di Cartesensibili
LA DEA MADRE – QUANDO DIO ERA FEMMINA
Fino a circa 30.000 anni fa Dio non esisteva. Erano ormai quasi
due milioni di anni che l’essere umano calpestava il suolo del pianeta
Terra, vivendo e morendo da solo. La prima idea della possibilità di “un
qualcosa dopo la morte” appare solamente 90.000 anni fa, e ce ne
vollero altri 60.000 perché il concetto di “Dio” apparisse nella cultura
umana, ma attenzione: quel Dio era femmina!
Dea Madre- Turchia, Museo di Ankara
.
Come mai l’essere supremo ci ha lasciati per quasi due milioni di
anni, cioè dall’evoluzione dell’ Australopitecus, del tutto soli? Senza
il conforto di poterci rivolgere a Lui, senza i riti e le direttive
morali che più tardi le varie religioni hanno affermato essere
indispensabili per la salvezza eterna? E poi ancora, a quale dio
rivolgerci? Forse al buon vecchio di barba bianca della tradizione
classica cattolica? O forse al non rappresentabile di ebraica ed
islamica tradizione? O magari ai rissosi ed umanissimi dei della
classicità greco-romana? Una cosa è certa,
questo supposto essere superiore è rimasto muto ed assente per più del
90% della nostra presenza sulla Terra. Quando, poi, il concetto di “Dio”
cominciò ad apparire tra gli umani, esso era ben diverso dall’attuale:
il primo dio era femmina; questo è abbastanza naturale da comprendere
perché se Dio è il creatore di tutto, chi meglio di una donna può
rappresentare la creazione della vita ed assurgere a simbolo creativo
per eccellenza? Chi meglio di lei può prendersi cura delle sue creature,
cosi come una madre allatta e si prende cura della sua prole? Fu solo
successivamente, con l’avvento dell’agricoltura e l’abbandono della vita
nomade che il concetto di Dio iniziò a cambiare. Ci fu quasi un colpo
di stato da parte del dio maschile contro la sua antagonista femminile,
cosa che relegò le donne, da allora sino ad oggi, in posizione
soggiogata e socialmente inferiore rispetto agli uomini. All’inizio del
Tempo non c’erano Eroi, ma solo Lei.
Gozo- Museo archeologico
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Eva/Serpente, la Dea Madre generatrice del mondo e del cielo, del
giorno e della notte. Madre del Creato, concedeva la vita e portava la
morte, e nessuno si sorprendeva se, ogni tanto, divorava i suoi figli e
beveva il loro sangue. Era fatta così, Eva. Nessuno si sognava di dire
che fosse cattiva – anche se, ne sono certa, qualcuno l’avrà maledetta e
bestemmiata nel suo idioma preistorico di fronte all’ennesima sciagura
che la Natura gli infliggeva. Eva governava il ciclo della vita e della
morte senza né saggezza né crudeltà, secondo un ordine cosmico che dalla
Terra ci faceva nascere e alla terra ci faceva tornare, in un ciclo
senza fine. L’uomo era parte dello spirito della Terra. Proprio perché
Madre Terra – per questo chiamata Gea dai Greci – la Dea Madre è stata
simboleggiata con il Serpente, l’animale che sulla Terra è adagiato,
quasi compenetrato in essa. Eva era multiforme: donna e serpente,
dunque, materna e assassina, solare e lunare allo stesso tempo. Le
popolazioni di tutto il globo che la veneravano, con una sorprendente
similitudine da un estremo all’altro del pianeta – andate a vedere
ancora oggi la simbologia della Dea Madre e del serpente tra i nativi
dell’isola di Pasqua – erano fondamentalmente pacifiche, tolleranti,
basate su sistemi matriarcali. La religione maschilista c’impone di
conquistare le cose con il sudore, il dolore, il sangue.
La forma dei templi preistorici di Malta era espressamente intesa a rappresentare il corpo della Dea Madre.
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LA DEA MADRE NON È MAI STATA SCONFITTA
La Dea Madre tuttavia non è mai stata sconfitta modo permanente.
Nonostante le ferree leggi imposte dal Dio Padre ai suoi seguaci,
immutabili da millenni. Eppure, anche nelle nostre culture patriarcali,
la Dea Madre non è stata sconfitta del tutto. Il Vecchio Testamento ce
la presenta proprio nella sua forma originaria, Eva/Serpente. Più tardi,
Iside ha trasportato in sé miti e forme dell’antica Madre, inclusa la
sua bivalenza solare/lunare anche se modificata dalla solo apparente
dicotomia Iside (luna)/ Osiride (sole). E Iside a sua volta ha
influenzato la mitologia della Madonna, sublime Madre, punto di contatto
tra il divino e l’umano (è donna, ma il frutto del ventre suo è
l’umanità tutta.
