Santuario di
Nostra Signora di Tergu – Tergu
di Durdica Bacciu
Ph D.Bacciu
Il Santuario di
Nostra Signora di Tergu, già Sancta
Maria de Therco, viene fondato dai frati benedettino di
Montecassino (e figura al primo posto fra
le filiazioni sarde celebrate nelle porte bronzee di Montecassino: IN
SARDINIA/S(AN)C(T)A MARIA IN/THERCO CUM/PERTINENTIIS SUIS) sotto il governo
del Giudice Mariano I De Lacon-Gunale ( testimonianza citata nel Libellus judicum turritanorum - Cronaca in volgare logudorese del sec. XIII). Il complesso
monastico rappresenta al meglio l’architettura romanica con segni di maestranze
pisane e lombarde. Non si hanno notizie certe sulla data della sua
consacrazione ma gli studi propendono per la data del 1117, come narrato nello PseudoCondaghe di Tergu, altrettanto non
si hanno notizie certe neanche sull’edificazione dell’annesso monastero che non
era più in funzione già nel 1300. La testimonianza di cio ci viene dall’assemblea voluta da Pietro IV d'Aragona nel 1355, dove
non compare nessun rappresentante del monastero, mentre sono presenti quelli
dei Vallombrosani, dei Cistercensi, dei Camaldolesi e degli Ospedalieri
gerosolimitani. Nel 1444 i beni di Santa Maria di Tergu vengono aggregati alla
mensa arcivescovile turritana. Più tardi, nel 1503, Giulio II, con bolla del 26
novembre, univa l'abbazia al vescovado di Ampurias, trasferito allora nella
nuova sede di Castel Aragonese (Castelsardo).
Tracce del complesso monastico sono
perfettamente riconoscibili tutt'attorno attraverso gli scavi archeologici svolti nel 1959, che permettono ancora oggi, di ricostruirne la
pianta con il
refettorio dei monaci e dei conversi, la cucina,
il chiostro, i magazzini e il profondo
pozzo.
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Nata
probabilmente ad unica navata con abside semicircolare
e copertura lignea (1065-1082), la chiesa mostra di aver subìto nel
tempo varie aggiunte e rifacimenti. Due frammenti di
iscrizione recano la notizia di lavori edili condotti nel monastero e nella
facciata che, probabilmente, venne ricostruita tra il 1150 e il 1200. In seguito furono edificate due cappelle
laterali ai lati del presbiterio, a formare un transetto. Più tardi,
probabilmente nel 1664 come attesta una epigrafe, si
sostituì l'abside romanica con un'altra
rettangolare con la volta a botte con cornice decorata a dentelli.
L’intera fabbrica si presenta in rossa
trachite ad eccezione di alcuni elementi decorativi della facciata, quali le
ghiere degli archi, i capitelli delle paraste angolari e le colonnine con
annessi capitelli del secondo ordine (tutti in calcare bianco). Tutto il corpo
presenta uno zoccolo a scarpa, viene scandito da lesene e, sopra le lesene, un
coronamento ad archetti. Le porte laterali si presentano architravate e
sovrastate da un lunotto a sesto rialzato.
La facciata
priva del frontone, di cui restano soltanto le basi di due colonnine, è divisa
in due ordini tramite una cornice marcapiano in calcare bianco con un fregio ad
ovoli classici, foglie d’acqua e caulicoli. L’ordine inferiore è mosso da tre
arcate scolpite in calcare bianco sorrette da due colonnine e parastre
laterali, mentre quello superiore è decorato con cinque arcate bianche
intercalate centralmente da quattro colonine in calcare bianco, due lisce e due
tortili mentre lateralmente terminano con due lesene. Sotto ogni arco è
presente una formella con motivi geometrici e sopra ogni incroco d’archi si
posizionano altrettante quattro formelle. Tutta la scena sovrasta l’oculo
centrale a quattro lobi. L’ingresso si presenta gradonato. Addossato al settore
settentrionale del transetto si presente la colonna campanaria con una pianta
quadrilatera.
Vicino all’ingresso principale, nel
lato destro della navata, è visibile un’antica iscrizione, ormai quasi
illeggibile che recita:
A.
EGRILIVS A. F.
|
PLARIANVS
|
DECVRIAL.
SCR. CER. ET
|
CL.
TIFHERMIONE
|
FECERVNT
|
CL. TIF.
IRENAE
|
LIB.
LIBERTABVS. POSRISQ. EORVM
|
Il cippo
testionia la presenza di un sepolcro famigliare eretto da Aulo Egrilio, figlio
di Aulo Plauriano, e da Claudio Tifermione a Claudia Tifermione Irene, e ai
liberti, liberte e loro posteri.
Bibliografia:
- R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953
- M. Botteri, Guida alle chiese medievali della Sardegna, Sassari, Chiarella, 1978
- R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989
- M. Botteri, Guida alle chiese medievali della Sardegna, Sassari, Chiarella, 1978
- R. Serra, La Sardegna, collana "Italia romanica", Milano, Jaca Book, 1989
- R.
Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300Nuoro, Ilisso, 1993
- G. Dore, Tergu (SS), S. Maria di Tergu, La decorazione architettonica, Milano, 1994
- Salvatore Chessa, L'insediamento umano medioevale nella curatoria di Montes (Comuni di Osilo e Tergu), Sassari, Magnum, 2002
- R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005
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