ArcheOlbia guida turistica Olbia archeologia della sardegna


Associazione ArcheOlbia
Promozione e Valorizzazione dei Beni Culturali

Guida turistica - Accompagnatore turistico - Attività didattiche - Corsi di formazione - Progettazione di attività culturali

ArcheOlbia
Piazza San Simplicio c/o Basilica Minore di San Simplicio
07026 Olbia (OT)
archeolbia@gmail.com
3456328150 Durdica - 3425129458 Marcello -
3336898146 Stefano
C.F. 91039880900


“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
Visualizzazione post con etichetta sardegna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sardegna. Mostra tutti i post

venerdì 11 dicembre 2020

"Il Natale" di Terranova secondo Francesco De Rosa

 di Durdica Bacciu

Photo https://autonomiademocraticaolbia.jimdo.com


Negli anni anche la festa di Natale ha subito varie trasformazioni, dovute alla tecnologia, al momento storico e al consumismo. 

Pillole di ricordi: "Quando ero piccola, per Natale era tradizione andare da Nonna Rosina. Tutta la famiglia si riuniva intorno a lei ed era il nostro centro, sia per i grandi che per i piccini. Andare da Nonna era festa, era rivedere gli zii, giocare con i cuginetti e gli amici del paese, mangiare cose buone come la zuppa gallurese di Zia Peppina, sentire la porta del salone aprirsi e chiamare "Peppì" (come chiamavano zia). Il Natale era anche fare il "giro" dei parenti, in un paesino di poche anime ma con tanti ricordi, Cuzzola, il paese di mia madre e delle sue sorelle. Era sentire l'odore del vino offerto dagli zii a mio padre, rigorosamente vino rosso fatto in casa, era sentire sempre mia madre un po' in ansia richiamare "Titino devi guidare" e la risposta di papà "Cosa vuoi che mi faccia un bicchiere di vino ?" Il Il Natale erano le luci dell'albero in ogni casa, il panettone e il pandoro, i pacchi colorati e quel magnifico "maneggiare" di soldi che solo le nonne e le zie sapevano fare (senza essere viste): "...con questi ti compri le caramelle". Il Natale aveva l'odore delle cose buone, della gente allegra e in quei giorni il tempo sembrava non passare mai. Tutti erano felici...tutti erano uniti. Poi, cosa non doveva mancare? La Messa di Natale, si quella era d'obbligo. Si andava in chiesa dopo la cena di Vigilia del 24 notte oppure la mattina del 25, in ogni caso si era contenti perché il significato era chiaro: avrei visto nonna, le zie e i cugini! Diventavo improvvisamente grande fan della messa 😊"

L'unica cosa che non è cambiata in tutto questo tempo è l'emozione e i ricordi che lascia il Natale ed è proprio leggendo il libro di Francesco De Rosa "Tradizioni popolari di Gallura" possiamo rivivere il Natale della vecchia Terranova oggi Olbia.

Basilica di San Simplicio

"La notte di Natale, più che alla commemorazione della nascita di Gesù viene dedicata al dio Ventre e a Bacco sitibondo" scrive De Rosa, spostandosi dalle proprie case alle taverne, mangiando cibi tipici e frutta secca per quanto riguarda gli uomini, mentre le donne stavano tranquille in casa intorno al fuoco raccontando storie e fiabe per i più piccoli, cercando di tenerli sveglia per la messa notturna in onore del Divin Bambino. I giovani invece seguono la tradizione della messa più per svago che per interesse perché è tutto fuori controllo. Riprende il De Rosa "Molti giovanotti portano le saccocce piene di coccole di mirto, di cui i galluresi sono ghiotti, e ne tirano manate in aria facendole piovere sulle persone; altri portano noci, nocciole e mandorle che schiacciano ivi, e sgusciano per mangiarne i semi ed i gherigli, offrendone alle ragazze", gesti che non sempre erano apprezzati, "...altri fichi ed ampolline di Vermouth, di vino o di liquori che bevono e fanno bere agli amici ed ai conoscenti."

Terranova Pausania 

 I discorsi comuni tra un bicchiere di vino e un ficco   secco erano sempre gli stessi, gli sposalizi del paese,   quelli finiti, di femmine galanti e di donne generose,   di scampagnate e feste, di campagne con i relativi   animali, di pesca e caccia, sparlando della vita delle   persone non presenti e di quelle presenti con vanti o   critiche sempre con cuore allegro e aria di festa.   Tutta questa allegria però non è sempre consona al   momento o al luogo dove si svolge la santa messa e   quindi "...i sacerdoti, veduta la mala parata, non   sapendo a quale santo votarsi, sono costretti a fare appello alla Benemerita, perché voglia ristabilire alquanto la calma". Tutta questa allegria raggiunge la sua massima esplosione alla mezzanotte con l'intonazione del Gloria in excelsis Deo che annunzia la nascita del Divino, "...battendo le mani, percuotendo coi piedi il pavimento, dando pugni al confessionale o alle panche..."  