Le prime vestigia della divinità femminile per eccellenza, la Dea
Madre, appaiono già 25.000 anni fa, in ogni angolo del globo. Con il
passare dei secoli, ogni civiltà le attribuì nomi diversi,
glorificandola come unica fonte di vita dell’intero Universo. Era la
triplice Morrigan per i Celti, Isis per gli egiziani, Maka per gli
antichi popoli Maya e Atzechi, Kali per gli Indiani, Lilith per gli
Ebrei, Ishtar per i Sumeri e i popoli accadici; e la lista potrebbe
continuare all’infinito. Con l’avvento del Cristianesimo, i padri della
chiesa si sono adoperati (senza peraltro riuscirci appieno) per
cancellare traccia della presenza della Dea Madre, quando una società
matriarcale risultava scomoda e faceva paura. La storia ci dice che il
culto cristiano si è impossessato di tutti i nomi della Dea Madre, dei
suoi attributi, le cerimonie, i riti e le festività, i suoi templi e,
con il passare del tempo, i suoi archetipi sono stati rimodellati sulla
figura di una sola entità femminile, la Vergine Maria. Durante il
Medioevo migliaia di donne innocenti vennero arse vive sui roghi
dell’Inquisizione con l’accusa di stregoneria, semplicemente per aver
seguito le vie della Dea, o per aver messo a frutto le loro doti di
guaritrici e druide. In verità, l’adorazione dell’elemento femminile
possiede radici molto antiche.
La Venere di Laussel (Dordogna,
Francia, 43 cm), del Gravettiano circa 23.000 aC, trovata all’entrata di
una grotta cerimoniale. Originariamente era dipinta in rosso, colore
sacro del sangue e della vita. Nella mano destra regge un corno di
bisonte a forma di falce di luna, con 13 segni incisi a simboleggiare i
giorni della luna crescente e calante (più un giorno di luna piena e uno
di luna nuova) ed i 13 mesi dell’anno lunare. La mano sinistra poggiata
sul ventre indica la relazione fra il ciclo lunare e quello della
fecondità femminile
“Quanto all’ordine che ci hai comunicato in nome del Signore, noi non
ti vogliamo dare ascolto; anzi decisamente eseguiremo tutto ciò che
abbiamo promesso, cioè bruceremo incenso alla Regina del cielo e le
offriremo libagioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri
re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme.
Allora avevamo pane in abbondanza, eravamo felici e non vedemmo alcuna
sventura; ma da quando abbiamo cessato di bruciare incenso alla Regina
del cielo e di offrirle libazioni, abbiamo sofferto carestia di tutto e
siamo stati sterminati dalla spada e dalla fame” (Geremia, 44, 16-18).
Nel Vangelo di Tommaso Gesù dice:
“Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato, e chiunque
bestemmia contro il figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro
la madre non sarà perdonato, né sulla terra né in cielo.” (ricordate che
la ruah o sophia in ebraico è di genere femminile). La dea è sempre
TRIPLICE – trinità, è una in tre, e viene rappresentata
iconograficamente dalla Luna: Luna crescente, la vergine, giovane
fanciulla, luna piena la madre, colei che dispensa la vita Luna calante
la vecchia, la menopausa, la saggezza, la morte. Molti i simboli che la
rappresentano, il cerchio, la conchiglia, la spirale, il labirinto,
l’acqua, il vaso e per estensione il Graal, che sembra sia l’espressione
del corpo della Madre che contiene la vita. Sacro era il sangue
mestruale, legato alla simbologia lunare dei 28 gg; nel paleolitico i
defunti venivano colorari d’ocra rossa, a simboleggiarne la rinascita.
Il tema della sacralità del sangue è ripresa anche dal ebraismo
–cristianesimo : “non nutritevi e non versate sangue perché in esso è la
vita”. Sempre riferendosi al periodo assiro-babilonese-egiziano, le
sacerdotesse dedicate alla madre, vestivano di rosso, simbolo del
sangue; erano vergini e prostitute, perché la madre è tutto ciò: vergine
all’inizio e poi prostituta per poter dare la vita.
Il mito biblico condensa anche altri elementi, svolti invece
apertamente dal mito greco, che furono sovrapposti a posteriori sul mito
originale. Per esempio, l’albero prodigioso, come regalo di nozze per
Era. La prima coppia, Adamo ed Eva, vengono messi nel giardino e viene
presentato loro l’albero, come fosse un regalo di nozze. Eva è colei che
coglie il pomo, implicazione che a priori i frutti erano stati creati
per lei: il frutto, che come sostiene Freud è il simbolo del corpo
stesso della donna, è anche quello che porterà nel ventre, nella sua
veste di dea della fertilità. Vediamo così che tutta la scena che si
svolge nel giardino dell’Eden ha per protagonisti solo Eva, il serpente e
l’albero dai frutti proibiti, come nel mito accadico – sumero e in
quello greco. Solo dopo viene invitato Adamo, per continuare in un’altra
scena quella che è la condensazione di un’altra fase del mito.
Eva è colei che colloquia col serpente e coglie il frutto proibito,
come nel mito delle Esperidi, dove non c’è traccia di nessuna divinità
maschile, e le dee sono sole nel giardino con il “loro serpente” Ladone.
Come Inanna, la dea sumerica, il suo giardino e il serpente che aveva
nidificato dentro l’albero e le impediva di avvicinarsi, strumento a
difesa del suo corpo stesso. È lei la protagonista principale, e tutte
le elaborazioni posteriori dei commentatori rabbinici, permeate di forti
tendenze misogine, non riescono a mascherare la centralità della nostra
madre primigenia in questa scena del mito biblico.
Mentre Gea e le sue sostitute, tipo
Rhea e Cibele, personificavano la Terra in quanto tale, Demetra
rappresentava nello specifico la terra fertile. Il suo nome viene fatto
risalire a “Ge Meter”, Madre Terra. Era in particolare dea dei cereali,
ma in quanto Dea della Terra la sua influenza toccava anche il mondo
sotterraneo sotto il suo altro aspetto di Persefone, sua figlia. Nel suo
santuario speciale di Eleusi, vicino al suo tempio, il sacro recinto
della grotta di Ade era ritenuto l’ultima tappa del viaggio di Persefone
nel mondo sotterraneo.
