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Nella tradizione sarda, il mese di Novembre è conosciuto come il mese dei morti durante il quale si crede nel ritorno delle anime penitenti sulla terra. Le anime girano per le vie del paese e vengono riconosciute per le loro lunghe vesti bianche e dalla candela che tengono in mano, questa processione ha un nome ben preciso: Sa Reùla. Questa leggenda ha un particolare aggiacciante: spesso nella processione veniva intravista una persona vivente e secondo la credenza la stessa sarebbe morta entro l'anno.
La sua morte veniva vista in sa reùla un anno prima, tempo necessario per conoscere le altre anime. Queste processioni potevano essere viste in discesa e il malcapitato avrebbe avuto una malattia pesante ma non avrebbe rischiato la vita oppure in salita e allora il suo destino era già segnato. I problemi potevano nascere anche per le anime in processione, se una di loro non fossse riuscita a rientrare in orario nel regno dei morti, avrebbe avuto una pena da espiare 10 volte più pesante. Questa figura veniva identificata come Su Zoppu, lo zoppo proprio per la caratteristica di essere lento.
Chi aveva la sfortuna di incontrare questa processione, doveva difendersi dalle anime e molto spesso la difesa era ben visibile attraverso lividi, graffi o segni. Ci si poteva salvare solo se nel gruppo si indentificava un parente o un amico che aveva il compito di attenuare la lite. Un'altra soluzione era quella di recitare Is paraulas manna, ovvero le 12 parole di San Martino. Queste dovevano essere recitate con precisione e senza sbagliare, pena? La rabbia delle anime.
La formula era composta da 13 strofe e recitava la lotta leggendaria tra Satana e San Martino, chiedendo l'intercessione del santo per la salvezza della propria anima. La resposabilità era notevole perchè in caso di buona riuscita della formula, il malcapitato avrebbe salvato la sua anima, quelle della propria famiglia e quelle delle sette case vicino a lui.
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