Finita la messa si torna allegramente nelle proprie case dove si mangiano i piatti prelibati della tradizione come "...pan'e sabba, cuccjuleddi melati, origlietti, niuleddi, turroni, ecc..." e nulla viene lasciato sulla tavola e tantomeno con la pancia vuota, specialmente ad Aggius e Bortigiadas dove, secondo una leggenda, chi rimaneva a pancia vuota sarebbe stato visitato da Palpaccja, una figura oscura con il compito di riempire la pancia vuota con dei grossi sassi. 

Albero di Natale Olbia 2020


Leggendo queste poche righe del De Rosa possiamo notare come sia cambiato il modo di festeggiare il Natale, molto più sobrio e silenzioso ma non per questo meno sentito. 

(Francesco DE ROSA, Il Natale in Tradizioni popolari di Gallura,Ilisso edizioni, Nuoro 2003, a cura di Andrea Mulas, pp. 136-138)


mercoledì 16 ottobre 2019

Santuario di Nostra Signora di Tergu – Tergu



Santuario di Nostra Signora di Tergu – Tergu

 di Durdica Bacciu
Ph D.Bacciu


Il Santuario di Nostra Signora di Tergu, già Sancta Maria de Therco, viene fondato dai frati benedettino di Montecassino (e figura al primo posto fra le filiazioni sarde celebrate nelle porte bronzee di Montecassino: IN SARDINIA/S(AN)C(T)A MARIA IN/THERCO CUM/PERTINENTIIS SUIS) sotto il governo del Giudice Mariano I De Lacon-Gunale ( testimonianza citata nel Libellus judicum turritanorum  - Cronaca in volgare logudorese del sec. XIII). Il complesso monastico rappresenta al meglio l’architettura romanica con segni di maestranze pisane e lombarde. Non si hanno notizie certe sulla data della sua consacrazione ma gli studi propendono per la data del 1117, come narrato nello PseudoCondaghe di Tergu, altrettanto non si hanno notizie certe neanche sull’edificazione dell’annesso monastero che non era più in funzione già nel 1300. La testimonianza di cio ci viene dall’assemblea voluta da Pietro IV d'Aragona nel 1355, dove non compare nessun rappresentante del monastero, mentre sono presenti quelli dei Vallombrosani, dei Cistercensi, dei Camaldolesi e degli Ospedalieri gerosolimitani. Nel 1444 i beni di Santa Maria di Tergu vengono aggregati alla mensa arcivescovile turritana. Più tardi, nel 1503, Giulio II, con bolla del 26 novembre, univa l'abbazia al vescovado di Ampurias, trasferito allora nella nuova sede di Castel Aragonese (Castelsardo). Tracce del complesso monastico sono perfettamente riconoscibili tutt'attorno attraverso gli scavi archeologici svolti nel 1959, che permettono ancora oggi, di ricostruirne la pianta con il refettorio dei monaci e dei conversi, la cucina, il chiostro, i magazzini e il profondo pozzo.
Sardegnaturismo.it
Nata probabilmente ad unica navata con abside semicircolare e copertura lignea (1065-1082), la chiesa mostra di aver subìto nel tempo varie aggiunte e rifacimenti. Due frammenti di iscrizione recano la notizia di lavori edili condotti nel monastero e nella facciata che, probabilmente, venne ricostruita tra il 1150 e il 1200.  In seguito furono edificate due cappelle laterali ai lati del presbiterio, a formare un transetto. Più tardi, probabilmente nel 1664 come attesta una epigrafe, si sostituì l'abside romanica con un'altra rettangolare con la volta a botte con cornice decorata a dentelli.  L’intera fabbrica si presenta in rossa trachite ad eccezione di alcuni elementi decorativi della facciata, quali le ghiere degli archi, i capitelli delle paraste angolari e le colonnine con annessi capitelli del secondo ordine (tutti in calcare bianco). Tutto il corpo presenta uno zoccolo a scarpa, viene scandito da lesene e, sopra le lesene, un coronamento ad archetti. Le porte laterali si presentano architravate e sovrastate da un lunotto a sesto rialzato.
La facciata priva del frontone, di cui restano soltanto le basi di due colonnine, è divisa in due ordini tramite una cornice marcapiano in calcare bianco con un fregio ad ovoli classici, foglie d’acqua e caulicoli. L’ordine inferiore è mosso da tre arcate scolpite in calcare bianco sorrette da due colonnine e parastre laterali, mentre quello superiore è decorato con cinque arcate bianche intercalate centralmente da quattro colonine in calcare bianco, due lisce e due tortili mentre lateralmente terminano con due lesene. Sotto ogni arco è presente una formella con motivi geometrici e sopra ogni incroco d’archi si posizionano altrettante quattro formelle. Tutta la scena sovrasta l’oculo centrale a quattro lobi. L’ingresso si presenta gradonato. Addossato al settore settentrionale del transetto si presente la colonna campanaria con una pianta quadrilatera.
Vicino all’ingresso principale, nel lato destro della navata, è visibile un’antica iscrizione, ormai quasi illeggibile che recita:  
A. EGRILIVS A. F.
PLARIANVS
DECVRIAL. SCR. CER. ET
CL. TIFHERMIONE
FECERVNT
CL. TIF. IRENAE
LIB. LIBERTABVS. POSRISQ. EORVM