Questo mito, che è il corrispondente ebraico del culto della Grande
Madre o Madre degli dei , è senz’altro il più arcaico, come dimostra
l’assenza di Adamo dai versetti che lo trattano (Gn.3,1-5). La
tradizione rabbinica e cristiana fanno di Eva la responsabile del
peccato, ma quello che il testo intende suggerirci è che tutto il
colloquio, tra la nostra progenitrice e il serpente, allude a un mondo
creato dalla Madre Terra in cui questa è la protagonista, la fonte e
l’oggetto di tutte le pulsioni erotiche. I versetti che trattano del
“love affair” tra Eva e il serpente (Gn. 3,1-6), avrebbero potuto, o
dovuto, aprire il racconto del mito della creazione, come nella
cosmogonia babilonese, egizia e greca in cui ogni creazione ebbe inizio
dalla Terra o dalle acque, ovvero, da un elemento primordiale dalla
connotazione femminile.Anche il
nome Adamo, dall’ebraico adamah, terra, allude alla nascita da una dea
Madre Terra. Tutto allude a questo primo strato del mito ebraico, che fu
poi sterilizzato dal redattore e soppiantato dalla versione iahvistica
della creazione del mondo come prodotto della creazione di un dio padre.
michelangelo buonarroti
.
Se, nel mito greco, l’albero dai pomi d’oro
appartiene alle Esperidi, altra triade di dee preolimpiche la cui
identità è estremamente confusa, ma che simboleggiano in un’altra
maniera la donna come prodotto delle fantasie più arcaiche, appartiene
ad Era, simbolo di madre e sposa, ed appartiene ad Afrodite, simbolo
dell’amore e dell’erotismo, nel mito ebraico Eva condensa in sé tutte
queste figure femminili. Il mito biblico è così condensato che, per
trovare allusioni ad altri aspetti della figura di Eva, dobbiamo cercare
in quelle leggende ebraiche che il redattore finale del Pentateuco non
trascrisse, preso com’era dallo zelo monoteistico e anti-pagano, pur
essendo talvolta le più arcaiche e le più adatte a svelare il contesto
mentale delle tribù ebraiche. Gli Egiziani sono i primi che ritennero
come pratica religiosa di non aver contatto con donne nei templi e di
non entrarvi, dopo il contatto, senz’essersi lavati. Quasi tutti,
invece, gli altri uomini, eccetto Egiziani e greci, si uniscono alle
donne nell’interno dei templi.
Con le parole di Erodoto (Hist.,II.64), “…gli altri uomini, eccetto Egiziani e greci, si uniscono alle donne nell’interno dei templi”.
È strano che proprio i greci abbiano sentito
il bisogno di elevare la verginità a modello, proprio loro che uscirono
dalla struttura mentale tribale, con le sue restrizioni e compressioni,
e poterono così risolvere la tensione libidinosa in uno sfogo
pulsionale estroverso, sgombrando la strada alla permissività sessuale,
alla tolleranza e alla rappresentazione del corpo nudo come modello di
bellezza e perfezione al punto di elevarlo a valore religioso. Essi, a
differenza degli altri uomini, non si uniscono alle donne all’interno
dei templi. Ai templi era riservato l’altro polo, quello della
verginità. Nell’Oriente semitico non esiste il mito della verginità.
Tutte le dee falliche sono dee della fertilità e prostitute sacre.
Asherah (palo sacro) adorata anticamente dagli ebrei, era la “Creatrice
degli Dei” ed era rappresentata come una prostituta nuda, chiamata
“Santità” (Julius Wellhausen, Prolegomena to the History of Ancient
Israel, The Meridian Library, New York 1957, p.447)
Disegno ed iscrizione dal pithos A di
Kuntillet `Ajrud (prima metà VIII sec.a.C.) Il disegno è stato ritrovato
sui frammenti ceramici di un pithos venuto alla luce tra le rovine di
Kuntillet `Ajrud (caravanserraglio? fortezza? centro di carattere
religioso?) nel deserto del Sinai, durante la campagna di scavi del
1975-1976. L’iscrizione sopra la testa della figura umana recita:L. 1:
’MR ’[ŠYW] H[ML]K. ’MR LYHL[L’] WLY‘WŠH W[ ] BRKT ’TKM; L. 2: LYHWH ŠMRN
WL’ŠRTH
“Dice ’[šyhw?] [il re?]: di’ a Yhl[…] e a Yw‘šh e […] vi benedico
da parte di Yhwh di Samaria e della sua Ašerah”
Asherah
.
Per i semiti il pene femminile non solo non era tabù, ma era la
rappresentazione scenica della fase immediatamente precedente la
deflorazione, come la verginità di Eva e il suo colloquio con il
serpente sono la rappresentazione scenica precedente la cacciata dal
Paradiso Terrestre, e quest’ultima rappresenta l’atto di stupro –
deflorazione – evirazione. Le dee occidentali consideravano la verginità
un privilegio che poteva essere concesso da Zeus per meriti speciali,
come nel mito di Estia (K.Kerenyi, Gli Dei della Grecia, p.83), figlia
di Crono e di Rea, che poté rifiutarsi ad Apollo. Vediamo come le dee
vergini si difendono, e si vendicano ferocemente degli uomini che
tentano di deflorarle, cioè di evirarle. I greci, che nella vita
giornaliera hanno come modello la permissività sessuale, si creano un
modello alternativo che faccia da compensazione, e ristabilisca
l’equivalenza di valori in un equilibrio ideale, e creano il mito della
verginità. La dea da loro più venerata, insieme ad Afrodite, era Pallade
Atena, e queste erano i due poli di un’unica equivalenza.
