di Marcello Cabriolu
Nella
regione della Grande Kabylia, si trovano il villaggio d’Ibarissen e la gola di
Amourgane Wadi i quali ospitano dei monumenti megalitici del tutto originali e
senza simili in tutto il Maghreb. Questi monumenti appartengono ad una
categoria di allées couvertes denominata come “celle d’Ait Raouna” posti sulla
costa kabylia a circa 17 Km ad E di Tigzirt. I monumenti di Ibarissen furono
sommariamente descritti da M. Pécaud, un assistente tecnico di ingegneria
civile a Bejaia e un’altra segnalazione avvenne nel 1955, ad opera M.J.
Tschudi, ad Ait Garet. Le allées couvertes kabyli si distinguono dagli altri
monumenti megalitici del Maghreb per la loro eccezionale lunghezza (compresa
tra gli 8 e i 15 metri), un’altezza interna superiore ai 3 mt, e una larghezza
interna, compresa tra 1,30 mt e 1,50 mt, costante dall’ingresso alla parte postica
del monumento funerario dove alloggia l’arcaica cista dolmenica. Il complesso
d’Ibarissen, a cui si aggiunge il monumento isolato di Ait Garet, consta di ben
sei allées couvertes. I costruttori eressero le sepolture impiegando lastre di
arenaria, sagomate opportunamente, con uno spessore superiore ai 30 cm circa.
Questo accorgimento ha facilitato la costruzione delle allées ed ha assicurato
la loro conservazione, in condizioni eccellenti, sino all’epoca recente. Questi
monumenti non presentano alcun orientamento particolare, gli ingressi si
presentano di luce fortemente ogivale, i corridoi si alzano in filari ordinati
rincalzati da zeppe rastremati verso l’alto e sono sormontati da lastre
definibili piattabande. L’allée denominato Ibarissen I presenta, dopo circa 7,40
mt di corridoio, una nicchia profonda posta sulla sinistra di chi entra, un
elemento che in Sardegna trova similitudini precise nella Tomba dei Giganti Sa
Dom’e Orki di Siddi. La destinazione d’uso di questo spazio rimane ancora un
mistero, si ipotizza che possa essere o una sepoltura secondaria annessa oppure
un ambiente predisposto per gli eventuali riti di incubazione.
La parete di
fondo del grande monumento funerario è costituita da una lastra ortostatica
anticipata da un cassone litico, residuo dell’antica sepoltura, dove
probabilmente, data la dimensione esigua e i rinvenimenti ossei, i defunti
trovavano riposo in posizione fetale. Esternamente i monumenti vennero coperti,
nella parte postica, da tumuli di raggio compreso tra 9-10 mt.. Gli altri
allées couvertes presentano lo stesso aggetto nel corridoio funerario e a circa
3,60 mt. di altezza dal suolo sono chiusi da piattabande alcune delle quali
raggiungono i tre metri di lunghezza. Secondo la tradizione orale kabylia,
raccolta da M. Pécaud esisterebbero ancora una trentina di monumenti del tipo
ad allée couverte nel versante NW di Arbalou che domina ad E la regione
d’Ibarissen. Questa informazione è discutibile: un numero così elevato di
monumenti imponenti non poteva sfuggire all’attenzione dei ricercatori,
soprattutto perché la toponomastica li riporta come “Ifri ou Wayzen”, le grotte
dell’orco, un appellativo così ricorrente e assai familiare nei corrispondenti
monumenti sardi.
I monumenti d’Ibarissen, come i corrispondenti d’Ait Raouna
sono fortemente correlati con le Tombe dei Giganti della Sardegna e le Navetas
di Minorca. Alcuni interventi di scavo, condotti da J. Musso , in un allée
couverte nel complesso d’Ibarissen hanno rivelato un uso tardo corrispondente
al IV sec. a.C. Un dato che sicuramente non fa testo dato che tale tipo
funerario non trova sicuramente impianto per mano di soggetti levantini né
tantomeno Cartaginesi. In buona sostanza le allées couvertes d’Ibarissen sono i
monumenti megalitici più rappresentativi della regione della Grande Kabylia e
tuttora sono ancora soggetti a una certa venerazione, tantoché per le sepoltura
posta dentro il villaggio d’Ibarissen ancora è un luogo di deposizione rituale
di ceramica miniaturistica e lampade ad olio.
Bibliografia
essenziale:
Camps G., “Sur trois types peu connus de monuments funéraires nord-africains”, B.S.P.F.,
t. LVI, 1959, p. 101-108.
Camps G., Aux origines de la Berbérie. Monuments et rites funéraires
protohistoriques, Paris, A.M.G., 1961, p. 152-154.
Camps G.,
“Les recherches protohistoriques en Afrique du Nord de 1952 à 1962”, Atti
del VI congr. intern. delle Scienze Preistoriche e Protoistoriche, Rome
1965, vol. II, p. 343-347.
Poyto R., Contribution
à l’étude des sites préhistoriques en Pays kabyle, Fichier de
documentation berbère, 1967.
Musso J.-C.,
Dépôts rituels des sanctuaires ruraux de la Grande Kabylie, Mémoires
du CRAPE, XVIII, A.M.G., Paris, 1971.
http://encyclopedieberbere.revues.org/docannexe/image/2449/img-3.png
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