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giovedì 7 aprile 2016

Megalitismo tra Mauri e Kabyli



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di Marcello Cabriolu

Nella regione della Grande Kabylia, si trovano il villaggio d’Ibarissen e la gola di Amourgane Wadi i quali ospitano dei monumenti megalitici del tutto originali e senza simili in tutto il Maghreb. Questi monumenti appartengono ad una categoria di allées couvertes denominata come “celle d’Ait Raouna” posti sulla costa kabylia a circa 17 Km ad E di Tigzirt. I monumenti di Ibarissen furono sommariamente descritti da M. Pécaud, un assistente tecnico di ingegneria civile a Bejaia e un’altra segnalazione avvenne nel 1955, ad opera M.J. Tschudi, ad Ait Garet. Le allées couvertes kabyli si distinguono dagli altri monumenti megalitici del Maghreb per la loro eccezionale lunghezza (compresa tra gli 8 e i 15 metri), un’altezza interna superiore ai 3 mt, e una larghezza interna, compresa tra 1,30 mt e 1,50 mt, costante dall’ingresso alla parte postica del monumento funerario dove alloggia l’arcaica cista dolmenica. Il complesso d’Ibarissen, a cui si aggiunge il monumento isolato di Ait Garet, consta di ben sei allées couvertes. I costruttori eressero le sepolture impiegando lastre di arenaria, sagomate opportunamente, con uno spessore superiore ai 30 cm circa. Questo accorgimento ha facilitato la costruzione delle allées ed ha assicurato la loro conservazione, in condizioni eccellenti, sino all’epoca recente. Questi monumenti non presentano alcun orientamento particolare, gli ingressi si presentano di luce fortemente ogivale, i corridoi si alzano in filari ordinati rincalzati da zeppe rastremati verso l’alto e sono sormontati da lastre definibili piattabande. L’allée denominato Ibarissen I presenta, dopo circa 7,40 mt di corridoio, una nicchia profonda posta sulla sinistra di chi entra, un elemento che in Sardegna trova similitudini precise nella Tomba dei Giganti Sa Dom’e Orki di Siddi. La destinazione d’uso di questo spazio rimane ancora un mistero, si ipotizza che possa essere o una sepoltura secondaria annessa oppure un ambiente predisposto per gli eventuali riti di incubazione. 
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La parete di fondo del grande monumento funerario è costituita da una lastra ortostatica anticipata da un cassone litico, residuo dell’antica sepoltura, dove probabilmente, data la dimensione esigua e i rinvenimenti ossei, i defunti trovavano riposo in posizione fetale. Esternamente i monumenti vennero coperti, nella parte postica, da tumuli di raggio compreso tra 9-10 mt.. Gli altri allées couvertes presentano lo stesso aggetto nel corridoio funerario e a circa 3,60 mt. di altezza dal suolo sono chiusi da piattabande alcune delle quali raggiungono i tre metri di lunghezza. Secondo la tradizione orale kabylia, raccolta da M. Pécaud esisterebbero ancora una trentina di monumenti del tipo ad allée couverte nel versante NW di Arbalou che domina ad E la regione d’Ibarissen. Questa informazione è discutibile: un numero così elevato di monumenti imponenti non poteva sfuggire all’attenzione dei ricercatori, soprattutto perché la toponomastica li riporta come “Ifri ou Wayzen”, le grotte dell’orco, un appellativo così ricorrente e assai familiare nei corrispondenti monumenti sardi.

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I monumenti d’Ibarissen, come i corrispondenti d’Ait Raouna sono fortemente correlati con le Tombe dei Giganti della Sardegna e le Navetas di Minorca. Alcuni interventi di scavo, condotti da J. Musso , in un allée couverte nel complesso d’Ibarissen hanno rivelato un uso tardo corrispondente al IV sec. a.C. Un dato che sicuramente non fa testo dato che tale tipo funerario non trova sicuramente impianto per mano di soggetti levantini né tantomeno Cartaginesi. In buona sostanza le allées couvertes d’Ibarissen sono i monumenti megalitici più rappresentativi della regione della Grande Kabylia e tuttora sono ancora soggetti a una certa venerazione, tantoché per le sepoltura posta dentro il villaggio d’Ibarissen ancora è un luogo di deposizione rituale di ceramica miniaturistica e lampade ad olio.

Bibliografia essenziale:
Camps G., “Sur trois types peu connus de monuments funéraires nord-africains”, B.S.P.F., t. LVI, 1959, p. 101-108.
Camps G., Aux origines de la Berbérie. Monuments et rites funéraires protohistoriques, Paris, A.M.G., 1961, p. 152-154.
Camps G., “Les recherches protohistoriques en Afrique du Nord de 1952 à 1962”, Atti del VI congr. intern. delle Scienze Preistoriche e Protoistoriche, Rome 1965, vol. II, p. 343-347.
Poyto R., Contribution à l’étude des sites préhistoriques en Pays kabyle, Fichier de documentation berbère, 1967.
Musso J.-C., Dépôts rituels des sanctuaires ruraux de la Grande Kabylie, Mémoires du CRAPE, XVIII, A.M.G., Paris, 1971.
http://encyclopedieberbere.revues.org/docannexe/image/2449/img-3.png

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