VERGINITÀ E MATERNITÀ
Atena era considerata Parthenos, vergine, ma veniva invocata nello
stesso tempo anche come Meter, madre. Vi è una strana storia sulle sue
nozze, in cui essa non perdette la verginità, ma dopo le quali affida
ugualmente un bambino alle figlie di Cecrope, re della sua amata città
di Atene È difficile non notare la somiglianza tra questa storia e il
mito cristiano del parto verginale di Maria. Anche la Grande Madre degli
Dei dell’Asia Minore veniva denominata dai greci ”La Grande Artemide”.
La Diana di Efeso era rappresentata con numerose mammelle ed era
denominata Artemis polymastos, la madre universale che allatta l’intera
umanità.
L’ARTEMIDE DI EFESO
L’identificazione di Artemide con la Vergine riceve conferma dal
fatto che a Efeso, dove era considerato cardinale il culto di
Artemide-Diana, sorse la prima grande basilica in onore di Maria, al
posto del grande tempio di Artemide che era considerato una della
meraviglie del mondo antico. Quindi vediamo come le due grandi dee
vergini del mondo greco Artemide e Pallade Atena fossero entrambi
contemporaneamente “Grandi Vergini” e “Grandi Madri”.
Artemide di Efeso
In Occidente la maternità, invece di essere legata al concetto di
copulazione come sarebbe logico aspettarsi, è legata al concetto di
verginità. Afrodite non fu una vera dea-Madre e anche Era, la regina
degli dei, era più associata al concetto di moglie che di madre. I greci
non solo separarono tra le due funzioni, quella di madre e di amante,
ma le resero antitetiche: la maternità viene associata alla verginità.
Delle tre dee falliche, Atena, Artemide, Persefone, le prime due
rimasero vergini e diventarono Grandi Madri, mentre la terza fu
deflorata, e divenne dea degli Inferi, cioè dei morti invece che dei
vivi. L’equazione diventa ora chiara: verginità = maternità = vita,
mentre invece deflorazione = morte. Il cristianesimo ha accentuato
questa chiave di lettura, ma come abbiamo visto esisteva
inequivocabilmente già nel mondo greco-romano. La Vergine è madre e
partorisce il Dio della vita, ovvero, partorisce Dio grazie alla sua
verginità. In Occidente l’implicazione che il rapporto sessuale sia di
per sé peccato, porta alla morte e alla dannazione. Questa equivalenza:
copulazione = peccato = morte è una delle equivalenze base della cultura
occidentale. L’Occidente non ebbe bisogno di imparare il concetto di
peccato dai giudei, come pensa erroneamente Nietzsche. Questo concetto
esisteva in forma embrionale, ma ben definita, all’interno della propria
cultura. Nel momento di crisi questo concetto di peccato prese il
primato su quello di permissività sessuale, che i greci gli avevano
istituito accanto. Una cultura può attingere solo da se stessa. Il
contatto con altre civiltà può al massimo stimolare la ricerca di
soluzioni verso una direzione piuttosto che un’altra. Il contatto
dell’Occidente con i giudei, in un momento di crisi esistenziale, servì
da ispirazione a rivolgersi verso quei modelli, che erano però già stati
elaborati in maniera autoctona. È piuttosto il caso di pensare che
l’influenza sia avvenuta in direzione opposta, e che sia stata
l’influenza ellenica a penetrare la cultura ebraica con concetti come
l’immortalità dell’anima, il mondo dell’aldilà, il castigo e la
retribuzione di peccati e meriti dopo la morte, quando queste culture
entrarono in contatto fra di loro. Tutti i concetti di filosofia e di
metafisica sono infatti estranei all’ebraismo. Come abbiamo visto, la
condensazione simbolica, nel mito come nel sogno, è estremamente
precisa. Dopo averlo trattato sommariamente, riassumeremo ed esamineremo
ora più da vicino il simbolismo che accompagna il mito di Persefone. La
dea, che faceva parte della triade di dee olimpiche vergini, insieme ad
Atena e Artemide, e quindi avrebbe dovuto avere anche lei un’arma come
il pene apotropaico; ma poichè fu rapita e deflorata questo simbolo
venne soppresso. In certe rappresentazioni le viene restituito l’arcaico
serpente pre-olimpico, ma diventò l’unica dea occidentale, non vergine,
ad essere accompagnata da un simbolo fallico. L’allusione è che fosse
deflorata ma vergine allo stesso tempo, la condensazione di due opposti.