Il cippo testionia la presenza di un sepolcro famigliare eretto da Aulo Egrilio, figlio di Aulo Plauriano, e da Claudio Tifermione a Claudia Tifermione Irene, e ai liberti, liberte e loro posteri.


Bibliografia: 

- R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953
- M. Botteri, Guida alle chiese medievali della Sardegna, Sassari, Chiarella, 1978
- R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989
- R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300Nuoro, Ilisso, 1993
- G. Dore, Tergu (SS), S. Maria di Tergu, La decorazione architettonica, Milano, 1994

- Salvatore Chessa, L'insediamento umano medioevale nella curatoria di Montes (Comuni di Osilo e Tergu), Sassari, Magnum, 2002
- R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005

 

mercoledì 21 novembre 2018

Calangianus, Museum Santa Giusta, Museum Calangianus e la figura di Padre Bonaventura - ArcheOlbia

da Museum Tempio Ampurias e Tiscali.it
Ph D.Bacciu

durdica bacciu
FACCIATA DELL'ORATORIO DI SANTA CROCE
Il Museum “Santa Giusta” è ubicato presso l'Oratorio di Nostra Signora del Rosario, adiacente alla Chiesa Parrocchiale. Questa “sacristia” è stata inaugurata nel maggio 2001.
L’Oratorio del Rosario, in passato officiato dall’omonima confraternita, è stato fatto oggetto di recenti restauri; in quanto sede del Museo Diocesano viene così restituito alla pubblica fruizione.
Il visitatore può ammirare la ricca collezione di argenti sacri, che vanta pezzi del XVI-XVIII secolo, tra cui notevole un ostensorio attribuito alla bottega dell'argentiere sassarese Raphael Alfani, una testa di mazza processionale, rara nel suo genere, ed un porta-reliquie architettonico, opera di un argentiere romano.
La storia della comunità calangianese viene illustrata attraverso le singole storie di alcuni illustri ecclesiastici che hanno portato il nome del paese nel mondo.
Il Museum, attraverso documentazioni di prima mano, illustra tra le diverse storie quella particolarmente intrigante relativa al cosiddetto "affaire di Damasco": un giallo di politica internazionale, non ancora risolto. Personaggio dell’”Affaire” fu Padre Tommaso da Calangianus, frate cappuccino, vissuto per trentadue anni in missione a Damasco, dove venne ucciso il 5 Febbraio 1840, nel ghetto ebraico.
Altro personaggio importante di Calangianus fu Padre Bonaventura Corda, munifico mecenate della comunità che ha arricchì la comunità con pregevoli opere d'arte. Tra gli artisti ai quali il Padre Bonaventura commissionò le opere vi fu Giovanni Marghinotti del quale il museo conserva alcune tele inedite.
La Sacristia documenta anche l'azione profonda esercitata dal convento dei Padri Cappuccini, ricco di storia e di figure illustri. Completano la raccolta documenti del XVII secolo, vesti liturgiche in seta e oro, la ricca e raffinata quadreria del XIX secolo.

