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Associazione ArcheOlbia
Promozione e Valorizzazione dei Beni Culturali

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ArcheOlbia
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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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venerdì 8 novembre 2019

Eventi di novembre - Libreria Ubik Olbia - 2019

di Libreria Ubik Olbia

Ecco a voi il ricchissimo calendario degli eventi di novembre, un calendario ricco di collaborazioni (come piace a noi!).

✔️ Venerdì 8 alle 18,30 a la Casa del Popolo Gallura, Savina Dolores Massa presenterà del suo nuovo libro "A un garofano fuggito fu dato il mio nome" - Il maestrale.
Dialogerà con l'autrice l'antropologo Fiorenzo Caterini con la partecipazione di Claudio Piras Moreno.

✔️ Sabato 9 alle 19,00 al Corso Umberto 33, Sandrone Dazieri all'interno del festival Tinte Fosche - autunno in noir, ci parlerà del suo nuovissimo libro "La danza del gorilla", edito da Rizzoli
Dialogherà con l'autore Marco Navone.

✔️ Martedì 12 alle 19,00 al Corso Umberto 33, Paola Barbato sempre all'interno del festival Tinte Fosche - autunno in noir, ci parlerà del suo nuovo libro "Zoo". edito da Edizioni Piemme.
Dialogherà con l'autrice Romina Fiore.

✔️ I Mercoledì 13, 20 e 27 alle 9,30 inizierà un bellissimo ciclo di eventi organizzato dalle Cliniche Doneddu, chiamato Scuola delle mamme (e dei papà) - corso teorico pratico
per la salute orale dei figli.

Noi con Mammamamma Olbia Noleggio&vendita articoli infanzia siamo partner di questa interessantissima iniziativa.

✔️ I Mercoledì 13 e 27 alle 18,00 proseguo incontri letterari in Lingua Tedesca in libreria.

✔️ Giovedì 14 alle 19,00 al Corso Umberto 33, Gesuino Némus presentà in anteprima nazionale per il festival Tinte Fosche - autunno in noir, il suo nuovissimo libro "L'Eresia del Cannonau". edito da Elliot Edizioni
Dialogherà con l'autore Salvatore Gusinu.


 

✔️ Sabato 23 alle 18,30 il professor Corrado Zedda presenterà il suo ultimo libro "Il Giudicato di Gallura. Le vicende, la società, i personaggi di un “regno” mediterraneo" Arkadia Editore.
L'evento è organizzato in collaborazione con ArcheOlbia e dialogheranno con l'autore, Durdica Bacciu e Marcello Cabriolu.



✔️ Mercoledì 27 alle 18,00, presso la Biblioteca Civica - Biblioteca Multimediale Simpliciana, Olbia, Filippo Pace presenterà il suo nuovo libro "Sado Lesbo Rock", per la rassegna "Sul filo del discorso".

✔️ Giovedì 28 alle 18,00,sempre per la rassegna "Sul filo del discorso", SIMON & the STARS presenterà il suo nuovo libro "L'Oroscopo 2020, il giro dell'anno in 12 segni".

✔️ Venerdì 29 alle 16,30 iniziano i laboratori per bambini della Maestra Denise Mattana.
✔️ Venerdì 29 alle 18,00 per la rassegna "Sul filo del discorso" Giorgia Cozza presenterà il suo libro "Bebè a costo zero".

✔️ Sempre Venerdì 29 alle 18,30 prosegue il ciclo "Spazio Emergenti". Abbiamo il grandissimo piacere di ospitare Vero's, che presenterà il suo libro Adam.

Dialogherà con l'autrice Luana Scanu, del "Percorso di scrittura creativa".
✔️ Sabato 30 alle 17,00 ospiteremo la web star Elisa Maino!
L'autrice incontrerà le sue ed i suoi fans e firmerà le copie del suo nuovo libro.

