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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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domenica 16 agosto 2020

San Simplicio in Olbia: l'indagine attraverso la lettura delle strutture murarie

 

San Simplicio in Olbia: l'indagine attraverso la lettura delle strutture murarie

2020, VI CICLO DI STUDI MEDIEVALI, Atti del Convegno, Firenze 8-9 Giugno 2020, a cura del Gruppo di Ricerca NUME, Lesmo (MB) 2020

di Durdica Bacciu (1) e Marcello Cabriolu (2)

Lo studio individua un edificio sviluppato in tre fasi tra la seconda metà dell’XI secolo, relativo all'impianto, e il 1110- 1120, data del presunto completamento. La chiesa, con tradizionale pianta basilicale, si presenta suddivisa in tre navate da coppie di colonne, di epoca romana con capitelli decorati a protomi umane e animale, databili all'epoca longobarda, alternate a coppie di pilastri. La chiesa si sviluppa lungo l’asse WNW-ESE, con abside orientata, sull'apice di una collina che ospita un’ampia necropoli attiva sin dall'epoca repubblicana. Lo studio archeologico dell’architettura e la raccolta di dati, attraverso la misurazione delle superfici e degli alzati, ha permesso l’individuazione di diversi blocchi e delle diverse fasi costruttive. La basilica romanico-pisana non è un punto di arrivo ma di partenza: lo studio delle unità di misura, i fenomeni culturali alla base della costruzione e quelli caratterizzanti l’ampliamento, l’insieme degli errori creatisi in fase costruttiva, gli affreschi, la formella longobarda e gli arredi ecclesiastici, costituiscono tanti argomenti per un nuovo approccio multidisciplinare e un nuovo inquadramento cronologico. 


La costruzione di una chiesa è subordinata a diversi fattori: culto, analisi ideologica della committenza laica o ecclesiastica che sia, eventuale interpretazione delle esigenze in base alla liturgia, alla funzione o anche al desiderio di autocelebrazione del rango di chi ha finanziato l’opera. Nella costruzione subentrano in gioco altri fattori quali la cultura di chi individua il luogo del culto (laici, presbiteri) o la rappresentazione simbolica che questo luogo ha avuto nella memoria popolare, oltre chiaramente l’eventuale presenza di maestranze capaci di interpretare le esigenze della committenza e la possibilità di accedere a materiali edili. Tutti questi fattori non incidono nell'edificio unicamente nel momento iniziale di progettazione ma probabilmente sono stati caratterizzanti delle fasi di trasformazione culturali lungo tutto il corso del tempo che ha visto San Simplicio, nel caso analizzato, frequentata o abbandonata e riusata sino ai nostri giorni. Misurare completamente la Basilica, confrontando misure e valori, ha facilitato l’individuazione e il riconoscimento di 5 fasi costruttive, a discapito delle 3 sino ad ora evidenziate. In origine si individua un edificio trinavato, più corto e più basso e con la copertura in legno. La seconda fase vede la creazione delle volte a botte nelle navatelle, mentre la terza fase vedrebbe l’elevazione della copertura. La quarta fase vede l’allungamento dell’aula di due coppie di arcate con lo spostamento della facciata all'ultima coppia di pilastri. La quinta fase vede la predisposizione di una torre campanaria con l’ulteriore spostamento della facciata nella posizione attuale accorpando la nuova costruzione.

Articolo completo su:
VI CICLO DI STUDI MEDIEVALI, Atti del Convegno, Firenze 8-9 Giugno 2020, a cura del Gruppo di Ricerca NUME, Lesmo (MB) 2020
https://www.youtube.com/watch?v=AsEn_2j-ek8 (Canale NUME)

Bibliografia:
1 Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici Nesiotikà – Consorzio UNO, durdicabacciu82@gmail.com
2 Dipartimento di Storia, scienze dell’Uomo e della Formazione, Università di Sassari, macabriolu@gmail.com
Misurazione laser con portata 200 m, errore 1mm/200m. Si ringraziano l’Architetto Isoni, il Geometra Mancini e non per ultimo l’Ingegnere Sini per il notevole supporto prestato e l’opera di digitalizzazione dei dati. Un profondo ringraziamento vada alla Prof.ssa Paola Mameli dell’Università di Sassari in modo particolare per aver fornito un supporto scientifico in questa ricerca e per la sua ampia disponibilità ogni qualvolta si manifestasse un dubbio o una problematica. 