Ma chi era Santa Giusta?
durdica bacciu
Interno chiesa di Santa Giusta
I primi scritti sulla testimonianza cristiana di S. Giusta, insieme a molti libri sacri e agli "Atti dei martiri", sono stati probabilmente distrutti al tempo della persecuzione dell'imperatore Diocleziano nei primi anni del IV secolo. Le notizie che sono giunte fino a noi sono il frutto di una trasmissione orale nei secoli. Solo nel 1616 un canonico arborense Antonio Martis scrisse in lingua spagnola un libro su S.Giusta, dicendo di aver attinto le notizie da un antichissimo manoscritto latino ritrovato negli archivi della cattedrale di Oristano. Questa "biografia leggendaria" del Martis fu tradotta in italiano e data alle stampe nel 1911 dal sacerdote Serafino Sanna, già parroco di S. Giusta. Da queste fonti popolari e leggendarie si possono raccogliere alcune note biografiche della Santa. S. Giusta nacque in Eaden - Othoca  (ora Santa Giusta) al tempo dell'imperatore Adriano (117-138). Sua madre si chiamava Cleodonia, e pare fosse di ricca e nobile famiglia. L'abitazione di Cleodonia era sita nei pressi dell'attuale Basilica.All'età di dodici anni cominciò a frequentare le riunioni di catechesi tenute dal presbitero (o vescovo) Ottazio (Octaten)  e aderì subito con entusiasmo al cristianesimo.Dallo stesso sacerdote Ottazio ricevette il battesimo e cominciò a professare apertamente la fede cristiana.Sua madre Cleodonia, fervente pagana, si oppose alla conversione della figlia Giusta e ne ostacolò con ogni mezzo la fede e la partecipazione alla vita della piccola comunità cristiana.
Pulpito
Ma invano. Allora, dice la tradizione popolare, la rinchiuse nel sotterraneo della sua casa (corrispondente, come sito, all'attuale cripta della Basilica) ricorrendo anche a inaudite violenze fisiche.Ma Giusta non cedette né alle violenze né alle lusinghe della madre e rimase ferma nell'adesione alla fede cristiana.Nel frattempo due ancelle di Cleodonia, Giustina ed Enedina, vista la serena e coraggiosa testimonianza di Giusta, abbracciarono anch'esse la fede cristiana e furono il confronto ed il sostegno di Giusta.Le fonti della "biografia leggendaria" e della tradizione popolare a questo divergono.Alcune dicono che Cleodonia stessa, inviperita dall'atteggiamento sereno e risoluto della figlia, la denunciasse al magistrato, insieme alle ancelle Giustina ed Enedina, come cristiana. Il magistrato, constatata la irrevocabile adesione alla fede cristiana delle tre ragazze, le avrebbe fatte uccidere mediante decapitazione.Altre fonti dicono che Cleodonia, visto inutile ogni suo tentativo di far recedere la figlia dalla fede cristiana, morisse di crepacuore e che Giusta riprendesse con maggior fervore e con particolare attenzione verso i poveri e gli umili, la pratica della vita cristiana.Ma un giovane pagano, nobile e ricco di nome Claudio, l'avrebbe richiesta in sposa, ed avendone avuto un netto rifiuto, perché Giusta si era consacrata totalmente a Cristo, avrebbe cominciato a perseguitarla e avrebbe anche tentato di rapirla con l'aiuto di maghi e stregoni.
durdica bacciu
Particolari Chiesa Santa Giusta
Ma Dio era al suo fianco per proteggerla, e tutti i tentativi di Claudio non approdarono a nulla. A questo proposito la leggenda dice che gli stregoni di Claudio, già sulle tracce di Giusta, furono sviati da una nebbia fittissima e non riuscirono a portare a compimento il progetto del rapimento (la spiegazione della nebbia di alcune mattinate di maggio).
Il culto per la santa si diffuse anche in altri centri della Sardegna: alla sola S. Giusta sono dedicate ben undici chiese, e feste in suo onore si celebrano in molti paesi (Calangianus, Loiri, Gesico, Chiaramonti, Uta  ecc.).
La diocesi di Ales-Terralba venera le sante Giusta, Giustina ed Enedina come patrone della medesima diocesi.È comunque in Santa Giusta, sua città natale e luogo del suo martirio, che si celebrano le festività più solenni il 14 maggio, ed il giorno 15 maggio anche le sante Giustina ed Enedina, sono accomunate, nella venerazione popolare, a S. Giusta, patrona della comunità parrocchiale e titolare della Cattedrale-Basilica.


durdica bacciu
Dove:
Calangianus (OT), Oratorio Del Rosario Via Rosario
Orari: Su prenotazione
Per informazioni:
(+39) 339 34 69 370
(+39) 347 18 84 456
 