L'ingresso è libero e gratuito ma chi acquista il libro da noi avrà il pass per l'ingresso prioritario.

venerdì 18 ottobre 2019

Basilica della Natività della Beata Vergine Maria - Luogosanto


Basilica della Natività della Beata Vergine Maria

di Durdica Bacciu 
Ph D.Bacciu


Simbolo della fortissima devozione mariana dell’intera Gallura, fondata dai padri francescani nel XIII secolo, dichiarata Basilica nel 1228 da Papa Onorio III, secondo un documento del 1519, fu la prima chiesa gallurese a ricevere questo titolo, ebbe l’istituzione della porta santa, documentata negli archivi diocesani sin dal 1700 e viene aperta ogni 7 anni.
Secondo quanto afferma il Vescovo di Ampurias e Civita, Ludovico Gonzales, in una lettera compilata nel 1519, asserendo di aver tratto la notizia da un probabile Condaghe di Luogosanto, tre frati francescani si trovavano nella chiesa di S. Giovanni Battista in Gerusalemme dove ebbero l’apparizione di Maria che chiedeva loro di recarsi in Sardegna, in una zona boscosa denominata Capo di Sopra dove avrebbero trovato  i resti dei corpi di Nicola e Trano, santi, i quali avevano condotto la loro vita da eremiti in quei luoghi e lì vi avevano trovato la morte. La Vergine chiese ai frati di costruire tre chiese, una in suo nome, una per San Nicola e una per San Trano. I tre frati obbedirono e arrivati in Sardegna, trovato il luogo indicato, vi costruirono il loro eremo e attraverso le offerte dei fedeli, le tre chiese, nel luogo chiamato Logosancto ovvero Luogosanto. Costruite le tre chiese, i principales di Sardegna fecero la richiesta al pontefice Onorio affinché inviasse un delegato per la consacrazione e conferisse alle stesse «indulgencias et perdonos». Onorio inviò in Sardegna Giovanni, cardinale di Avignone, il quale arrivato a Luogosanto, convocò tutti gli arcivescovi e vescovi di Sardegna per la consacrazione delle chiese, intitolando la prima a Dio e alla Vergine Maria, la seconda a San Nicola e la terza a San Trano, unendo queste due ultime alla prima. Quindi affiliò le tre chiese all’Ospedale di S. Giovanni Battista di Gerusalemme.


Già nel 1600 Luogosanto divenne meta dei pellegrini galluresi e non solo, come testimonia Dimas Serpi nella sua Chronica de los santos de Sardeña.
Nel XVIII secolo, quando la basilica fu ricostruita, ricevette il privilegio della porta santa, in passato murata, dagli anni Settanta del XX secolo rappresentata da una porta bronzea.
Costruita in conci di granito ben squadrati, ha mantenuto la classica forma romanica e con la suddivisione in tre navate. La facciata è in granito a vista, divisa in due livelli da una cornice. In quello inferiore si aprono tre porte sormontante da timpani e una lunetta al centro, due oculi ai lati, mentre quello superiore presenta un rosone cieco e due volute a spirale. L’interno è a tre navate, divise in quattro campate da pilastri reggenti arcate e volte a vela. L’altare è adornato da una Madonna lignea del XVIII, ritrovata in una spiaggia nelle zone di Arzachena e custodita all’interno di una teca. È il simbolo di Luogosanto, città mariana dal 2008, venerata in tutta la Gallura e meta di pellegrinaggi in Maggio, Giugno e per l’8 Agosto, festa manna per la nascita della Vergine. 

Caratteristici sono gli affreschi del 1944 eseguiti da un pittore militare, Carlo Armanni, lombardo, soldato della divisione Cremona, come ex voto per ringraziare la Madonna per essere sopravvissuto alla II guerra mondiale. Sono opera sua e dei suoi compagni Beccali, Callegari, Volpini, Tosini Alberto (muratore): i Santi Nicolò e Trano e tutte le pitture parietali.
Nelle cappelle troviamo la statua dell’Addolorata e di Sant’Antonio Abate, tutte opere ricondicibili ai primo trentennio del ‘900.