R. Francovich, G. Bianchi, L’archeologia dell’elevato come archeologia, in Arqueologia de la Arquitectura I, 2002, pp. 101-111.
G.P. Brogiolo, A. Cagnana, Archeologia dell’architettura metodi e interpretazioni, Sesto Fiorentino 2017, p. 30.
 S. Gelichi, Introduzione all’archeologia medievale, Roma 2003, p. 101
 G. Nardelli, P. Mameli, G.P. Cherchi, La chiesa di San Simplicio di Olbia cit., p. 591.
G. Bianchi, L’analisi dell’evoluzione di un sapere tecnico per una rinnovata interpretazione dell’assetto abitativo e delle strutture edilizie del villaggio fortificato di Rocca San Silvestro, in E. Boldrini, R. Francovich (a cura di), Acculturazione e mutamenti. Prospettive nell’archeologia medievale del Mediterraneo, Siena Montelupo 1993, Firenze 1995, pp. 361-396.
 G. Bianchi, Trasmissione dei saperi tecnici e analisi dei procedimenti costruttivi di età medievale, in Archeologia dell’architettura, I, 1996, pp. 53-64; S. Gelichi., Introduzione all’archeologia medievale cit., p. 105, fig. 3.8 – tipo II – pietre con tracce di subbia per la rifinitura superficiale e di scalpello nel “nastrino”.
 G.P. Brogiolo, G. Cagnana, Archeologia dell’architettura metodi e interpretazioni cit., 2017, pp. 52-54.
 R. Francovich, G. Bianchi, L’archeologia dell’elevato come archeologia cit., p. 103.


