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sabato 17 settembre 2016

ArcheOlbia - Sant'Antioco di Bisarcio (Ozieri)

di Marcello Cabriolu
Ph D.Bacciu
durdica bacciu
Isolata su una collina in mezzo alle campagne, a ridosso di uno strapiombo roccioso, in agro di Ozieri, sorge la monumentale chiesa dedicata a Sant'Antioco di Bisarcio. Eretta in tre momenti differenti a partire da prima del 1090 fino al 1190, e ricostruita nel XII sec. in seguito ad un incendio, fu cattedrale della Diocesi di Bisarchium, quindi sede vescovile, dall'XI sec. fino al 1503.
durdica bacciu
Una delle cose che la rendono unica, rispetto a tutte le altre chiese sarde, è il fatto che il portico, antistante la facciata, si sviluppa su due livelli. Il livello inferiore del prospetto si presenta tripartito da due archi laterali bisomi - uno dei quali tamponato – e da uno centrale che immette al nartece. Piccole facce accompagnate da foglie sono disposte all'imposta delle tre arcate, mentre due oculi, uno pieno a ruota e l'altro dentellato, decorano le lunette.
Fino a qualche decennio fa ambedue le bifore del prospetto erano tamponate, mentre successivamente si è deciso di ripristinare quella di destra, e di caratterizzarla con un leone con collare e dal muso rovinato, che sorregge la colonna a decorazione spiraleggiante. Una scena di vita agreste e di aratura si sussegue sulla parte superiore dell'arco centrale con bovini e altri animali, mentre la parte inferiore è caratterizzata da un alternarsi di motivi floreali, coppe e serpenti.
durdica bacciu
La chiave di volta è occupata da una piccola croce ansata. L'arco sinistro del prospetto appare decorato da un'assemblea di 15 personaggi presieduta da due angeli alati che occupano il centro della scena. 4 bacini ceramici con decorazioni di soli, tutti differenti, si intervallano ordinatamente ad ogni arco. Il timpano presenta la facciata piena se non per la presenza di una finestra arcuata e della parte destra abbellita da quattro archi gotici le cui mensole d'appoggio sono decorate da facce. Una risiega sovrasta i quattro archi gotici, sormontata da due piccole colonne decorate con capitelli. Una figura femminile a mani giunte sovrasta la scena nell'apice del timpano.
durdica bacciu
Sulla parte destra della facciata residua ancora l'ammorsatura di giunzione con una struttura prossima alla chiesa. Il portico si mostra coperto da 6 volte a crociera divise da arcate poggiate sia sul perimetro esterno che su due pilastri centrali di sezione cruciforme. Si raggiunge il piano superiore del portico, composto da tre ambienti voltati a botte, attraverso una scala ricavata nella massa muraria.
durdica bacciu
Il primo ambiente, terminata la scala, è caratterizzato dalla presenza, nel restrospetto, di una nicchia arrotondata sormontata da una cappa a foggia di mitra vescovile, la postazione congeniale per l'autorità religiosa che presiedeva l'assemblea del clero. Questo primo ambiente è caratterizzato dalla presenza di una risega o sedile, murato alla parete lunga, elemento questo che sottolinea il carattere di luogo destinato ad assemblea o udienze con l'autorità reggente la Chiesa, già segnalato precedentemente. La parte profonda di tale ambiente, corrispondente al prospetto originario della Cattedrale, mostra il residuo dell'antico timpano, con l'incavo per un bacino ceramico dove venne ricavata, in alto, una lunga e sottile monofora, aperta ai quadranti del sole nascente, il cui fascio di luce, secondo probabilmente uno schema predeterminato, raggiungeva lo spazio occupato dalla nicchia sormontata dalla mitra.
durdica bacciu
Numerose incisioni, antiche e recenti, sono state riprodotte nelle pareti di questo ambiente: il motivo più ricorrente è quello della forma di un “piede”, simbolo dei pellegrini, ma si riconoscono anche motivi floreali accompagnati da spirali e numerose iniziali e nomi estesi di pellegrini o semplici visitatori, transitati negli ambienti durante i decenni.
durdica bacciu
La parte profonda della camera centrale è costituita dall'antico prospetto della chiesa diviso in due registri. Il registro inferiore si mostra tripartito da tre archi le cui imposte poggiano su due lesene. Sottostanti agli archi esterni residuano modanature cieche romboidali, mentre le due lesene incorniciano un'elegante bifora, sistemata sotto l'arco centrale e aperta sull'aula. Il registro superiore si mostra sgombero ad eccezione di una modanatura a croce greca aperta anch'essa sull'aula e di un incavo per un bacino ceramico aperto all'esterno, allo scopo di dare luce all'ambiente. Sotto questa scena venne sistemato un altare e sulla parete settentrionale venne incisa, in lettere gotiche, l'epigrafe-dedicazionale.
durdica bacciu
L'aula si presenta costituita da tre navate: la centrale coperta a doppio spiovente in legno e le laterali, più basse, coperte con 7 volte a crociera ciascuna. L'impianto interno è scandito da arcate impostate su 5 coppie di colonne poste lungo l'asse longitudinale dell'edificio e 1 coppia di pilastri a sezione cruciforme a riprendere il motivo tripartito visibile all'esterno. Le colonne presentano dei capitelli con decoro vegetale mentre uno dei pilastri mostra una cornice con una figura umana.
Il presbiterio,  elevato di qualche gradino, conduce all'abside dotato di una monofora con doppio strombo e centina  semicircolare.


Basilica S. Antioco di BisarcioDal martedì alla domenica:  9.30 - 13.00  /  15.00 - 19.00 - chiuso il lunedì

 
Orario Invernale
Basilica S. Antioco di BisarcioDal martedì alla domenica: 10.00 - 13.00  / 14.00 - 17.00 - chiuso il lunedì

  Per Informazioni:
Istituzione San Michele - Tel. 079781236 - 079787638 - promozione.istituzione@comune.ozieri.ss.itsegreteria.istituzione@comune.ozieri.ss.it

Bibliografia: 
Roberto Coroneo, Salvatore Naitza; Donatello Tore, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, Nuoro, Ilisso, 1993
Raffaello Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, ISBN non esistente. 
Francesco Amadu, Giuseppe Meloni, La Diocesi medioevale di Bisarcio, Sassari, Carlo Delfino editore, 2003
Franco Laner, Anna Pala, Sant´Antioco di Bisarcio, chiesa ex cattedrale nel campo di Ozieri, Mestre, Adrastea, 2003


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