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giovedì 21 aprile 2016

La tomba dei giganti Su Mont'e S'Abe di Olbia

di Durdica Bacciu
Ph D.Bacciu  
Video: ArcheOlbia

durdicabacciu





La Tomba dei Giganti Su Monte de s’Abe si trova nelle immediate vicinanze del Castello  di Pedres e si raggiunge alla fine di uno stradello che parte dal 3° km della strada provinciale che da Olbia conduce a Padru. La regione Casteddu, che ospita appunto la sepoltura, è stata frequentatissima dalla preistoria sino al medioveo. In questa località sorgono appunto, oltre al castello di Pedres e il borgo medievale conosciuto come Villa Pedresa, un nuraghe, un villaggio preistorico di capanne e la tomba a corridoio dolmenico. Il monumento è composto interamente da grandi pietre di granito locale ed è orientato lungo l’asse NW-SE. Le parti fondamentali che compongono le tombe dei giganti sono principalmente due: il corpo allungato e l’esedra.

durdica bacciu La sepoltura presenta un corpo lungo circa 28 mt e fa di questa, forse, una delle tombe di giganti più grandi della Sardegna. E’ importante ricordare però che non tutto il corpo allungato è occupato dal corridoio funerario e che quest’ultimo è un po’ più corto. Questa differenza è riconducibile al fatto che la tomba, per come è osservabile ora, è l’evoluzione di una tomba più antica. Un allèè coverte o corridoio coperto era la sepoltura originaria, ampliata e inglobata nella tomba dei giganti come testimoniano appunto i rinvenimenti, fatti dall’archeologa Castoldi durante lo scavo condotto nel 1962, inquadrabili dall’Età del Bronzo Antico sino all’Età del Bronzo Recente. La sepoltura originaria era formata da lastre verticali infisse nel terreno e coperte da lastre orizzontali per tutta la sua lunghezza. Una sepoltura insomma, secondo i classici latini e greci, dedicata ai personaggi importanti. In un secondo momento la sepoltura viene ripresa e rivestita di filari orizzontali di pietre e viene creata l’esedra, l’arco anteriore alla sepoltura, dotato di sedile e di lastre verticali rivolte con la faccia piana all’esterno.

durdica bacciu
Lo scopo di questa variante era decorativo e di raccolta, dato che in questo modo si creava un ambiente semicircolare di fronte alla sepoltura stessa dove, sempre secondo le cronache latine, i sardi di allora si riunivano in preghiera o in adorazione dei loro cari. Si elabora infatti che la tomba dei giganti fosse una sepoltura collettiva almeno per le classi più abbienti della società nuragica e che questi personaggi importanti furono oggetto di adorazione da parte dei discendenti. Lo scavo e la ricerca hanno mostrato che i defunti venivano posizionati su un fianco con le ginocchia portate verso il petto e questo ha indotto gli archeologi a supporre una deposizione “fetale” per i morti, come se fossero appunto dei feti deposti nel grembo della Madre Terra. 
http://www.medasa.it/tomba-dei-giganti-cenni-di-archeologia/
 
A chiudere il corridoio funerario venne posta una grossa lastra sagomata a mo’ di porta denominata stele centina che, sulla comparazione di tombe simili quale S’Ena e Thomes di Dorgali si può ipotizzare raggiungesse l’altezza di 3 metri e 50. Ora la stele non è più  rinvenibile ma il rinvenimento di un pugnale e di altri elementi durante lo scavo ne evidenziano la caratteristica quale monumento funerario gentilizio.
Bibliografia:
G.Ugas, L'Alba dei nuraghi - Fabula edizioni, 2005
P.Mancini, Gallura preistorica, ed. Taphros 

Per sapere di più:
A. Taramelli, "Fogli 181-182: Tempio Pausania, Terranova Pausania" in Edizione archeologica della carta d'Italia al 100.000, 17, Firenze, Istituto geografico militare, 1939, p. 55;
D. Panedda, L'agro di Olbia nel periodo preistorico, punico e romano, collana "Collana di studi storici", Roma, L'erma, 1954, pp. 107-109, fig. 18;
E. Castaldi, "Nuove osservazioni sulle tombe di giganti", in Bullettino di paletnologia italiana, XIX, 77, 1968, pp. 7-25, 40-61, 65-77, 79-89, figg. 1-10, 21-29;
A. Sanciu, "Tomba di giganti di Su Monte de S'Ape", in Olbia e il suo territorio. Storia e archeologia, Ozieri, Il torchietto, 1991, pp. 131-132, fig. 38;  
VideoArcheOlbia:
 

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