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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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venerdì 4 novembre 2016

I menhir di Corru Tundu - Villa Sant'Antonio (OR)

di M.Cabriolu e D.Bacciu
Ph D.Bacciu

durdica bacciu
La località Su Corru Tundu si trova immediatamente a Nord dell'abitato di Villa Sant'Antonio (Or). Il terreno, di origine vulcanica ed effusiva, è caratterizzato da rioliti e ignimbriti riconducibili a circa 30 milioni di anni fa. Ancora, il terreno si presenta in forme aspre cupoliformi prevalentemente prive di copertura arbustiva e arborea, dove si può osservare come la roccia affiori di tanto in tanto. In questa zone è riconoscibile, nel fianco orientale di un rio a carattere stagionale, un sentiero di origine preistorica, composto da ciottolato che sfocia in un bancone tufaceo caratterizzato da profondi segni di ruote di carro che ci evidenzia un percorso stradale molto antico. Attraverso questo sentiero, lungo circa 1 km, raggiungiamo un terrazzo dove si eleva un menhir di trachite con la sommità troncata. La sua dimensione residua è di c. 5 metri e 75 cm di altezza ma probabilmente, in origine, era più alto. E' verosimile pensare che il menhir sia stato risollevato e piazzato in tempi recenti, in quanto parte della sua superficie presenta una particolare pulizia dovuta al contatto con il terreno. 

durdica bacciuIl monolite si presenta fortemente affusolato con una faccia fortemente spianata e l'altra arrotondata e inoltre, presenta tre coppelle. Secondo alcuni studi, le caratteristiche di questo monolite permettono di ricondurlo ad una tipologia femminile e correlando l'industria litica e i reperti rinvenuti collocarlo cronologicamente al neolitico finale (3200-2850 a.C.). 
durdica bacciuIn prossimità del sentiero appena descritto si trova, inoltre, un altro menhir dalle dimensioni più modeste (poco più di 2 m) ottenuto sempre modellando, probabilmente con un strumento di metallo, un macigno di trachite. Anche quest'ultimo presenta una faccia spianata rivolta a sud-ovest e una arrotondata rivolta a settentrione e posteriormente presenta una coppella. Da sottolineare che entrambi i menhir presentano una sorta di terrazzamento in pietra, dove i contorni emergono leggermente dal terreno. La funzione dei menhir varia a secondo della loro collocazione. Possiamo trovarli in prossimità di dolme o allèe couvertes, stradelli e circoli megalitici. Probabilmente stavano ad indicare zone sacre o percorsi per arrivare ad esse. 
Nuragugume
 In Sardegna ci cono diversi menhir di fattezze eccezionali, questo a dimostrare il pieno inserimento della Sardegna nella cultura megalitica. Per questo motivo ricordiamo i menhir di: Monte d'Accoddi con i suoi c. 4 metri, Sa Pedra 'e Taleri di Nuragugume oltre i 4 metri, Luxia Arrabbiosa di Villaperuccio alto circa 5 metri e Barisardo con Sa pedra longa di oltre 4 metri.
Champ Dolent
Mentre per quanto riguarda il contesto del Mediterraneo occidentale possiamo ricordare il menhir di Champ Dolent (Bretagna) con i suoi 9,30 m dovrebbe essere il più elevato, se si esclude il menhir di Locmariaquer, tutt'oggi spezzato in quattro parti, per un altezza di c. 20 metri.

venerdì 11 marzo 2016

Parco Archeologico di Pranu Mutteddu a Goni



di Marcello Cabriolu
Ph: Durdica Bacciu
durdica bacciu
L’area archeologica, tagliata in due settori dalla strada che conduce a Senorbì, sorge sopra un tavolato di arenaria e scisto e corona a oriente un insediamento preistorico. La collocazione cronologica la inquadra nella facies di San Michele di Ozieri che va dal 3200 al 2850 a.C., ma nulla esclude, per alcune sepolture dalla tipologia monocellulare, che siano più antiche. I reperti rinvenuti ci mostrano un utilizzo dell’area funeraria e una tumulazione di defunti almeno sino al 1900 a.C.. Il settore settentrionale, caratterizzato dalle tombe a circolo, ospita un allineamento di menhir, di dubbia arcaicità, alcuni aniconici e alcuni antropomorfi, molti dei quali erano sul terreno e sono stati eretti recentemente.
durdica bacciu
Tra questo tipo di sepolture spiccano la II, la IV e la V denominata “Nuraxeddu”. Le tombe a circolo sono costituite da una cista; da una parte interna in cui veniva deposto il defunto in posizione fetale o anche seduto, accompagnato dal corredo, e che in origine risultava coperta da un tumulo di terra; e dal peristilio, il circolo di pietre che segnala e circonda la sepoltura vera e propria. La curiosità del peristilio dei circoli tombali sardi - quello di Goni come quello di Sa Serra ‘e Su Paroni di Sant’Antioco - è che il muro si presenta legato a “sacco”, dimostrando quanto la tecnica edilizia tipica dei nuraghi abbia un’alta antichità. La sepoltura II si evidenzia per la cista centrale - creata da un blocco in arenaria scavato in due ambienti e trasportata da lontano sino al centro del circolo funerario - e per un altro macigno scavato a creare un portello di ingresso.
durdica bacciu
Frontalmente alla cista si apre un corridoio che taglia il peristilio e vede nell’ingresso, sulla destra, un grosso menhir eretto, simboleggiante un antenato. Attorno a questa sepoltura, che per tipologia e bellezza doveva appartenere ad un aristocratico, ne sorgono delle altre, simili sotto l’aspetto formale ma un po’ più semplici, con la cista ricavata da piccole pietre accostate a cassone. La sepoltura V in particolare, detta Nuraxeddu, forse più recente, mostra che al circolo originario venne aggiunto un corridoio di lastre ortostatiche, che poteva essere coperto da piattabande, dando origine ad un allé couverte. La tomba IV invece, dal profilo circolare, viene detta la “Triade” per la presenza di tre menhir infissi nel terreno e tangenti al peristilio.
durdica bacciu
Il resto della necropoli si estende sul roccione di Genna Accas ed è formata principalmente da Domus de Janas. Forse ad accogliere la componente sociale più povera, in confronto alla magnificenza dell’altro tipo tombale, l’insieme di queste domus venne scavato accanto alle sepolture a cista, in prossimità di un roccione su cui venne sagomata una testa antropomorfa:
durdica bacciu
quella Dea Madre, usanza praticata anche nelle necropoli di Filigosa a Macomer o di Locci Santus a San Giovanni Suergiu. La cima di Genna Accas ospita, tra le altre strutture, una “roda”, ovvero un circolo di pietre dove is attittadoras, le piangenti, officiavano il rituale di veglia e sepoltura.
durdica bacciu
Le tombe qui descritte presentano consistenti tracce di umidità, come se fossero state scavate in prossimità di acque sorgive o come se fosse stato desiderio voluto quello di far concentrare al loro interno le acque piovane. Nelle camere, di forma uterina o semicircolare, gli individui (in numero di uno o più) vennero deposti in posizione fetale proprio in prossimità dell’accumulo idrico, quasi a riprodurre una forma di grembo materno con tanto di liquido amniotico. A rappresentare una nuova nascita dopo la morte.
 
Per richiedere informazioni e per prenotazioni:
Telefono e fax (uffici): 070-982059  http://www.pranumuttedu.com/chi_siamo.html