Ph Durdica Bacciu
Video: ArcheOlbia - https://www.youtube.com/watch?v=eixh_xQ30gg
L’area
archeologica di S’Imbalconadu, costitutita da una fattoria di epoca
repubblicana, si colloca al km 3 circa della strada provinciale che da Olbia
conduce a Padru.
L’edificio,
famoso sin dal 1971 per il rinvenimento di un blocco di granito con il “Simbolo
di Tanit” raffigurato, si pone sopra una collinetta di granito sulla riva
destra del fiume Padrongianus.
Il
complesso, che si presume fosse attivo dal 125 a.C. sino al 75 a.C., si compone
di una corpo centrale circondato da un ampio cortile - chiuso a sua volta da un rettangolo di
strutture aventi lunghezza di circa 33 mt a W e 30 mt a S. La tecnica muraria
si fonda su murature di granito legate con malta di fango sopra le quali si alzano
muri di laterizi e poggiate su fondamenta di oltre un metro di profondità che
raggiungono il piano roccioso della collina,.
Si
accede all’impianto tramite un corridoio lastricato posto nel lato meridionale,
sotto il quale scorreva una canaletta che partiva da un grosso vaso interrato
usato probabilmente per far defluire acque bianche e acque nere. A circa meta
percorso si segnala anche l’inserimento di un recipiente di ceramica che
probabilmente fungeva da latrina.
Gli
ambienti posti subito a sinistra dell’ingresso ospitano due cisterne di cui si
suppone una funzione legata alla lavorazione di olii oppure di vini. In
relazione a queste infatti sono stati trovati una buca per un palo di pioppo e
un blocco di granito e sono stati ipotizzati
come elementi di un torchio. Gli ambienti posti subito a destra dell’ingresso
hanno restituito alcuni frammenti di basalto che probabilmente facevano parte
di una mola manuaria, un grosso ciottolo
di fiume con la superficie appiattita e un mortaio il che induce a pensare che
questi ambienti fossero dediti alla macinazione di cereali e che vi fossero delle
stoviglie impiegate nella panificazione.
Il corpo centrale, supposto come la dimora vera e propria del fattore e della sua famiglia, in origine avrebbe avuto almeno il piano superiore e un terrazzo. Gli ambienti del pian terreno dovevano essere dotati di porte di legno, probabilmente erano intonacati, mentre i pavimenti erano realizzati in alcuni casi in terra battuta o in alcuni casi in cocciopesto. E’verosimile ipotizzare la presenza di una scala di legno che collegava i due piani dato l’accumulo di chiodi in un settore dove compare un consistente strato di ceneri. Analizzati i rinvenimenti e la loro deposizione si ipotizza che gli ambienti al piano terra fossero destinati alla cucina e alla sala dove consumare i cibi mentre il piano superiore – oggi non più visibile - della stessa impostazione del piano terra, probabilmente ospitava le camere da letto.
A causa dello stato attuale del terreno rimane impossibile indagare i settori settentrionale e orientale per la creazione di una strada provinciale che ha letteralmente tagliato il monumento e per la creazione di alcune recinzioni a secco che hanno impiegato i materiali lapidei provenienti dalle murature della fattoria.
Video ufficiale ArcheOlbia
Bibliografia: Una fattoria di età romana nell'agro di Olbia di Antonio Sanciu, Boomerang Edizioni - Sassari 1997
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