lunedì 20 aprile 2020

Basilica Minore di San Simplicio 3D - 3D Tour Virtuale



Basilica di San Simplicio - fonte Museum Civitatense



La Basilica minore di San Simplicio è posta sulla sommità di una collina di fronte alla stazione ferroviaria di Olbia. Si raggiunge facilmente percorrendo completamente il Corso Umberto sino all’attraversamento ferroviario e svoltando a destra nella via San Simplicio dove si erge maestosa. A tutt’oggi non si è in possesso di un documento ufficiale che ne attesti la data esatta di costruzione ma si suppone che la fondazione della chiesa sia avvenuta tra la fine dell’anno 1000 e i primi decenni del 1100 nella zona definita anticamente come il cimiterio Sancti Simplicii. L’area infatti si sviluppa su una mezza collina, presenta numerose sepolture e alcuni pozzi che abbracciano un arco di tempo che va dall’età orientalizzante (700 a.C circa) sino all’Alto Medio Evo. Il primo edificio documentato sembrerebbe essere un tempio di Epoca romana dedicato a Cerere o Demetra legato alla figura di Acte, l’amante dell’imperatore Nerone. Probabilmente dalle rovine di questo tempio e dall’uso dei blocchi squadrati dell’antica cinta muraria, i costruttori, utilizzando una fornace per la calce idraulica, costruirono la chiesa originaria. La prima costruzione doveva essere composta da grossi blocchi di granito impostati a creare un’aula con tre navate coperte da capriate lignee. Forse per un problema strutturale o di un cedimento nella volta della navatella settentrionale, i costruttori impiegarono dei laterizi per rifare la copertura e sopraelevare la chiesa.
Trifora della Basilica - fonte Museum Civitatense
Diversi studi sinora sembrano concordi nell’ipotizzare che la prima chiesa fosse più piccola rispetto all’attuale basilica e che fosse compresa tra l’abside e la seconda coppia di pilastri interni. Gli stessi studiosi concordano sul fatto che, tra l’allungamento della chiesa e l’attuale facciata, gli operai abbiano concluso i lavori entro la fine del 1100. La basilica misura 33 mt X 13 mt e ed è alta circa 12 mt, lo spazio interno è diviso appunto in due navatelle e una  navata centrale più alta, come si nota osservando la facciata. Lo spazio tra le navate è diviso tra tre coppie di colonne alternate a tre coppie di pilastri quadrangolari. I capitelli sopra le colonne mostrano delle decorazioni classiche, animali e umane che, insieme alle decorazioni esterne, richiamano l’arte toscana e lombarda dell’epoca. L’abside in origine era affrescato così come la parte destra dove ora si colloca l’organo. L’esterno della chiesa è caratterizzato da uno “zoccolo” lungo tutto il perimetro che si interrompe regolarmente alla base delle lesene. Nel lato meridionale si nota la presenza di due cippi di epoca romana che fanno da base alla prima e alla seconda lesena. Nell’abside, orientato ad occidente, si apre centralmente una monofora a illuminare la chiesa al tramonto mentre la facciata, orientata a Est, si mostra divisa in tre settori. La parte centrale della facciata, mostra un ingresso coronato da un arco a sesto rialzato e ancora più in alto si apre una grande trifora divisa da due pilastrini.
Capitello - fonte Museum Civitatense
La parte più elevata della facciata è decorata con un rombo di quattro catini e una riga di altri quattro i quali, probabilmente in antichità, erano colmati da maioliche. I settori destro e sinistro sono decorati da alcune formelle in marmo bianco ma l’elemento di spicco è un lastra di marmo probabilmente di stile longobardo con scolpita una figura umana e due animali. Infine nel settore in basso a sinistra spuntano dalla facciata un mensolone intero e uno spezzato sui quali si ipotizza potesse poggiare un sarcofago, come nella chiesa di San Pantaleo di Dolianova oppure l’architrave proveniente dall’antico tempio di Cerere ora situato a Pisa. Nel fianco lungo posto a sud, si apre un ingresso che anticamente era utilizzato come porta Santa. Il ruolo principale della Basilica riguarda il culto degli antichi Martiri: Simplicio, Fiorenzo, Rosola e Diocleziano, probabilmente tra i primi cristiani uccisi in Sardegna dall’Imperatore Diocleziano.
Ampolla delle Reliquie - Fonte Museum Civitatense
La presenza delle reliquie e del sangue del Martire, custoditi sotto l’altare, sono a tutt’oggi meta dei fedeli che fin dall’antichità hanno testimoniato la fede in Dio e nel suo discepolo Simplicio. 







BIBLIOGRAFIA

CABRIOLU M. Basilica Minore di San Simplicio, Università di Sassari, Tesi di Laurea in Scienze dei Beni Culturali, relatore Prof. Marco Milanese, AA 2018-2019;
Careddu A. M., Arte e manufatti artistici nella Sardegna medievale. San Simplicio di Olbia, tesi di laurea in Lettere Moderne AA 2006/2007, Università degli Studi di Sassari -. Rel. Prof. A. Castelluccio;
Coroneo R., Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 65;
Coroneo R., Serra R., Sardegna preromanica e romanica, collana "Patrimonio artistico italiano", Milano, JacaBook, 2004, pp.111-122;
DELOGU R., L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, pp. 92-95;
GELICHI S., Introduzione all’archeologia medievale – Storia e ricerca in Italia, Edizioni Carocci, Urbino 2003;
Mastino A., Storia della Sardegna antica, Edizioni IL MAESTRALE, Nuoro 2005, p. 288;
PISTUDDI A., "La chiesa di San Simplicio ad Olbia (SS): contributo allo studio dei capitelli", in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari, n.s. XXI (vol. LVIII) - 2003, Cagliari, 2004, pp. 155-173;
SCANO D., Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 124-128;
Schena O., Civita e il Giudicato di Gallura nella documentazione sarda medievale. Note diplomatiche e paleografiche, in Da Olbìa a Olbia, a cura di G. Meloni e P.F. Simbula, II , Sassari 1996, p. 103;
SERRA R., La Sardegna, collana "Italia Romanica", Milano, Jaca Book, 1989, pp. 322-329;
SPANO G., "Antica città di Olbia, e sua cattedrale", in Bullettino Archeologico Sardo, VI, 1860, pp. 145-149, 173-174;