The "Santa Giusta" Museum is located in the Our Lady of the Rosary Oratory, adjacent to the Parish Church. This "sacristy" was inaugurated in May 2001.
The Oratory of the Rosary, once officiated by the confraternity of the same name, has recently undergone restoration works; as the seat of the Diocesan Museum has been returned to use by the general public.
Visitors can admire the rich collection of sacred silver vessels, dating from the 16th-18th centuries, including a remarkable monstrance attributed to the Sassarian silversmith Raphael Alfani, the head of a rare type of ceremonial staff, and a reliquary work by a Roman silversmith.
The history of the Calangian community is illustrated through the biographies of some illustrious ecclesiastics who’ s names are known worldwide.
durdica bacciu
The Museum, through first-hand documentation, illustrates the particularly intriguing story of the so-called "Damascus Affair": a mystery of international politics, still unsolved today. The main character of the mystery was Padre Tommaso da Calangianus, a cappuccino friar, who lived for thirty-two years in a mission in Damascus, where he was killed on February 5, 1840 in the Jewish ghetto.
Another important character from Calangianus was Father Bonaventura Corda, a generous art patron who enriched the community with valuable works of art. Among the artists from whom Father Bonaventura commissioned works was Giovanni Marghinotti, the museum houses some of his original works.
The Sacristy also documents the profound influence exercised by the Cappuccini Monastery, rich in history and illustrious figures. 
Documents from the XVII century, liturgical garments in silk and gold, sophisticated 19th century paintings help to complete and enrich the exhibition.
 


 




lunedì 19 novembre 2018

Paestum 2018: Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico - ArcheOlbia

 PAESTUM - BORSA MEDITERRANEA DEL TURISMO ARCHEOLOGICO 2018
http://www.borsaturismoarcheologico.it/

Il Direttore tecnico dell'agenzia Smeralda Tour presenta il nostro progetto


Si conclude la Borsa del Turismo Archeologico dove abbiamo sviluppato una joint venture con ArcheOlbia e la Smeralda Tour con l'intento di promuovere il Sistema Museale Diocesiano e i contesti culturali associati facenti parte della Gallura e parte dell' Anglona. L'esperienza ha indicato numerosi elementi molto importanti come la visibilità della Regione e la necessità di promuovere diversi contesti ancora purtroppo sconosciuti a tanti. I contesti archeologici, storici ed enogastronomici della Gallura sono stati spiegati agli operatori turistici arrivati dalla Germania, dal Regno Unito, dall'Olanda, dell'Austria, dalla Spagna e dal Belgio riscuotendo interesse ed attenzione per diversi canali molto interessanti a cui le popolazioni dell' Europa sono sensibili e attente. Grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno supportato e promosso.

La dott.ssa Archeologa Durdica Bacciu presenta Sistema Museum alla compagnia spagnola "Pausanias"

Brochure Sistema Integrato Diocesi Tempio Ampurias

L'unione fa la forza

L'operatore volontario Marcello Cabriolu presenta la nostra rivista all'operatrice dell'Olanda

La dott.ssa Archeologa Durdica Bacciu presenta il territorio della Gallura e Olbia alla compagnia spagnola "Cielo"

I giornalisti e il loro ruolo nel trasmettere le notizie riguardanti i beni culturali

giovedì 18 ottobre 2018

ArcheOlbia - Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico

Risultati immagini per paestum fiera 
 
Gent.mi,
siamo lieti di segnalarVi la nostra presenza alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, a Paestum-Salerno XXI Edizione dal 15 al 18 novembre 2018 presso il Centro Espositivo Savoy Hotel · Parco Archeologico · Museo · Basilica.
La fiera è punto di riferimento per le aziende che voglio promuovere i propri prodotti e servizi nell'ambito del Turismo Archeologico, in un'area che vanta un’elevata concentrazione di operatori nel settore del turismo culturale,per questo motivo con può macare la nostra città, Olbia, e il nostro territorio, Gallura, con i suoi siti archeologici, architettonici e ambientali.
Alla Borsa partecipano Istituzioni, Enti, Paesi Esteri, Regioni, Organizzazioni di Categoria, Associazioni Professionali e Culturali, Aziende e Consorzi Turistici, Società di Servizi, Case Editrici con l'intento di presentare nuove imprese culturali e progetti innovativi nelle attività archeologiche, la valorizzazione del patrimonio culturale, le visite guidate ed educational tour per operatori del settore.


Rimaniamo a vostra disposizione per qualsiasi informazione o proposta.

Cordialmente
Dott.ssa Archeologa Durdica Bacciu