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sabato 9 aprile 2016

Gairo - Terra che scorre

Gairo e la sua storia

 Ph: Durdica Bacciu

Gairo un tempo era conosciuto per la ricchezza dei suoi boschi, dove era presente soprattutto il leccio, ma, purtroppo, ha pagato un alto tributo agli incendi che hanno denudato e impoverito molti dei suoi paesaggi, compreso quello caratterizzato da un monumento naturale di rara imponenza e suggestione: il torrione calcareo di Perda Liana alto 1293 metri e da cui si gode di una vista ammirabile. Qui un tempo erano numerosi i mufloni e si vedeva spesso volteggiare il più grande degli uccelli da rapina dell'isola, il Gypaeto barbato.
durdica bacciu

Sono frequenti le testimonianze di una lontana frequentazione di comunità neolitiche soprattutto nell'area nuragica di Serbissi e nell'area archeologica di Perdu Isu, mentre resti relativi all'età del bronzo sono venIl paese, il cui nome ha origine dalle parole  greche "ga" e "roa", cioé "terra che scorre", per la sua precaria condizione idro-geologica, inizialmente era chiamato Gairo Vecchio, ma l'abitato colpito a più riprese da disastrose alluvioni, fra cui la più drammatica fu quella del 1951, e minacciato da progressivi cedimenti del terreno, è stato ormai abbandonato del tutto e l'intera popolazione si è trasferita nel nuovo paese, che, sorto più a monte, con il nome di Gairo S. Elena, conta oggi quasi 2000 abitanti e possiede un territorio di circa 80 Kmq, dove si vive soprattutto di pastorizia (ovini, caprini, suini) e di cantieri di rimboschimento. 
durdica bacciu

Il paese di Gairo Vecchio che ormai è divenuto un’attrazione turistica non indifferente. Questo Vecchio Centro, oramai disabitato dal 1963, è un importante esempio di archeologia riguardante gli insediamenti abitativi della Sardegna Centro Orientale. Addentrandosi nel vecchio borgo si nota immediatamente la tecnica costruttiva delle stradine e dei vicoli intorno ai quali si sviluppava: in parte le vie erano carrabili, in particolar modo le principali, ed in larga misura a carattere pedonale.
Il fondo stradale era costituito prevalentemente da terra battuta o selciato ed i dislivelli esi-stenti tra le vie, conseguenza diretta dell’ubicazione montana del centro, vengono superati grazie alla realizza-zione di scale o viottoli pedonali o mulattiere. I materiali usati per la realizzazione del selciato e delle scale così come anche le case, sono prevalentemente costituiti da granito, scisto e altre rocce locali mentre come legante si usava prevalentemente fango oppure malta di calce e sabbia, vecchio retaggio di ancestrali tecniche costruttive.
durdica bacciu

La calce per la realizzazione della malta usata come legante nelle costruzioni era prodotta in un forno di calce appositamente costruito in località Taquisara, dove oggi sorge l’omonimo paese, frazione di Gairo. Tale forno è rimasto attivo fino ad oltre la metà del Ventesimo secolo.
In tempi recenti si è provveduto ad asfaltare la via centrale del Vecchio Borgo in conseguenza dell’importanza che questa aveva come collegamento con le campagne circostanti.uti alla luce ai piedi del bastione roccioso di Taquisara dove si trova una tomba dei giganti violata, però, dalle ruspe. Attualmente si vorrebbero valorizzare le grotte per il turismo montano e si pone al centro dell'interesse Sa Rutta 'e su Marmu che si trova a 860 metri di quota e viene ritenuta una delle più suggestive. Le sagre più importanti si celebrano: nella domenica di Pentecoste, con tre giorni di festa dedicati allo Spirito Santo e la prima domenica di agosto in onore della Madonna della Neve.

GAIRO
e la terra tremò

di Giulia Gabriele
 
Occhi senza sguardo. Occhi ciechi. Labbra senza voce. Labbra mute. La pietra ancora crepita e cade giù. Il verde si aggroviglia sui resti del passato mentre la vita scorre in altre valli, sotto l’ombra di altre montagne. Arroccata su paesaggi vicini. Questa la storia dei ‘paesi fantasma’ e di Gairo.
Nel territorio ogliastrino si trovano disseminate rovine di antichi paesi che per vari motivi (pestilenze, alluvioni, faide) sono stati abbandonati. Alcuni sono rinati altrove, altri scomparsi per sempre, altri ancora si sono riuniti sotto un unico nome. Il fiume ondeggia minaccioso, senza argini che contengano la sua corsa, e le donne, figli tra le braccia, vanno via senza voltarsi.
L’economia cambia e tutti, uno dopo l’altro, scappano via a cercare fortuna, seguendo il flusso che detta il mercato. La terra trema e l’uomo, nomade, cerca nuova calce per ricostruire e nuova linfa per ricominciare. Così, morendo, nasce un paese fantasma. E così, tremando, morì Gairo.
durdica bacciu