Infatti, nel mito come nel sogno, non esiste il principio di
non-contraddizione. Il mito stesso ci racconta di una dea che, malgrado
apparentemente deflorata da Ades, dalle parole di Kerenyi rimane
vergine-sterile. Il mito orfico secondo il quale Zeus si sarebbe unito
alla dea nelle spoglie di un serpente e da questa unione sarebbe nato
Dioniso, non allude a un’unione eterosessuale, bensì Zeus nelle vesti di
serpente rappresenta il pene verginale di Persefone, come il serpente
che colloquiava con Eva nel Paradiso Terrestre. Lo Zeus dei miti orfici,
di cui questa storia fa parte, oltre ad essere dio del cielo e delle
sfere superiori, era anche detto Zeus Katachthonios o Chthonios, era
cioè anche uno Zeus sotterraneo e questo, a sua volta, non era che un
altro nome per Ades. Quando si parla di un “altro Zeus”, “dell’ospitale
Zeus dei defunti”, s’intende immancabilmente Ades e l’unione rappresenta
più l’unione simbolica con uno spirito che con il Zeus olimpico, di cui
conosciamo così bene le altre avventure romantiche che si concedeva. A
questo proposito è molto illuminante riportare una credenza diffusa
nella tribù australiana degli Arunta, che abolisce la connessione
esistente tra atto sessuale e concepimento. Quando una donna si sente
madre, ciò significa che uno degli spiriti che sonnecchiano in attesa di
rinascere è penetrato nel suo corpo provenendo dal più vicino luogo
degli spiriti, e viene partorito da lei in forma di bambino (S.Freud,
“Totem e Tabù”, in op.cit., Vol. 7. pp.118-121).
Il concepimento indipendente dall’atto sessuale, e per opera di uno
spirito, non fu dunque un’innovazione del cristianesimo. Il mito greco
stesso ne conservava le tracce dalla sua lontana preistoria. Quindi
vediamo che il mito si svolge parallelamente in due strati: il primo è
quello in cui la dea ha rapporti con il serpente, come simbolo del
proprio pene verginale, come Eva nel mito biblico, e da questo rapporto
autoerotico nasce Dioniso, mentre invece dal rapporto autoerotico di Eva
non avviene nessuna concezione, poiché il concetto di verginità =
maternità è estraneo alla mentalità semitica. In questo strato del mito
di Persefone, come fantasia che si accompagna alla masturbazione, il
proprio serpente-pene verginale diventa Zeus-serpente, cioè uno spirito
che il mito cristiano tradurrà in Spirito Santo. Ed ecco che il
colloquio autoerotico di Eva con il suo serpente trova il suo
corrispondente nel «colloquio» di Persefone con Zeus-serpente. A
differenza del mito semitico, dove Asherah, la prostituta nuda, è madre
di tutti gli dei, e Eva, la Grande Madre delle tribù ebraiche, diventa
tale dopo che suo marito la «conobbe», la Grande Madre occidentale
diventa tale solo rimanendo allo stadio autoerotico, vergine, alla pari
di Atena e Artemide, le altre due Grandi Madri della mitologia
occidentale. Il secondo strato è quello in cui ha rapporti con Ades, che
non è che la versione arcaica di Zeus, che porta alla sua deflorazione e
perdizione, dopo la quale però rimane sterile. Il mito qui non è
chiaro, poiché più che di rapporti con Ades si parla del suo ratto
mentre stava cogliendo fiori. La sua de-florazione è implicata solo da
questo simbolismo e forse il mito intende una deflorazione simbolica
come equivalenza della sua verginità: la condensazione dei due opposti
in uno, una dea che sia vergine che deflorata, e quindi condannata agli
Inferi allo stesso tempo. La condanna agli Inferi è parziale: una parte
del tempo con lo sposo e una parte con la madre, come dire metà vergine e
metà deflorata. Anche dopo il suo «rapporto» con Zeus-serpente la dea
rimase vergine e il suo fu un parto verginale come quello di Atena e
della Vergine Maria. Anche il fatto che da esso nacque Dioniso, il dio
destinato a morire dilaniato dai Titani e a risorgere (K.Kerenyi,
ibidem, p.210), allude al mito cristiano dove la dea vergine partorì un
dio destinato a morire di una morte violenta e tragica e poi a
risorgere. Il mito di Persefone contiene tutti gli elementi principali
del mito biblico: i rapporti autoerotici di Eva con il serpente
(Zeus-serpente per Persefone) e deflorazione da parte di Adamo (Ades per
Persefone) dopo la cacciata dall’Eden, ma a differenza del mito
semitico dove ogni concezione è preceduta da un atto di
deflorazione-evirazione di carattere eterosessuale, Persefone concepisce
Dioniso come conseguenza del rapporto con uno spirito, cioè come
conseguenza di un rapporto autoerotico. Dopo il rapporto autoerotico con
Zeus-serpente partorisce Dioniso, mentre dopo il rapporto-deflorazione
con Ades rimane sterile, quindi non dal suo rapporto eterosessuale con
Ades concepisce e partorisce bensì, al contrario, da questo rapporto
«non ne nasce nulla». La deflorazione corrisponde alla cacciata
dall’Eden per Eva, e per Persefone corrisponderà alla condanna agli
Inferi. In entrambi i casi, dopo il rapporto autoerotico avviene la
deflorazione-evirazione del rapporto eterosessuale, come il susseguirsi
di due stadi inevitabili nell’evoluzione della donna, in cui il secondo
allude a una conseguenza e un castigo per il primo. Le differenze tra il
mito greco, che continuerà a sussistere quasi invariato nel
cristianesimo, e il mito ebraico, sono le seguenti:
1) Persefone, malgrado la sua apparente deflorazione per mano di
Ades, rimarrà essenzialmente una dea vergine (sterile, secondo Kerenyi) e
la sua concezione di Dioniso da Zeus-serpente una concezione
immacolata, mentre Eva, dopo la sua cacciata-deflorazione-evirazione dal
Paradiso Terrestre partorì Caino, Abele e figli e figlie, e diventò la
Madre di tutti i viventi attraverso il rapporto eterosessuale e il
parto.
