di Marcello Cabriolu
Ph: D.Bacciu
Ph: D.Bacciu
Nell’ambito
di un complesso che al momento dell’indagine si mostrava pulito e purtroppo ora
è invaso di sterpaglie, e che comprende un’ampia cumbessida nuragica e diverse
fonti idriche, si individua uno dei pozzi più monumentali di tutta la Sardegna.
Non tanto per la rifinitura quanto per le dimensioni e le caratteristiche, il
pozzo sacro di Tattinu, inquadrabile nel XIV sec. a.C., manifesta la sua
bellezza attraverso la lunga scalinata che accede al pozzetto di captazione. La
struttura, che come le circostanti è resa con tecnica edilizia a “sacco”, si
compone di conci poligonali in andesite basaltica, rincalzati da numerose
zeppe, e presenta una pianta a forma di ank
egizio o “toppa di chiave”. Si compone di vestibolo, atrio a scalinata, cella a
tholos con pozzetto di captazione. Si accede alla camera tramite un vestibolo
perpendicolare all’asse del pozzo con due accessi laterali gradonati.
Si scende per la scalinata di 28-29 gradini delimitata da due alte pareti di sviluppo fortemente ellittico, rastremate verso l’alto. La scala sbocca nella cella, sopraelevata più di un metro rispetto al punto in cui è sistemata la base della tholos. Dal punto in cui sgorga la vena sorgiva la tholos si innalza, rivestita da conci poligonali, per circa cinque metri. Il prospetto della cella si mostra alto, triangolare e costituito da tre aperture sovrapposte e isolate da due architravi: la prima costituisce la parte terminale della scala ed è di luce trapezoidale; la seconda sempre di luce trapezoidale è una grossa finestrella di scarico; la terza si apre a luce triangolare e si trova sull’apice del pozzo. Il contesto si presenta molto simile al settore sud occidentale dell’area archeologica di Santa Vittoria di Serri e si costituisce di un grosso muraglione che isola l’area di accesso, limitando quella che dev’essere la zona di pubblica fruizione.
Come nel sito precedentemente citato, anche qui il pozzo, cinto da un temenos che termina in un’esedra, si mostra inserito nella massa muraria, spalle all’area pubblica e aperto nella zona ad accesso limitato.
Come arrivare
Lungo la SS 293, superato l'abitato di Nuxis in direzione Villaperuccio, presso la località Is Pittaus svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per la chiesa Sant'Elia; prima di quest'ultima, svoltare a sinistra e andare oltre la località Tattinu.
Si scende per la scalinata di 28-29 gradini delimitata da due alte pareti di sviluppo fortemente ellittico, rastremate verso l’alto. La scala sbocca nella cella, sopraelevata più di un metro rispetto al punto in cui è sistemata la base della tholos. Dal punto in cui sgorga la vena sorgiva la tholos si innalza, rivestita da conci poligonali, per circa cinque metri. Il prospetto della cella si mostra alto, triangolare e costituito da tre aperture sovrapposte e isolate da due architravi: la prima costituisce la parte terminale della scala ed è di luce trapezoidale; la seconda sempre di luce trapezoidale è una grossa finestrella di scarico; la terza si apre a luce triangolare e si trova sull’apice del pozzo. Il contesto si presenta molto simile al settore sud occidentale dell’area archeologica di Santa Vittoria di Serri e si costituisce di un grosso muraglione che isola l’area di accesso, limitando quella che dev’essere la zona di pubblica fruizione.
Come nel sito precedentemente citato, anche qui il pozzo, cinto da un temenos che termina in un’esedra, si mostra inserito nella massa muraria, spalle all’area pubblica e aperto nella zona ad accesso limitato.
Come arrivare
Lungo la SS 293, superato l'abitato di Nuxis in direzione Villaperuccio, presso la località Is Pittaus svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per la chiesa Sant'Elia; prima di quest'ultima, svoltare a sinistra e andare oltre la località Tattinu.
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