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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.

mercoledì 26 aprile 2017

Megaron a doppio antis di Dom'e Orgia Esterzili - ArcheOlbia

di Marcello Cabriolu
Ph Durdica Bacciu

 

durdica bacciu
Il megaron di Domu ‘e Orgìa, riconducibile al XIV sec. a.C., venne edificato ad una quota di 970 mt s.l.m. circa, all’imbocco di un valico. Potenzialmente la struttura controlla l’altipiano di Taccu Mauruoi e le sue numerose sorgenti, che in epoca preistorica dovevano essere sicuramente gestite dalle genti dei nuraghi. La potenzialità dell’insediamento è evidenziata inoltre dal fatto che il valico occupato sia stato in passato il passaggio obbligato dei percorsi di transumanza verso le pianure dal clima più mite. La struttura si mostra di forma rettangolare, con doppio antis, e circondata da un recinto ovale. La tecnica edilizia, nonostante siano stati utilizzati materiali resi a lastre, si presenta sempre del tipo a “sacco”, e l’edificio si eleva con almeno un atrio-vestibolo e due ambienti interni separati da un tramezzo, con un ingresso sormontato da un architrave e una luce di scarico. Vi si accede attraversando un vestibolo marginato da una panchina e, oltrepassando il primo ingresso, si entra nella sala più grande, anch’essa contornata da un sedile, interrotto a sinistra da una lastra ortostatica. L’ambiente più interno, a cui si accede attraverso un ingresso poderoso architravato, si rivela di dimensioni ridotte rispetto al precedente, ma anche questo adorno di un sedile.
durdica bacciu
Attualmente non ci è dato sapere che tipo di copertura fosse stata utilizzata, ma alcuni studiosi suppongono si trattasse di un tetto a doppio spiovente. All’interno del recinto ovale si trovano i residui di altre strutture, mentre altre ancora si intravedono qualche centinaio di metri più a Sud, testimoniando quanto il complesso fosse molto più ampio rispetto a quanto risulti evidente attualmente. L’indagine archeologica ha rivelato la presenza di svariata utensileria sia litica - come pestelli macine e lisciatoi - che fittile - olle e ciotole -, oltre ad una discreta quantità di prodotti bronzei. Tramite confronti con edifici dell’Età del Bronzo/Ferro della penisola e del Mediterraneo orientale, l’edificio parrebbe un centro religioso caratterizzato da un forte potere politico/economico. Attraverso questi confronti si evincono elementi sociali di genere femminile con ruoli di potere o di rappresentanza nella Sardegna del XII sec. a.C.

durdica bacciu
Come raggiungerlo
Dal paese di Esterzili seguire le indicazioni per il Monte Santa Vittoria e il Complesso Domu’e Orgìa. Percorrere la strada asfaltata di penetrazione agricola che indica Monte Santa Vittoria e percorrerla per diversi chilometri sino a quando si giunge alla vetta. Per arrivare al megaron, oltrepassare la pineta e proseguire lungo la stessa strada verso Escalaplano. Dopo pochi chilometri ancora, ormai scesi visibilmente di quota, in prossimità di un crocevia, si potrà vedere il monumento sulla sinistra a pochi metri dalla strada. L’area, libera all’accesso, è delimitata da un cancello e da una recinzione.