2) Nel mito ebraico non esiste allusione alcuna alla Santa Trinità
3) Nel mito ebraico non esistono allusioni al culto del Bambino, che
sembra più un culto radicato nel modus mentale indoeuropeo, come in
India.
Persefone sarà la dea della fertilità occidentale come Eva lo era
stata per le antiche tribù ebraiche. Un’ulteriore allusione alla sua
natura di dea della fertilità si trova sia nelle sue radici, sia nel
ruolo che adempie nel mito dopo essere stata rapita. Ella è figlia di
Demetra, dea delle messi, e attraverso la sua discesa e salita dagli
Inferi, rappresenta il cambiamento delle stagioni, che permette la
semina e il raccolto. Il mito occidentale ha sviluppato dal primario
concetto della fertilità, intesa come prolificazione, il concetto di
fertilità, nel senso di produzione agricola e fertilità della terra,
come era successo precedentemente nel Medio Oriente, quando le tribù
seminomadi del periodo calcolitico erano diventate residenti fissi e si
erano costituite nelle grandi civiltà del fertile crescente: Sumeri,
Egizi, i Babilonesi, Fenici e Cananei. L’arcaico senso di fertilità,
intesa come prolificazione, fu tradotto in culti della fertilità della
terra. In Babilonia, in Siria e in Palestina, il dio Tammuz moriva
all’inizio della primavera per risorgere con le prime piogge, ricalcando
il molto più antico culto sumerico di Inanna-Dumuzi. I Sumeri erano
infatti stati i primi a costituirsi a civiltà, in concomitanza agli
Egizi, per i quali gli stessi culti di morte e resurrezione venivano
personificati nel culto di Osiris. Questi giovani dei venivano pianti
dalle madri che avevano perso il loro amante: Inanna, Isthar-Astarte,
Iside, che diventarono dee della fertilità dei loro popoli. In
Mesopotamia e Siria-Palestina erano prostitute sacre. Fino al sesto
secolo a.C. questo culto veniva perpetrato anche nel tempio di
Gerusalemme, con grande disappunto dei profeti: “Mi condusse
all’ingresso del portico della casa del Signore che guarda a
settentrione e vidi donne sedute che piangevano Tammuz” (Ezechiele
8,13). Persefone non sarà mai una prostituta sacra poiché, come abbiamo
visto, la psiche occidentale sviluppò altri bisogni, ma mantenne quello
strano serpente enigmatico: lei non più vergine (forse) e mai prostituta
sacra.
Prima dell’avvento del monoteismo, la religione del mondo antico era politeistica, animistica e sciamanica.La
religione della gente celta, germanica, baltica e di Slava, che ha
abitato Europa prima dell’era cristiana, così come quella dei Greci e
dell’altra gente mediterranea,era animistica: gli dei ed le dee, le
intelligenze viventi della natura, erano percepiti ed adorati nei
boschetti , nella foresta, in zone sacre sulle parti superiori della
montagna e nei cerchi di pietra grandi. Oltre che i dei e le dee c’
erano altri esseri connessi con la natura, che non erano umani, ma
certamente superiori agli esseri umani tali da meritarsi del rispetto,
quali i giganti ed i nani, gli elfi ed i trolls, le fate, gli gnomes, le
crisalidi, le sirene .Questi esseri potevano essere invocati da
chiunque fosse disposto a seguire la via insegnata dagli sciamani e dai
loro successori le streghe, le donne sagge, usando le piante e le pietre
magiche, canti, balli e rituali.
Questa è la religione della natura che è stata eliminata dal
monoteismo cristiano durante i secoli primissimi della nostra era. Gli
dei di Pagani sono stati demonizzati o si ne negata la loro esistenza.
Coloro che seguono la vecchia religione della natura sono stati marcati
come “pagani”, che originalmente significa semplicemente “gli abitanti
del paese” o “abitanti della brughiera”. Alcuni degli dei pagani sono
stati assorbiti dal credo cristiano, poichè alcuni posti sacri
tradizionali sono divenuti sedi di santuari e chiese. Sotto l’influenza
del monoteismo del giudeo-Cristiano il genere di consapevolezza, diretta
delle presenze spirituali della natura, che i nostri antenati pagani
hanno onorato, è stato perso gradualmente. Come William Blake ha detto,
“gli uomini si sono dimenticati così, che tutti gli dei vivono
all’interno del seno umano.”
LE MADONNE NERE
Ci sono circa 500 immagini della vergine nera in varie chiese in
Europa. Fra le più note ci sono quelle nella cattedrale di Chartres in
Francia, della Polonia in Czestochowa, della Svizzera a Einsiedeln,
vicino a Zurigo, il Muttergottes (“madre del dio”) in Altötting, vicino a
München, in Baviera, e quello in Loreto, Italia. Questi santuari della
Madonna nera sono fra i posti più visitati nella cristianità.
Madonna nera di loreto
Anche godendo del riconoscimento popolare, le immagini della Madonna
nera sono una fonte di un certo imbarazzo per la chiesa cattolica.