Bibliografia:
- Alessandro Soddu:
"La lettera d’indulgenza del vescovo González (1519)e il cosiddetto condaghe di Luogosanto" in http://www.sardegnamediterranea.it /pdf/Alessandro_Soddu_Luogosanto_2009.pdfn
-Mastino Attilio:
Valutazioni storiche su "Il Condaghe di Luogosanto": Francescani in Gallura. Almanacco gallurese, Vol. 2010-2011, p. 321-329. 
- G.FOIS,M.MAXIA:
 Il Condaghe di Luogosanto, Taphros, Olbia, 2009  
- Luigi Agus:
 Basilica-santuario della Natività di Maria in http://www.archgall.it/basilicaluogo.html



lunedì 30 gennaio 2017

Nuraghe Riu Runaghe di Ardara

di Durdica Bacciu
Ph Durdica Bacciu

durdica bacciu Per chi arriva da Olbia è necessario svoltare nello svincolo per Ardara e procedere sino al paese. Poco prima di entrarvi troverete sulla destra uno spartitraffico con l'indicazione per Sassari e per il Nuraghe. Seguendo quella strada, dopo circa due km vedrete il nuraghe sopra una piccola altura sulla destra. Si parcheggia l'auto davanti ad un cancello e si prosegue a piedi attraverso un campo privato. Nel caso ci fosse del bestiamo brado presentare massima attenzione per non disturbare il loro pascolo.

Il nuraghe che vi mostro è un nuraghe complesso, di cui una parte della torre centrale è visibile mentre il resto è completamente interrato. Mentre si risale la cima della collina si notano le prime rovine che corrispondono ad una torre secondaria con la volta distrutta semi coperta dagli arbusti e dal materiale di crollo. Alla sinistra si presenta la medesima situazione di un'altra torre invasa da crolli e arbusti.

Frontalmente invece si presenta in alzato una torre con un'apertura, probabilmente un finestrone posto al primo piano del nuraghe, dove entrando si può notare in fondo una sala circolare con un ampio vuoto nel pavimento. L'apertura è dovuta al crollo della tholos dell'ambiente sottostante. Invito gentilmente chiunque voglia visitarlo a tenersi ben lontano da questo ambiente per la possibilità che crolli. A destra e a sinistra della sala circolare possiamo vedere i corridoi, terminanti in crolli e quindi non percorribili, che probabilmente conducevano alle scale per scendere al piano inferiore oppure salire a quello superiore. Invito ancora una volta i visitatori a osservare la massima attenzione e prudenza.
Fuoriuscendo dalla struttura, e girandovi attorno, possiamo notare una cortina, fatta di massi di notevoli dimensioni, in parte eretta e in parte crollata  occlusa in alcuni tratti dalla vegetazione.

Nonostante il sito non sia stato scavato e studiato il Comune di Ardara ha cercato di valorizzarlo con il classico cartello di interesse turistico (quello marrone tanto per capirci). Se vi dovesse capitare di non riuscire a trovarlo, per chi è pratico della vecchia 597, il cartello si trovava all'ingresso del secondo svincolo per Ardara, parlo sempre per chi arriva da Olbia, oppure al primo svincolo per Ardara per chi arriva da Sassari.
Con un po' di pazienza si trova ma nel caso vi lascio le coordinate: 40°31'39"N   8°41'18"E

domenica 1 gennaio 2017

Epistilio del tempio di Cerere di Olbia

di M.Cabriolu
Ph Durdica Bacciu

Epistilio del tempio dedicato a Cerere ad Olbia con il nome di Claudia Augusti liberta Acte (CIL XI 1414) ovvero la concubina e liberta di Nerone.
Attualmente è custodito presso il Cimitero Monumentale di Pisa e si trova, entrando, sulla destra. Noi lo rivogliamo a Olbia sulla facciata di San Simplicio.#larivogliamoaolbia
#archeologia #storia
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durdica bacciu

