse le manovalanze a impiegare mattoni in cotto per rifare la volta e chiudere la copertura. Proprio in questa fase vennero completati i muri della navata centrale e rinunciando all’abside orientata ad Est, venne realizzata la facciata.
durdica bacciu
La basilica misura 33 mt X 13 mt e ed è alta circa 12 mt, lo spazio interno è diviso appunto in due navatelle e una  navata centrale più alta, come appunto riporta lo schema della facciata, e ancora lo spazio tra le navate è diviso tra tre coppie di colonne alternate a tre coppie di pilastri quadrangolari. I capitelli che ornano le colonne mostrano delle decorazioni animali e umane che, insieme a elementi decorativi esterni, richiamano l’arte toscana e lombarda dell’epoca. L’abside in origine era affrescato così come la parte destra dove ora si colloca l’organo. L’esterno della chiesa è caratterizzato da una “scarpa” lungo tutto il perimetro che si interrompe regolarmente alla base delle lesene. Degno di nota sul lato meridionale un cippo di epoca romana che fa da base alla prima lesena.
durdica bacciu
Nell’abside, orientato ad occidente, si apre centralmente una monofora a prendere luce e illuminare la chiesa al tramonto mentre la facciata, orientata a Est, si mostra divisa in tre settori. La facciata mostra, nella parte centrale, un ingresso architravato e coronato da un arco a sesto rialzato e ancora più in alto si apre una grande trifora divisa da due pilastrini.


La parte più elevata della facciata è decorata con un rombo di quattro catini e una riga di altri quattro che probabilmente in antichità erano colmati da maioliche. I settori destro e sinistro sono decorati da alcune formelle in marmo bianco ma l’elemento di spicco è un lastra marmorea di probabile stile longobardo con scolpita una figura umana e due animali. Infine nel settore in basso a sinistra spuntano dalla facciata un mensolone intero e uno spezzato sui quali si ipotizza potesse poggiare un sarcofago, come nella chiesa di San Pantaleo di Dolianova oppure l’architrave proveniente dall’antico tempio di Cerere ora situato a Pisa.
La Cattedrale di San Pantaleo in Dolianova


G. Spano, "Antica città di Olbia, e sua cattedrale", in Bullettino Archeologico Sardo, VI, 1860, pp. 145-149, 173-174;
D. Scano, Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 124-128;
R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 92-95;
R. Serra, La Sardegna, collana "Italia Romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 322-329;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 14;
A. Pistuddi, "La chiesa di San Simplicio ad Olbia (SS): contributo allo studio dei capitelli", in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari, n.s. XXI (vol. LVIII) - 2003, Cagliari, 2004, pp. 155-173;
R. Coroneo-R. Serra, Sardegna preromanica e romanica, collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, Jaca Book, 2004, pp. 111-122;
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 65. 
 
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