di Durdica Bacciu
VENERDI 25 OTTOBRE ORE 20
BASILICA DI SAN SIMPLICIO MARTIRE - OLBIA
Nella parte più nascosta della cattedrale di Ampurias in Castelsardo si
materializza finalmente un indizio. Antonio il Grande, l'anacoreta del
fuoco e del deserto, nel suo vecchio simulacro di legno, sebbene
defilato e ramingo tra le sacristie e gli altari, è da sempre presente e
si manifesta come arcano testimone di una rivelazione. Il suo racconto
affida a queste note la storia non detta, nella puntuale geografia dei
fatti, che le cronache delle evoluzioni e delle trasformazioni dei
luoghi e delle opere hanno percorso. Il retablo perduto, attraverso le
parti che di esso sopravvivono, ritrova i passi della sua storia e
riannoda le trame del tempo intorno a un enigma di cui tutto ignoravamo
fuorché l'esistenza.
https://www.canale12.it/2019/08/21/castelsardo-svelati-misteri-sul-retablo-perduto/
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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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mercoledì 16 ottobre 2019
Presentazione Volume: Il retablo perduto di Don Francesco Tamponi
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Ubicazione:
07026 Olbia OT, Italia
domenica 8 maggio 2016
Il nuraghe Paddaggiu e la domus dell'elefante - Castelsardo
di Marcello Cabriolu
Ph: D.Bacciu
Ph: D.Bacciu
Era il 1914 quando E. Benetti ribattezzò come Roccia dell’Elefante la già conosciuta “Sa Pedra Pertunta” (la Pietra Traforata), un masso erratico ospitante delle Domus de Janas a poca distanza dal Nuraghe Paddaggiu. Cosa sono le Domus de Janas? Sepolture, scavate a partire dal 4000 a.C. circa e modellate in forma di utero - dove veniva convogliata dell’acqua piovana -ospitavano i defunti, sistemati in posizione fetale, simulando in questo modo il grembo della Dea Madre Terra.
La Roccia dell’Elefante, di natura piroclastica (roccia effusiva), è costituita da due ipogei (I e II) rispettivamente sistemati al piano terra e al primo piano. L’ambiente al piano terra si sviluppa da Nord a Sud ed è caratterizzato dalle decorazioni di due protomi (teste scolpite) bovine, di cui una nella parete est e l’altra nella parete ovest. Le corna e i motivi taurini sono elementi comuni nelle Domus de Janas e rappresentano la divinità, la Dea Mediterranea generatrice di vita. La domus II è la più rovinata e i pezzi sparsi per il piano di campagna ne sono i componenti. La camera, in origine, presentava un orientamento più obliquo rispetto alla sottostante e forse questa condizione ha indebolito il masso erratico facendone crollare la parte superiore.
Il Nuraghe Paddaggiu, che apparentemente sembra un monotorre, si suppone sia invece costituito da una torre arcaica a cui ne sono state assemblate altre due, una a est e l’altra a ovest. Naturalmente questa ipotesi è ancora da elaborare correttamente in quanto gran parte del monumento è interrato. La struttura parrebbe molto arcaica in quanto al suo interno ci sono particolari architettonici riconducibili all’era dei protonuraghi. In origine doveva essere costituita da almeno due piani tra i quali si frappone un mezzanino sopra il corridoio d’ingresso. Il piano terra presenta la poderosa camera voltata ancora intatta con tre nicchie di sala, una a sinistra, una al centro e una a destra da cui parte la rampa per salire al mezzanino.
La muratura è costituita da blocchi di trachite disposti in opera isodoma con faccia a vista rettangolare e sezione allungata, frammista a qualche zeppa utilizzata dai costruttori al fine di dare stabilità alla struttura.
Come arrivare:
Da Castelsardo si percorre la SS 134 dell'Anglona in direzione di Perfugas, sino a raggiungere il km 19,300; la Roccia dell'Elefante si trova proprio sul ciglio della strada, a sinistra per chi proviene da Castelsardo. Per chi proviene dalla nuova strada direttissima Sassari-Santa Teresa Gallura (circonvallazione di Castelsardo), è necessario svoltare allo svincolo per Sedini-Castelsardo: il monumento è ben visibile alla fine del raccordo.
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Ubicazione:
07031 Castelsardo SS, Italia
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