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sabato 5 novembre 2016

Fiabe sarde - Sant'Antonio e il fuoco

di Durdica Bacciu
Ph: Internet

Tentazioni di Sant'Antonio, Bosch (attribuito), Museo del Prado, Madrid
Tanto tempo fa, la Sardegna era una terra triste e fredda, nessuno aveva il coraggio di metterci piede, nè uomini nè animali. Un giorno però qualcuno trovò il coraggio e si spinse fino alle coste nord e iniziò a conoscere la nostra isola. Camminando camminando incontrò le prime persone che lo fissarono incuriosite e domandarono, tra un battito di denti e l'altro: "Chi siete voi e come mai andate in giro con questi animali?". Infatti, una signora anziana vestita di orbace, notò che lo strano personaggio era circondato da piccoli animaletti rosa, belli grassotelli e giocherelloni ma tremanti dal freddo, proprio per questo motivo correvano intorno alle gambe del signore sconosciuto senza lasciarlo mai un momento.

Con calma e un con sorriso il personaggio rispose: "Io mi chiamo Antonio e sono un porcaro, stò cercando un posto per fermarmi e allevare i miei maialetti, non solo questi che vedete intorno a me ma anche tanti altri che ho lasciato lontano da qui". Guardandolo sorpreso, un giovane totalmente congelato e con un filo di voce disse: "Non mi sembra un posto ideale per allevare questi simpatici animaletti cosi grassotelli e giocherelloni, se si guarda intorno noterà che qui è tutto congelato e senza speranza". A queste parole Sant'Antonio chiese chiarimenti a tale rassegnazione e l'uomo gli spiegò che alla creazione della nostra isola, ovverò la Sardegna, Dio aveva insegnato tutto agli uomini tranne come accendere il fuoco. Infatti in tutta l'isola non si trovava alcuna pietra focaia e le case erano fredde e le campagne sempre innevate. Sentendo questo racconto, Sant'Antonio non si perse d'animo ma si guardò intorno e notò la ricchezza delle foreste di querce piene di ghiande, ghiande che sarebbero state ottimo pasto per i suoi maialini rosa. Si sedette e iniziò a pensare, ricordandosi di avere con se una mappa dove erano segnate le creazioni di Dio, sia sulla terra che nel sottosuolo. Osservando osservando notò subito un puntino dove c'era qualcosa che brillava e disse subito. "Ecco dove devo andare, ecco dove posso trovare quello che vi può servire".

Detto questo ordinò al giovane dal naso congelato di portare un bastone di ferula e di aspettarlo li. Senza essere seguito da nessuno tranne che dai suoi inseparabili 7 animaletti rosa,  impugnò il bastone e si diresse verso una masso poco distante, sollevò il bastone e bussò per ben tre volte. Si sentì subito: "Chi disturba? Chi siete?" da una voce stridula. "Qui non vi troverete nessuno" disse una voce sgradevole. "Andate subito via" disse una voce tremante. Sant'Antonio, meravigliato da queste risposte, non si fece spaventare e incalzò: "Ma non ho bussato all'inferno?". Subito le voci risposero: "Chi sei, cosa vuoi, perchè disturbi?". Sant'Antonio, con la risposta pronta: "Sono l'ufficiale per il controllo dell'inferno, ho qui i documenti che lo dimostrano, chiusi con la cerchialacca". Improvvisamente silenzio e poco dopo si senti rispondere: "Non ci interessa, no grazie". Ma la terza voce disse "Cosa è la cerchialacca?". Da questo momento Sant'Antonio inizio a raccontare il significato di quella parola mai sentita e di tante altre, come ad esempio, controsento, centimento e divelto. Presi dalla curiosità, i diavoli, aprirono uno spiraglio nella roccia, abbastanza da sentire ma senza permettere l'ingresso di alcuno e cosi, sant'Antonio ebbe la possibilità di far entrare i suoi 7 maialini che iniziarono a corre da una parte all'altra, sporcando e mettendo in disordine l'ambiente dei diavoli. Appena si resero conto della situazione, i tre diavoli inferociti si rivolsero a Sant'Antonio:" Cosa hai fatto, come ti sei permesso, se viene il Gran Diavolo e vede tutto questo ci uccide", in quel momento il Santo riuscì ad entrare e richiamando i suoi maialetti, si sedette su una roccia vicino ad un falò. "Che bel caldo" disse e toccò il fuoco con la punta del bastone  facendo in modo che bruciasse all'interno senza darlo a vedere all'esterno, infatti, la ferula, contiene al suo interno un materiale spugnoso e oleoso, facilmente infiammabile. Fuoco, fuochino, in ogni acciarino, braciere e forno, tutto d'intorno, pietra focaia, camino e caldaia..." "Fuoco, fuoco, per ogni loco, per tutto il mondo, fuoco giocondo".

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"Ci hai imbrogliato" esclamarono i diavoli, tu non sei un ufficiale dell'inferno, tu volevi solo il nostro fuoco", "Vattene via e non farti mai più vedere e portati via anche i tuoi maialetti rosa". Sentendo queste parole, Sant'Antonio si alzò, raccolse il suo bastone di ferula e uscì. Appena fuori, iniziò a girare il bastone e si notarono le scintille, rosse come i frutti del melograno ma calde come il fuoco che nessuno aveva mai visto. Poi disse: "
Da questo momento, la Sardegna conobbe il fuoco e iniziò a scaldarsi e a smettere di battere i denti. Fatti arrivare gli altri maialetti, Sant'Antonio rimase a vivere per sempre nella terra sarda. 

Da questa leggenda, tutt'oggi, la Sardegna festeggia Sant'Antonio e su fogu. Una versione tutta sarda, della leggenda, evidenzia che Sant’Antonio portò la magica e calda fiamma anche nella terra dei nuraghi accompagnandola al grido di: “Fogu, fogu pò donnia logu; linna, linna pò sa Sardinna”.

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