venerdì 25 ottobre 2019

Museum Civitatense - Basilica di San Simplicio - Olbia


di Museum Tempio Ampurias

L’antica Cattedrale di San Simplicio, oggi innalzata al rango di “Basilica Minore” costituisce, da sempre, con la chiesa di San Paolo uno dei due poli geografici dell’identità di Olbia.
L’edificio romanico è testimonianza di un intreccio di storie che si cristallizzarono nel XII secolo nelle forme architettoniche che lo caratterizzano. La collina o temenos di San Simplicio, localizzata fuori dal circuito urbano antico, fu utilizzata fin dall’epoca fenicia (750 a.C.) come area cimiteriale e per il culto di divinità legate alla morte e alla rinascita. Il luogo fu occupato, in epoca imperiale romana, dallo sviluppo di un tempio dedicato al culto di Cerere. Con il passaggio all’epoca Costantiniana e paleocristiana il temenos di San Simplicio non perse la sua funzione e l’antico tempio pagano fu rilanciato con il nuovo culto dei quattro Martiri olbiesi: Simplicio, Diocleziano, Fiorenzo e Rosula, che trovarono in questo luogo la loro sepoltura.
Gli spazi di culto furono completamente rinnovati con l’edificazione dell’attuale struttura basilicale tra il 1113 e il 1140 a segnare la nuova funzione della città di Olbia quale capitale del Giudicato di Gallura e della Diocesi di Civita.
La Basilica di San Simplicio, nella sua austerità, nasconde un intrico di storie che il Museum Civitatense offre ai visitatori, guidandoli a osservare con attenzione una miriade di particolari che rivelano misteri non visibili ad uno sguardo superficiale. La direzione dell’abside a Occidente è traccia delle antiche strutture templari e del racconto delle devastazioni islamiche e pisane che le abbatterono definitivamente, lasciandone pochi frammenti ancora visibili tra i blocchi di granito delle murature medievali. La disposizione a tre navate richiama le liturgie che riecheggiarono sotto le sue volte e delle quali rimangono immagini nelle sinopie dell’abside. Le forme del romanico tosco-lombardo riportano al legame con l’altra sponda del Mediterraneo che fece del Giudicato di Gallura e della Diocesi di Civita la propria testa di ponte nell’isola.

museum civitatense

Il cuore della Basilica è occupato dal culto dei Martiri olbiesi, i primi che in Sardegna caddero vittime della persecuzione di Diocleziano. La fede in San Simplicio è testimoniata, fin dalla prim’ora, dalle reliquie e tra queste dal sangue del martire custodito fino ad oggi nella sua ampolla di alabastro sotto l’altare.
La visita guidata alla Basilica di San Simplicio, primo polo del Museum Civitatense, permetterà al visitatore di entrare nel cuore della storia, della cultura e dell’identità più intime della città di Olbia.


Dove:
Olbia (OT), c/o Chiesa S. Simplicio
Orari:
dal Lunedi al venerdì dalle 09.30 alle 17.30 e il sabato dalle 09.30 alle 13:00.
Domenica su prenotazione

Per informazioni:
(FR IT) +39 3456328150
(EN) +39 3425129458