(Ph Durdica Bacciu - ArcheOlbia)


 
Ringraziamo la Nuova Sardegna, sezione di Olbia, per aver amplificato la nostra "provocazione" nel segnalare un bene storico della Citta' di Olbia, presente nel Cimitero Monumentale di Pisa. Con l'occasione abbiamo voluto dare luce ad un reperto, forse non ancora conosciuto da tutti, soprattutto i giovanissimi, con la speranza che questo possa riadornare con pregio la nostra Città. 
(Ph Durdica Bacciu - ArcheOlbia)

 
archeolbia
 
 

domenica 11 dicembre 2016

ArcheOlbia - Sa sedda 'e sos carros di Oliena

di Marcello Cabriolu
Ph Internet

Individuato l’isolato - che ricorda fortemente gli ambienti complessi di Serra Orrios a Dorgali oppure quelli di Su Romanzesu a Bitti - si decise nel 1977 di dare l’avvio agli scavi. L’area, sviluppata su una pendenza, a cui si può accedere da una scalinata creata migliaia di anni fa, si estende su un insieme di ambienti concentrati attorno a un unico cortile attraversato da un canale di scolo. Uno degli elementi degni di nota è il bagno termale, scoperto durante gli scavi del 1995, segno di un livello civile di riguardo. L’ambiente è di forma circolare con alzato di conci in basalto in mezzo ai quali, a un’altezza di circa 1 mt dal pavimento, si trova un filare di conci di calcare fissati tra loro tramite colate di piombo. Il filare di calcare venne utilizzato per creare una canaletta stagna in grado di distribuire l’acqua in tutto il vano. Nella faccia a vista dei massi di calcare vennero scolpite nove teste di ariete dal cui muso, tramite ugelli di piombo, l’acqua zampillava verso il centro dell’ambiente. Al centro della stanza, sul pavimento fatto di calcare e leggermente in pendenza, venne poggiata una base cilindrica sopra cui venne sistemata una vasca di arenaria con bordo rialzato e una fessura sul fondo a raccogliere il getto degli ugelli.

Un sedile anulare in basalto venne addossato alla parete e sotto uno dei seggi venne ricavata un’apertura per far defluire i liquidi in uscita dalla vasca. La parte superiore delle pareti venne rifinita con conci di basalto con faccia a vista obliqua, tali da far supporre che la volta del bagno termale fosse a tholos mentre l’ingresso del vano venne reso con una soglia in basalto e degli stipiti. Si presume che, quando il bagno termale cadde in disuso, questo spazio venne utilizzato come deposito di oggetti bronzei in quanto si rinvennero circa 150 kg di oggetti di bronzo frammentari con protomi taurine, cervine, vasi askoidi, asce, picconi, pannelle di rame e parecchie armi. All’esterno del vano si conservano un piccolo forno e la pavimentazione lastricata. Dell’isolato fa parte una vasca gradonata formata da conci in basalto, che richiama fortemente la vasca gradonata di Su Romanzesu di Bitti, sottratti probabilmente dallo smantellamento di un edificio precedente. 

Durante i lavori di pulizia dell’intorno dell’isolato è emerso un muraglione di quasi 3 metri di altezza, in cui si aprono i canali di scolo dell’agglomerato pertinenti sia al bagno termale che al cortile centrale, che circonda l’agglomerato. Anche in questa zona, a seguito degli scavi del 2002, è stato rinvenuto un secondo ambiente considerabile come un bagno termale: il sedile è rotondo e vi compare una vasca al centro. Data l’altezza di uno dei canali di scolo, di circa 1,20 mt, si può considerare realmente intenzionale, da parte dei costruttori, l’idea di creare ampi canali per poterli manutenzionare. All’esterno dell’isolato gli scavi hanno evidenziato diverse altre strutture che sottolineano l’ampiezza dell’insediamento, di gran lunga superiore al solo isolato ora evidente. All’interno del bosco, vicinissima alla strada e quasi in corrispondenza della piazzola di sosta, esterna all’area gestita dalla biglietteria, si individua il profilo di una Tomba dei Giganti, di cui appaiono ben chiari sia il corpo che l’esedra.