domenica 16 aprile 2017

Buona Pasqua da ArcheOlbia

Buona Pasqua dallo Staff di ArcheOlbia

Il Nuraghe Adoni di Villanovatulo - ArcheOlbia



di Marcello Cabriolu 
Ph Internet
 
Il complesso del Nuraghe Adoni, conosciuto sin dai primissimi anni del milleottocento, venne indagato solamente dal millenovecentonovantasette al millenovecentonovantanove per intervento del prof. Mario Sanges. Il complesso si è rivelato costituito da un mastio A attorniato da un bastione quadrilobato costituito dalle torri B, C, D, E, rispettivamente collocate a E, N, W, S e circondato ulteriormente da un antemurale turrito. Fondamentalmente la struttura si poggia sopra un tacco di calcare ben visibile nel settore orientale e, data la forma irregolare e non simmetrica nonostante le torri si mostrino ad addizione concentrica, in origine, attorno al XVI sec. a.C., doveva essere un protonuraghe che comprendeva il mastio A e la cortina panciuta a sud. L’elemento litico usato sono dolomie e calcari assemblati sostanzialmente senza rispettare filari e con il supporto di numerose zeppe di sostegno combinati a creare un indubbio paramento a “sacco”. Si accede da un ingresso leggermente sopraelevato sistemato tra la cortina curvilinea a S e la torre E, sulla sinistra si accede alla torre con feritoie mentre sulla destra si sale, attraverso un corridoio stretto, verso il secondo livello del complesso.
La torre E, descritta con feritoie, si presenta molto simile a quella del Nolza di Meana Sardo o del Serbissi di Osini, quindi come queste è inquadrabile, soprattutto in virtù del distacco dal corpo del complesso e di un rinvenimento di un ripostiglio nelle vicinanze, come una fornace per l‘estrazione dei metalli. La rampa d’ingresso conduce ad una sorta di pianerottolo superiore che alcuni studiosi denominano come cortile Y, a ovest del mastio, e che si mostra simmetrico al cortile X sistemato a est del mastio. Ci sono valide motivazioni per credere che questo non sia altro che un unico elemento, un corridoio anulare, che circonda il residuo del piano superiore del bastione, proprio come quello che circonda la sala al piano terra del Santu Antine di Torralba. Si parla di residuo del piano superiore del mastio innanzitutto perché l’antica sala superiore voltata a tholos è scoperchiata e poi perché lo spessore murario è parecchio più stretto del livello sottostante, il che fa supporre che alla parte superiore della torre manchi qualche “rifascio”. Da sottolineare che al centro della sala, resa in dolomia, sono stati riposti i mensoloni di coronamento in calcare e basalto che in origine donavano all’apice del mastio una composizione bicromatica. Si è già parlato dell’andito verso la torre E per aggiungere che dal corridoio anulare al primo piano partono anche gli altri anditi che conducono alle torri secondarie B, C, D. In particolare il percorso verso la  torre B, come si suppone avvenisse per la torre D, si sviluppa curvilineo e si ferma a quota mt 4 dal pavimento della sala, alta circa mt 7, facendo ipotizzare che l’ambiente fosse diviso in due livelli da un soppalco in legno. La parte settentrionale del bastione presenta un andamento irregolare che suggerisce una maggior ampiezza nell’estensione e la presenza di qualche altra torre riunita al corpo principale da un antemurale con torri. In particolare il settore settentrionale si amplia in un cortile che ospita una cisterna con copertura a tholos, profonda circa 3 mt.
Questa, resa in calcare e con un paramento a “sacco” riempito di argilla e pomice, opportunamente indagata, mostra un deposito di vasi e ceramiche per la fruizione delle acque. Il complesso è circondato da un villaggio dove si possono individuare almeno dodici capanne con una scalinata che conduce al sottostante insediamento, ancora da indagare, che si sviluppa nel bosco. Qui si possono osservare strutture raggruppate a isolati con vani concentrati su cortili. L’analisi del deposito e le forme edilizie ci mostrano un periodo di ampliamento e di utilizzo che va dal XIII al X sec.a. C. almeno, testimoniando un fase di vita ricca e florida che vedeva la forgiatura di lesine, pugnali, punte di lance, scalpelli, navicelle, pannelle di rame, brocche, bracciali e tanto altro materiale per le esigenze di vita quotidiana.

Come raggiungerlo

 Dall’abitato di Villanova Tulo prendere la SP52 per Laconi. Dopo circa 3,5 km svoltare a sinistra ed imboccare una strada sterrata ma agevole che sale sull’altipiano che ospita il nuraghe. Al termine della strada si trova la piazzola di sosta dove parcheggiare l’auto. Si procede quindi a piedi per qualche centinaio di metri sullo stradello in salita fino a giungere alla pinnetta in cui è ospitata la biglietteria.

martedì 4 aprile 2017

Escursione Porto Torres 9 aprile 2017





Nuovo appuntamento con ArcheOlbia per il mese di Aprile 2017:
- Escursione alla scoperta di Turris Libisonis (attuale Porto Torres)
  9 marzo 2017 ore 8.30 Molo Brin
Programma:
- Altare di Monte d'Accoddi
   Il complesso prenuragico di Monte d’Accoddi è costituito da uno straordinario monumento, a tutt’oggi unico non solo in Europa ma nell’intero bacino Mediterraneo, che ricorda le  “ziqqurath" orientali e da un villaggio.
- Antiquarium Turritano
  L'Antiquarium di Porto Torres, edificato tra il 1971 e il 1973 e aperto al pubblico nel 1984, sorge nell'area archeologica di Turris Libisonis, al limitare meridionale della via Ponte Romano.
Offre un quadro molto esauriente del periodo romano a Turris, la città organizzata nella seconda metà del I sec. a. C. attorno al bacino portuale.
- Terme Pallottino
  La ricostruzione attualmente visibile mostra una successione di tre vani principali contigui, due dei quali absidati, caratterizzati da un sistema di riscaldamento delle pareti e dei pavimenti. Numerosi i mosaici a decorazione geometrica che rivestono i piani pavimentali e che collocano la struttura alla fine del III secolo d.C.
- Domus di Orfeo
  Nell’ottobre del 1995 sono emersi i resti di due edifici privati che probabilmente precedono di circa due secoli la costruzione dell’impianto termale. Si tratta di due sfarzose domus patrizie decorate con intonaci affrescati e pavimenti in battuto ricoperti da mosaici: quello centrale ha come tema compositivo l’Orfeo con la lira. Si tratta del secondo mosaico rinvenuto in Sardegna raffigurante Orfeo. 
- Basilica di San Gavino
 La basilica romanica di San Gavino di Porto Torres è uno dei monumenti più significativi dell'intero patrimonio artistico sardo. La grandiosità dell'esterno cede il passo al fascino discreto dell'interno, appena rischiarato dalla luce che proviene dalle monofore a feritoia e si riflette nelle colonne e nei capitelli marmorei prelevate da antichi edifici di età romana e bizantina. Il santuario è anche un'importante meta devozionale, per via del culto millenario tributato ai martiri locali Gavino, Proto e Gianuario.
Per informazioni e prenotazioni: ArcheOlbia - Associazione culturale archeolbia@gmail.com oppure 3456328150