Per quel che riguarda il significato del nome non c’è una fonte certa. Le probabili derivazioni risalgono al fenicio (hiair, ‘luce’; gabaiar, ‘colle selvoso’; iaar, ‘selva’), alla contaminazione di Galillium, paese di cui si parla nella leggenda di San Giorgio (XII secolo) e anche al greco (καιρός, cioè ‘orditura’; γης, ‘terra’ e ρέυο, ‘scorro’ quindi ‘terra che scorre’, teoria questa che si rifà alla precaria condizione idrogeologica del territorio gairese).
E se l’etimologia di Gairo è oscura, anche la sua nascita non è da meno. Vista la grande abbondanza di sorgenti d’acqua, già in epoca preistorica si trovano tracce d’esseri umani nella vallata del Rio Pardu. Secondo la tradizione, un pastore di Osini, Fuliau Serra, si stabilì con il bestiame in località Funtana de Lorista. Trovandosi bene, si fece raggiungere dalla famiglia, dai servi e da alcuni amici. 
 
durdica bacciu
Con gli anni aumentarono di numero tanto che ottennero dalla comunità un vasto territorio. Questo, almeno, è quel che dice la tradizione. Le fonti storiche, dal canto loro, non riescono a definire una data di nascita di Gairo, ma ne attestano una sorte costituita da svariate migrazioni o per lotte tra signori o anche per catastrofi naturali, come quella del 1951 che, nel rendere Gairo un paese fantasma, segnò anche l’inizio di due nuovi paesi: Cardedu, a valle e Gairo Sant’Elena, più a monte.
Gairo fu completamente abbandonato in seguito a smottamenti dovuti alle piogge autunnali del 1951 e del 1953. Gli abitanti si divisero tra valle e monte. Nel vecchio paese, nel frattempo, tutto è rimasto com’era.
Le strade sinuose, le case, le finestre, le porte, alcune ancora intatte e spesso colorate di calce azzurra o rossa che ti invitano a bussare per avere, infine, come risposta il silenzio. È come se il tempo si fosse fermato, lì. Come negli altri paesi sardi lasciati soli: Osini fu abbandonato tra il 1951 e il 1960 in seguito a una terribile alluvione e la popolazione si spostò più a monte; il villaggio di Ruinas, in territorio di Arzana, invece, fu abbandonato dai suoi abitanti intorno al 1350 per le continue lotte e i feroci duelli con i pastori di Desulo.
Questa è, quindi, l’altra Sardegna, quella fatta di passati ricominciati. Di donne e uomini che non si arresero, ebbero la forza di ricostruire cittadine oggi ridenti e ben popolate. Per il viaggiatore attento i ‘paesi fantasma’ possono essere una delicata scoperta.

durdica bacciu
Un tuffo nel passato per curiosare in una sorta di ‘come eravamo’, perché lì tutto è rimasto fermo. Il tempo ha conservato le abitudini e le consuetudini, regalandole alla Natura.
La notte splende con le stelle, il vento corre, fresco, tra le fronde insieme all’immaginazione, che inventa vite e cammini. Prova a ricordare momenti di altre menti. Un sorriso fanciullo. E l’acqua che si porta via il presente, relegandolo al silenzio. Forse un brivido per il viaggiatore che non si accontenta di fare il turista, ma cerca scorci inesplorati per intessere i suoi ricordi. Ovunque vada. O magari una lacrima mentre cerca la sua stella nel silenzio del luogo e del cuore. Ritrovando l’intimità di un sorriso, strappato al rumore della città e della normalità.
Questa, in breve, la storia di Gairo (e della sua magia) che trovò in una fine due nuovi inizi.





Come arrivare:
Da Osini procedere per circa 5 km e svoltare sulla destra per Gairo Vecchio. Se si arriva dalla direzione opposta, da Lanusei o Villanova Strisaili, raggiungere Gairo Sant’Elena e seguire le indicazioni per il vecchio centro, situato pochi metri più avanti.  

Da Nuoro  seguire le indicazioni per Lanusei e percorrere la 389 ssv sino alla deviazione - ponticello per la stazione ferroviaria di Villagrande, da qui imboccare sulla destra e percorrere la strada provinciale seguendo le indicazioni per Gairo Taquisara.


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