Il video è curato dalle aziende Teravista, per le riprese aeree e le elaborazioni 3D, e Seies Comunicazione e Design, per la modellazione, l'animazione e il rendering.
La ditta Sim Tech ha fornito il supporto tecnico e la consulenza per la costruzione del modello.
La società Geores di Roma ha collaborato alla realizzazione.
Copyrigt 2013-2014 Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano 

https://www.youtube.com/watch?v=iPC9lGP-rys 

Per informazioni:
Telefono: 349 5082766
Email: info@gestursardegna.com

 

mercoledì 7 dicembre 2016

ArcheOlbia - La leggenda della regina di pietra Iddocca

di Durdica Bacciu
Ph Internet

Numerose leggende sarde parlano di una potente regina dal nome Iddocca che, sotto richiesta del suo popolo, decise di costruire una dei più grandi nuraghi di tutta la Sardegna, sia per omaggiare le divinità ma anche per proteggere il suo popolo in caso di necessità.
La regina, forte e decisa, aveva una bellissima figlia alla quale teneva molto e per la quale avrebbe dato la vita. Durante una giornata di lavoro, venne nel villaggio di Iddocca, una messaggero che annunciò lo sbarco dei nemici lugo la costa e la direzione del loro cammino verso l'entroterra. Udendo queste parole, la figlia della regina si offrì volontaria per andare a prendere informazioni su chi fossero questi nemici, promettendo di tornare con più notizie possibili per preparare la difesa. La regina fu parecchio contraria a questo gesto da parte della figlia ma, rispettando la volontà e la libertà di essa, acconsentì con il cuore pieno di paure.

Passati alcuni giorno e non avendo notizie della figlia, la regina si fermò durante il lavoro a scrutare l'orizzonte. Non fece in tempo a pensare che vide un uomo vestito di nero avvicinarsi al galoppo verso di lei. Il cavaliere si scoprì essere un messaggero le cui notizie non furono buone. La figlia della regina era caduta per mano dei nemici. 
La rabbia e il dolore della regina si poteva vedere nel suo volto e nelle sue azioni, si guardò intorno disperata e inizò a prendere le grosse pietre destinate alla costruzione del nuraghe e a lanciarle lontano e mandandole a fissarsi nella terra tutto intorno. Distrutta dal dolore, essa stessa si tramutò in pietra, pietra come il suo cuore ormai consumato dal dolore, freddo e duro.

Ancora oggi, nel territorio di Laconi si può vedere questa pietra, in memoria della regina e del suo grande dolore per la perdita della figlia.

