di Marcello Cabriolu
Quando sono arrivate in Sardegna le incisioni astiformi? E’ corretto elaborare e basare la ricerca sulla diffusione dell’aplogruppo R subclade R1b1b2a legato alle popolazioni di Cultura Kurgan e alla diffusione della Cultura del Vaso Campaniforme? Se così fosse non avremmo nessuna manifestazione grafica nell’Occidente europeo e nel Nord Africa maghrebino prima dell’Età del Rame. E’ opportuno invece riflettere sulla diffusione dell’YDNA aplogruppo I subclade I2a1a, l’antichità relativa, la sua diffusione e gli attuali riscontri sulla popolazione odierna. Questo perché il gruppo genetico appare stanziato nel medesimo areale geografico e in corrispondenza della medesima forbice temporale di vita relativa alle seguenti manifestazioni culturali: le forme grafiche presenti in Sardegna, i grabados della parte mediterranea della Penisola Iberica, le incisioni rupestri presenti nella parte occidentale della Francia, le incisioni rinvenute nelle coste occidentali della penisola italiana, le incisioni su roccia riscontrabili nelle coste mediterranee del Nord Africa e infine i segni grafici relativi all’OEW.
Una riflessione sommaria sulla diffusione delle incisioni in Sardegna ci mostra una decentralizzazione degli oggetti incisi in una moltitudine di siti secondari anziché l’accentramento in pochi grossi insediamenti. La situazione sociale della Sardegna dell’Età del Rame si può inquadrare come caratterizzata da chiefdom senza un centro politico ben preciso, un insieme di comunità/cantoni, costituiti da grossi insediamenti e villaggi, legati tra di loro in un sistema economico di intense relazioni commerciali e di sfruttamento del territorio. Ci sono buoni supposti per credere che tali relazioni commerciali, sostanzialmente basate sul mutuo vantaggio, finirono per generare un surplus di produzioni e delle condizioni particolari: l’esplosione di società elitarie. A questo punto pare corretto cercare di valutare quali siano stati i presupposti per la diffusione delle incisioni. Suppongo che sia inesatto imputare la diffusione delle incisioni alla società gerarchizzata dell’Età del Rame, considerato che in quanto gerarchizzata avrebbe sicuramente reso le incisioni una dote elitaria. Credo che la diffusione delle incisioni sia avvenuta molto tempo addietro, durante le Età della Pietra, dove le società si presentavano più ugualitarie e probabilmente più portate ad una diffusione capillare delle tecnologie e delle innovazioni. Quale è l’intenzionalità di queste incisioni? Dovendo riflettere sui gruppi di incisioni, poste su diversi manufatti, potremo prendere atto che ciascuno dei segni/simboli che li compongono pare disposto in una successione astratta e sbilanciata chiaramente differente da una semplice e ordinata decorazione dei manufatti composta da simmetrie e motivi ben precisi.
Una considerazione che diventa sempre più ovvia quando confrontiamo e accostiamo gli spazi occupati e quelli liberi relativi sia alle incisioni e che alle decorazioni vere e proprie. Nell’ambito delle decorazioni pare logico dover tenere conto di spazi ben precisi dove l’ornato sviluppa la propria figura simmetrica completa mentre l’ambito delle incisioni mostra degli allineamenti di segni inscritti, con forme irregolari, disposti in ordine apparentemente casuale. A questo punto non credo che si possa facilmente definire un codice scrittorio o proto-scrittorio esclusivamente basandoci sul fatto che individuiamo semplici simboli/segni accostati casualmente ma suppongo sia necessario vedere/osservare dei simboli collocati in una successione che segua delle precise e frequenti convenzioni/insiemi di segni ricorrenti .
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