di Marcello Cabriolu
Ph:©2016 neroargento.com
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Scoperto nel 1924 in un orto dal signor Domenico Canopolo e scavato per la prima volta da Antonio Taramelli. Quando il tempo e le azioni umane rischiarono di compromettere la struttura, intervenne la Soprintendenza che, tramite il prof. Nicolli, decise di ricoprire nuovamente il monumento per evitare eventuali saccheggi e danneggiamenti. Il pozzo venne poi riportato alla luce dal prof. Pitzalis attraverso successive fasi di scavo a partire dal 1979, mostrando così un magnifico monumento, inquadrabile tra il bronzo Medio e il Bronzo finale (1600-1330 a.C), reso in calcare di Laerru.
Il tempio a pozzo, tra i più eleganti edifici della Sardegna nuragica, presenta lo schema classico con la cella, il pozzetto di captazione, la scala sovrastata da architravi gradonati (scala rovescia), il vestibolo con sedile. La cella, di pianta perfettamente circolare, vede delle piccole fessure di drenaggio e di approvvigionamento aprirsi nei conci di calcare precisamente rastremati verso l’alto. Il corpo della struttura è realizzato in conci a T (peduncolati) a creare un incastro perfetto nella massa muraria, mentre la faccia a vista appare straordinariamente rifinita e lisciata.
Alcuni conci (macigni) sono decorati con bugne, residui di corna a tutti gli effetti, a riprodurre il simbolo della Dea Madre: le corna taurine. Nel vestibolo si può ancora notare la base dove veniva posta l’ascia bipenne, simbolo della giustizia e della divinità. All’esterno della struttura è possibile osservare un residuo della canalizzazione creata per concentrare nel pozzo l’acqua di falda, lontano segno della capacità dei nuragici di creare acquedotti. Adiacente al pozzo sono stati scoperti un megaron e alcuni elementi del villaggio che circondava il complesso a indirizzo religioso. A conferma di una religiosità dedicata alla Dea Madre mediterranea sono state rinvenute due statuette bovine: una mostra chiaramente un toro con le corna decorate, l’altra raffigura una vacca.
Come arrivare:
Dal centro di Perfugas prendere la via Garibaldi, e percorrerla tutta, alla fine della strada si trova l'area archeologica recintata e chiusa. Il monumento si può vedere dall'esterno, altrimenti rivolgersi al personale del Museo Archeologico, in via Nazario Sauro (tel. 079-564241).
Bibliografia:
A. Taramelli, "Tempietto a pozzo di carattere preromano scoperto nell'abitato", in Notizie Scavi, 1924, pp. 522-533;
G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, Cagliari, La Zattera, 1966, nn. 194 e 197, pp. 317, 319-20;
F. Lo Schiavo, "1979, Notiziario", in Rivista di Scienze Preistoriche, XXXIV, 1-2, 1979, pp. 341-342;
F. Nicosia, "La Sardegna nel mondo classico", in Ichnussa. La Sardegna dalle origini all'età classica, Milano, Libri Scheiwiller, 1981, p. 440 figg. 464-466;
G. Pitzalis, "Perfugas. Pozzo Predio Canopoli", in Il territorio, l'uomo, la memoria. Venticinque anni di attività, a cura di G. Pitzalis, Muros, Stampacolor, 2005, pp. 22-23.
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