lunedì 5 dicembre 2016

ArcheOlbia - La fonte sacra "Su Tempiesu" di Orune

di Marcello Cabriolu
Ph Internet


Il monumento venne scoperto nel 1953 dai Sig.ri Sanna, proprietari del terreno che in origine si chiamava “Sa Costa de sa Binza”, mentre cercavano di terrazzare il fianco del monte per impiantare un frutteto. Il nome “Su Tempiesu” è legato a un mito della zona in cui si parlava di un uomo proveniente da Tempio che, nei primi del ’900, lavorò al taglio dei boschi per produrre carbone. La prima campagna di scavi avvenne nel 1953 ma i resoconti relativi vennero pubblicati solo nel 1958. La necessità di un restauro, vista la progressiva rovina del monumento, richiese un intervento della Soprintendenza Archeologica che durò dal 1981 al 1986 e fu gestito dalla Prof.ssa Maria Ausilia Fadda, attraverso il quale venne intrapresa un’indagine più approfondita. Si scoprì allora che le genti preistoriche avevano individuato la presenza della falda d’acqua che scaturiva dalla roccia scistosa, e vi avevano eretto la costruzione a pianta rettangolare.
Utilizzando della trachite e lavorandola a martellina, gli Shardana crearono, addossata alla roccia, una struttura templare con tetto a doppio spiovente che rispetta il principio edilizio dei nuraghi: il muro a sacco. La rifinitura dei pezzi del tetto venne curata in maniera esagerata, risparmiando solamente quelle che ora vengono definite “bugne” ma che in origine dovevano essere lunghe corna riprodotte in onore della Dea Madre, come si fece nel Pozzo Sacro di Perfugas. Il prospetto venne rifinito con una sorta di cornicetta, il timpano, di forma triangolare, che presentava degli incavi in cui vennero trovate infilzate delle spade di bronzo, dal basso verso l’alto, fissate con colate di piombo. Sotto il timpano venne lasciato uno spazio vuoto, di luce triangolare, dove vennero posti due archi in pietra a soprastare il vestibolo del pozzo. Il piano di calpestio venne completamente lastricato lasciando lo spazio per una canaletta d’acqua e il deflusso del pozzo. Ai lati del vestibolo vennero ricavati i sedili e il pozzetto venne incorniciato con un portello e una soglia con beccuccio adduttore corrispondente alla canaletta di scolo. L’imboccatura del pozzetto venne strombata verso l’esterno e dotata di gradini simbolici verso il pozzetto di captazione e la parte superiore architravata con gradoni rovesci.
Al momento della scoperta e del restauro si notò che tutti i conci e i blocchi erano saldati tra loro da verghe di piombo, addirittura nel pozzetto i lati erano stati rivestiti di piombo per evitare la fuoriuscita dell’acqua. Alcuni studi sostengono che il tempio fosse in origine circondato da un recinto, ma osservando la struttura viene spontaneo ritenere che anticamente esso fosse cupolato a tholos e solo dopo fosse stato ristrutturato a doppio spiovente. L’area antistante il vestibolo rivelò un recinto curvilineo che alla base, nel punto in cui scolava la canaletta, terminava in un bacile in pietra con beccuccio per un ulteriore scolo. Affianco è presente un concio, inserito nel muro della struttura, che riporta un viso scolpito con le sembianze della divinità, ovvero l’arcata sopraccigliare e il setto nasale ben marcato. Il bacile fu oggetto di deposito di numerosissimi oggetti in bronzo quali spade, bottoni, bracciali, stiletti, anelli e bronzetti mentre l’esplorazione stratigrafica dei vani del complesso ha riportato alla luce due ambienti ben definiti usati da deposito per gli ex-voto rimossi dal pozzetto.

Come arrivare
Lasciare l'abitato di Orune e seguire le indicazioni per Su Tempiesu. Giunti in prossimità del cimitero, svoltare in una stradina asfaltata che conduce, dopo pochi chilometri, all'ingresso dell'area archeologica. Si lascia l'auto e si procede a piedi per un sentiero in discesa che, dopo alcune centinaia di metri, termina davanti alla fonte.  

Bibliografia
G. Lilliu, "Nuovi templi a pozzo della Sardegna nuragica", in Studi Sardi, XIV-XV, 1955-57, p. 244 ss.;
M.A. Fadda, "Il Tempio a Pozzo di Su Tempiesu (Orune, Nuoro)", in Rivista di Scienze Preistoriche, XXXVII, 1982, p. 284 ss.;
M.A. Fadda, "Il Tempio a Pozzo di Su Tempiesu (Orune, Nuoro)", in La Civiltà nuragica, Milano, Electa, 1985, p. 208;
V. Santoni, "I templi di età nuragica", in La Civiltà nuragica, Milano, Electa, 1985, p. 181 ss.; 
M.A. Fadda, "Su Tempiesu di Orune e il culto nuragico delle acque", in Archeologia Viva, XVIII, 74, 1999, pp. 78-83.