di Marcello Cabriolu
Ph: D.Bacciu
Ph: D.Bacciu
Era il 1914 quando E. Benetti ribattezzò come Roccia dell’Elefante la già conosciuta “Sa Pedra Pertunta” (la Pietra Traforata), un masso erratico ospitante delle Domus de Janas a poca distanza dal Nuraghe Paddaggiu. Cosa sono le Domus de Janas? Sepolture, scavate a partire dal 4000 a.C. circa e modellate in forma di utero - dove veniva convogliata dell’acqua piovana -ospitavano i defunti, sistemati in posizione fetale, simulando in questo modo il grembo della Dea Madre Terra.
La Roccia dell’Elefante, di natura piroclastica (roccia effusiva), è costituita da due ipogei (I e II) rispettivamente sistemati al piano terra e al primo piano. L’ambiente al piano terra si sviluppa da Nord a Sud ed è caratterizzato dalle decorazioni di due protomi (teste scolpite) bovine, di cui una nella parete est e l’altra nella parete ovest. Le corna e i motivi taurini sono elementi comuni nelle Domus de Janas e rappresentano la divinità, la Dea Mediterranea generatrice di vita. La domus II è la più rovinata e i pezzi sparsi per il piano di campagna ne sono i componenti. La camera, in origine, presentava un orientamento più obliquo rispetto alla sottostante e forse questa condizione ha indebolito il masso erratico facendone crollare la parte superiore.
Il Nuraghe Paddaggiu, che apparentemente sembra un monotorre, si suppone sia invece costituito da una torre arcaica a cui ne sono state assemblate altre due, una a est e l’altra a ovest. Naturalmente questa ipotesi è ancora da elaborare correttamente in quanto gran parte del monumento è interrato. La struttura parrebbe molto arcaica in quanto al suo interno ci sono particolari architettonici riconducibili all’era dei protonuraghi. In origine doveva essere costituita da almeno due piani tra i quali si frappone un mezzanino sopra il corridoio d’ingresso. Il piano terra presenta la poderosa camera voltata ancora intatta con tre nicchie di sala, una a sinistra, una al centro e una a destra da cui parte la rampa per salire al mezzanino.
La muratura è costituita da blocchi di trachite disposti in opera isodoma con faccia a vista rettangolare e sezione allungata, frammista a qualche zeppa utilizzata dai costruttori al fine di dare stabilità alla struttura.
Come arrivare:
Da Castelsardo si percorre la SS 134 dell'Anglona in direzione di Perfugas, sino a raggiungere il km 19,300; la Roccia dell'Elefante si trova proprio sul ciglio della strada, a sinistra per chi proviene da Castelsardo. Per chi proviene dalla nuova strada direttissima Sassari-Santa Teresa Gallura (circonvallazione di Castelsardo), è necessario svoltare allo svincolo per Sedini-Castelsardo: il monumento è ben visibile alla fine del raccordo.
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