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La
necropoli venne scoperta in maniera fortuita nel 1903, mentre si cavavano
pietre per la costruzione di una casa colonica. Dopo le segnalazioni all’archeologo
Antonio Taramelli riguardanti la presenza di un cranio e di frammenti di un
vaso tripode, l’area vide l’inizio degli scavi e delle indagini nel 1904.
Coadiuvato da Nissardi, l’allora Soprintendente alle antichità poté inquadrare
e riprodurre su carta almeno dieci ipogei (tombe scavate nel sottosuolo) nella
prima fase di scavo, mentre nella seconda il numero raggiunse 21 unità. Le
ricerche condotte durante gli anni trenta e sessanta elevarono ancora il numero
delle sepolture sino alle 38 unità,
evidenziando l’abitudine già sottolineata in altre località, da parte degli
uomini preistorici sardi, di scavare ampie necropoli per soddisfare le esigenze
funerarie di più centri abitati.
Ricavata in parte sulle rive di un torrente
(Riu Filibertu), e in parte su una mezza collina di circa 23 mt s.l.m., la
necropoli mostra l’intenzionalità dei costruttori di implicare le acque
fluviali nel rituale di seppellimento degli individui. La pianta dell’area ci mostra
una disposizione delle tombe a semicerchio, sia in prossimità del fiumiciattolo
che a circondare la mezza altura, considerazione valutabile dall’osservazione
dei dromos (corridoi d’accesso) e delle camere. Gli ingressi alle sepolture si
rivelano di vari tipi: sia a pozzetto verticale o anche obliquo che a dromos
discendente. Le camere si presentano generalmente a pianta tondeggiante (la
tipica forma dell’utero della divinità) tranne quelle a dromos le quali
presentano ambienti rettilinei. Le pareti delle sepolture, a sottolineare il
carattere sacro, presentano decorazioni architettoniche, pitture rosse, protomi
taurine e false porte.
Nei pavimenti sono ricavate delle coppelle (forme
tondeggianti incavate), nelle quali venivano alloggiati i betilini votivi.
L’utilizzo della necropoli è testimoniato per un ampio periodo che va dal
Neolitico Recente (3500 a.C.) alla cultura di Bonnannaro (1800 a.C.),
dimostrando una continuità culturale di ben 1700 anni. Le analisi condotte sui
resti umani mostrano che la popolazione era in maggioranza (84%) di tipo
mediterraneo, con cranio dolicomorfo (forma cranica allungata, lunghezza
maggiore rispetto allo spessore tra tempia e tempia). Le forme grafiche ben
precise e i segni scolpiti su alcune sepolture ci fanno inoltre intuire che le
genti dell’epoca conoscevano già simbologie idonee a una primordiale forma di
scrittura.
Come arrivare:
Da Alghero si prende la "strada dei due mari". Dopo 10 km sono i visibili i cartelli che segnalano la necropoli
Per informazioni:
Telefono +39 329 4385947 /+39 349 0871963
Sito internet: www.coopsilt.it
e-mail: silt.coop@tiscali.it
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