Solitamente, le guide turistiche non fanno riferimento al colore; o
quando provano a spiegarlo si va dai riferimenti dell’effetto
d’annerimento nei secoli del fumo dalle candele e dei bruciatori di
incenso. Occasionalmente, ci sono riferimenti al cantico dell’antico
testamento di Salomone, in cui la regina di Saba, canta: “sono nera, ma
sono bella.”
La vergine nera è stata identificata con parecchie delle dee delle
culture pre-patriarcali antiche: Cibele del Medio Oriente mediterraneo,
Inanna sumerica, Anath siriana, Lilith ebraica, Kali indiana, Diana e
delle dee egiziane Neith e naturalmente Isis. Nelle culture d’adorazione
della vecchia Europa e del Mediterraneo pre-patriarcale , il nero era
il colore di fertilità e dell’abbondanza, come il terreno nero ricco del
Nilo e di altre valli del fiume. Il bianco d’altra parte era il colore
simbolico della morte e le immagini della dea associata alla morte sono
state intagliate in osso o marmo. Tuttavia, per il pastori nomadi
Indo-Ariani, che hanno invaso l’Europa dal quarto millennio a.c., il
bianco, l’oro ed il colore giallo erano i colori della vita del
sole-dio; e nero era il colore degli dei sotterranei di morte come Ade
ed Ecate.
Con l’avvento della religione patriarcale del dio e, in seguito,
delle tradizioni monoteistiche dei giudeo-Cristiani, la religione degli
dei della natura del mondo arcaico sono state soppresse, desacralizzate e
demonizzate. Il rituale sacro connesso con il culto di Inanna e di
Ishtar è stato condannato come prostituzione. Lilith, che rappresentava
l’autonomia sessuale femminile, la protezione del parto e dei bambini, è
stata trasformata in un demone distruttivo che rubava i bambini. I
preti e i teologi maschi hanno avuto buon gioco ad insistere sulle
funzioni terrificanti del culto della dea, portando ad esempio i culti
di Cibele, in cui i sacerdoti offrivano i loro genitali in sacrificio
alla dea. Diana è diventata la dea delle streghe. È stata associata con
la cristianità esoterica a partire dal dodicesimo secolo ad opera dei
Templari. Tutti coloro che hanno provato a sanare la spaccatura
dissociativa fra natura-eros e lo spiritualità ascetica sono stati
distrutti dalla chiesa di Roma.
S’è salvata soltanto l’immagine del Madonna e del bambino nero, in sè
basato sulle immagini egiziane di Isis con il bambino Horus, superstiti
della distruzione misogina dei cristiani. Il culto di Isis era la
religione dominante del Mediterraneo durante i periodi tardo romani ed
era arrivato anche nelle terre occupate dai romani , compresa la Gallia.
La città di Parigi è stata dedicata a Isis, poichè Lione era dedicata a
Cibele, e Marsiglia a Artemis.
Come altre dee nere, Isis è la dea della terra, della vita e della morte. Nell’asino dorato di Apuleius, Isis parla:
“sono la natura, la madre universale, il mistero di tutti gli
elementi, bambino primordiale, sovrana di tutte le cose spirituali , la
regina dei morti, regina degli immortali, la singola manifestazione di
tutti i dei e tutte le dee. Io sono.”
Il testo continua affermando che è identica a Cibele, Artemis,
Aphrodite, Persephone, Demeter, Juno e Hecate. La dea nera della terra,
compresa la Madonna nera, è stata tradizionalmente sempre invocata
durante i processi naturali della vita: aiutare l’ammalato, facilitare i
dolori del parto, portare la fertilità, confortare e guidare l’uomo
nella morte. Ha sempre rappresentato la persistenza della Dea durante il
periodo di predominanza dei culti patriarcali del dio maschio e
rappresenta il bisogno di femmineo dell’animo umano, la dualità insita
in ogni cosa, bene-male, notte-giorno, maschio-femmina, yang-yin. Anche
il testo sacro del cristianesimo, ribadisce il concetto “dell’UNO”
attraverso l’unione dei due opposti maschio e femmina, che nell’unione
raggiungono la perfezione.
LA DEA MADRE – TITOLI CONFERITI A ISIDE
Abile nel calcolo, Abile nella scrittura, Abitatrice a Netru,
Afrodite, Agape, Alto faro di luce, Ankhet (produttrice e dispensatrice
di vita), Anqet (colei che abbraccia la terra, produttrice di fertilità
nelle acque), Arbitro in faccende di amore , Aset (un modo di
pronunciarne il nome egizio), Ast (un altro modo di pronunciarlo),
Atena, Base del più bel triangolo, Bellicosa, Benefattrice del Tuat (gli
inferi), Colei che abbraccia la terra, Colei che muove (ovvero potere
che interviene), Comprensiva, Consacrata, Cornucopia di tutti i nostri
beni, Corona di Ra – “Heru”, Creatrice, Creatrice dell’inondazione del
Nilo, Dalla bella forma, Datrice di luce del cielo, Datrice di vita, Dea
degli incroci, Dea della rugiada, Dea di tutte le dee, Dea madre di
Dio, Dea madre, Dea Stella maris, Dea verde, Diadema di vita,Dea della
pace, Divina, Donna trono, Dynamis, Epekoos – colei che tutto ode, Era –
Iside identificata con Era, Estia – Iside identificata con Estia,
Euploia – dispensatrice di buona navigazione, Figlia di Geb, Figlia di
Neb- Er – Teher, Figlia di Nut, Figlia di Ra, Figlia di Seb, Figlia di
Thot, Fruttificatrice, Galactotrouphousa – Iside che allatta, che
concede il miracolo del latte della vita, Generatrice di monarchi,
Generatrice di re, Gentile, Gioia, Gioiello del vento, Giustizia – Iside
di giustizia, Grande dea, Grande dea degli inferi, Grande maga che
guarisce. Grande signora, Grande signora degli inferi, Grande vergine,
Grandissima, Guardiana, Guida, Guida delle Muse, Hent – Regina, Heqet –
Iside grande maga, Horus femmina, Immortale, Ineffabile signora,
Inventrix – inventrice delle cose, Iside – Afrodite, Iside – Afrodite –
Astarte, Iside – Afrodite – Pelagia, Iside – Astarte, Iside – Fortuna –
dea del fato e della fortuna, Iside – Hathor, Iside – Inanna, Iside –
Nike – Iside associata alla dea della vittoria, Iside – Tyche, Khut – la
dispensatrice di luce, Kourotrophos, La bella dea, Libertà, Linopeplos –
Iside vestita di lino, Lochia, Luna, Lydia educatrix – Iside educatrice
di Lydia, Madre degli dei, Madre dell’Horus d’oro, Madre divina, Maia,
Massima degli dei, Materia, Mediatrix tra il celestiale e il terreno,
Medicina Mundi – il potere che guarisce il mondo, Menouthis – questo
aspetto di Iside era adorato sia a Menouthis sia ad Alessandria dove era
considerata una dea dalle potenti capacità terapeutiche, Meri – Iside
come dea del mare, Myrionymos – Iside dalla miriade di nomi, Iside dei
diecimila nomi, Multiforme, Multinominata, Nanaia – Iside identificata
con la dea Nanaia, Nascosta, Natura, Nepherses – la bella Nome del sole,
Noreia – Iside identificata con la dea Noreia, Nutrice, Occhio di Ra,
Onnidea, Onnimunifica, Onniricevente, Onniudente, Onnivedente, Panthea –
la dea di tutte le dee, Pantocrateira l’onnigovernante, Pelagia – Iside
del mare cioè protettrice di navi, Persefone, Pliaria – Iside
dell’isola di Faro ad Alessandria, Phronesis – personificazione della
sapienza, Placidae Reginae – la Regina della pace, Ploutodotai – Iside
dispensatrice di ricchezze, Pluonumos – Iside dai molti nomi, Polyonimos
– dai molti nomi, Potentissima, Potere che guarisce il mondo, Potere
che sorge dal Nilo, Prima delle muse a Heropolis, Primo principio
femminile in natura, Primo figlio del tempo, Pterophoros – l’Iside
alata, Quella dalle grandi ali e dalla falce di luna, Quella della luna,
Quella dalle lodi innumerevoli, Ra femmina, Regina del cielo, Regina
della pace, Regina del sole, Regina del sud e del nord, Regina della
terra, Regina d’Egitto di lino vestita, Renenet – dea del raccolto,
Risurrezione e vita, Saeculi Felicitas – felicità dell’età nostra,
Salvatrice, Salvatrice dell’umanità, Salvatrice di marinai, Selene – la
luna, Sesheta – dea della letteratura e della biblioteca, Signora degli
incantesimi, Signora dell’anno nuovo, Signora del caldo e del fuoco,
Signora del mare, Signora del mondo, Signora del pane, Signora del
tuono, Signora del vento del nord, Signora dell’abbondanza, Signora
dell’amore, Signora delle api, Signora della bellezza, Signora della
birra, Signora della casa di fuoco, Signora della crescita e del
declino, Signora dell’eternità, Signora della fiamma, Signora della
gioia e dell’allegria, Signora della grande casa, Signora della guerra e
regola, Signora della luce, Signora della tessitura, Signora della
pace, Signora della parola del principio, Signora della piramide,
Signora della terra, Signora della terra delle donne, Signora della
terraferma, Signora della vita, Signora delle bocche dei mari e dei
fiumi, Signora delle due terre, Signora delle messi verdi, Signora delle
parole di potere, Signora di ogni paese, Signora di tutti gli elementi,
Signora Iside, Signora ricca di nomi, Signora sempiterna di tutte le
cose, Signora su un carro a forma di fuoco, Sophia – Iside come sapienza
divina, Sothis – Iside dea della stella Sothis (Sirio) e dell’ anno
nuovo, Sovrana del mondo, Sposa di Dio, Sposa di Ra, Sposa del signore
(Osiride), Sposa del signore dell’abisso, Sposa del signore
dell’inondazione (Osiride), Trono – Iside colei che assegna il trono,
Uadyet – Iside dea cobra, Una, Unica, Urthekau – colei che è in magici
incantesimi, Usert – Iside dea della terra, dispensatrice di vita,
Raffigurata con un manto azzurro, cosparso di stelle, una falce di luna
ai piedi, la corona, mentre allatta Horus
Sono cose già sentite, cambia solo il nome…
RIFERIMENTO IN RETE: ACNR- Associazione Culturale Nuova Ricerca
http://www.nuovaricerca.org/dea1.htm
http://memorialezikkaron.blogspot.it/2011/05/la-dea-ebraica-asherah-moglie-di-jahweh.html