http://www.comuneaggius.gov.it/cultura/cultura.asp?id=15&ln=IT
Aggius vanta origini antichissime.
Il suo nome potrebbe derivare dal greco aghios = sacrosanto, oppure dal latino agnus = agnello, per indicare l'antica presenza di stazzi e ovili o ancora da ajus = senza diritto né legge, per certo carattere indipendente e ribelle dei suoi originari abitanti, portati a regolarsi secondo codici propri, ad affidare le controversie a uomini saggi che esercitavano la tradizionale ''giustizia sotto l'albero'' e a rifiutare, spesso in forme violente, imposizioni tributarie e coscrizioni.
Angoli di Aggius |
Antica e importante ''villa'' della curatoria di Gemini, il suo territorio, fino alla recente autonomia comunale di Trinità D'Agultu, Badesi e Viddalba
era vastissimo. Il nome del paese nella forma di Agios, si incontra per
la prima volta nella tabella fatta compilare dal re di Aragona nel
1358. ore. La sua storia inizia praticamente da quel periodo, ed è
pressoché comune a quella delle altre '''ville'' di Gallura.
Spentosi Nino di Gallura e smembrato il giudicato, Aggìus fu conteso
dai Doria, gli Arborensi e da Pisa che alla fine ebbe ragione sugli
altri, Sopraggiunsero quindi gli Aragonesi, ma fu poi occupato da
Eleonora finché, tornato sotto il potere degli aragonesi, non passò,
come il resto dell'isola, sotto gli Spagnoli. Questo dominio influenzò
in maniera indelebile, dialetti, tradizioni, usi e costumi. Nel 1720
passò, come tutta l'isola, sotto il dominio dei Savoia.
Accanto alla storia ufficiale, però, Aggius viene ricordato nella prima metà del seicento come centro di falsari. La ''zecca'' si
sarebbe trovata su uno dei suoi monti - che per questo fu chiamato
Fraili (officina del fabbro) - ostico anche per la spedizione che Don
Matteo Pilo Boy organizzò per debellare il fenomeno.
Per tutto l'ottocento la popolazione venne dilaniata da numerose faide familiari, la più famosa quella tra i Vasa e i Mamìa dalla quale Enrico Costa si ispirò per il romanzo 'Il muto di Gallura''.
Una curiosità è datata 1848, quando quel movimento
che in Europa prese il nome di ''primavera dei popoli'', pare avesse
investito anche Aggius, che sarebbe stato ''Repubblica'' per quarantotto ore.
Aggius oggi
Paese presepe sotto una catena di monti detta, a imitazione di quella lombarda di manzoniana memoria, il ''Resegone'', circondato da boschi, orti a vigneti, Aggius ha uno dei più celebri panorami della Sardegna. Narra la leggenda che, al tempo delle faide più terribili, il diavolo si affacciasse al monte più incombente sul paese e facesse sordamente rimbombare il traballante masso di granito di ''lu tamburu'', terrorizzando gli abitanti all'urlo di ''Agghju meu, Agghju meu, candu sarà la dì chi ti z'agghju a pultà in buléu'' che significa: ''Aggius mio, quando verrà il giorno in cui ti porterò via in un turbine''. La sistemazione di una croce sulla cima valse ad allontanare il maligno e diede il nome al monte: Monti di la Cruzi.
Anno scolastico 2006/2007 - A cura degli alunni della scuola secondaria di 1° grado dell'Istituto Comprensivo di Aggius.
Meoc: Museo Etnografico Oliva Carta Cannas
Fonte:http://www.museodiaggius.it/#!/meoc-museo-etnografico-oliva-carta-cannas/
Il più grande in Sardegna, un vero “tesoro” dell’Isola, una struttura
suggestiva per l’ampiezza degli ambienti espositivi e la particolare
cura con cui è stata realizzata, che integra magistralmente la
maestosità del granito, con spazi verdi e l’esposizione museale che
racchiude in sé tutta la ricchezza della storia, delle tradizioni e
della cultura popolare gallurese, dal 1600 ai nostri giorni.
Nella fedele ricostruzione della “Casa tradizionale”: Arredi d’epoca e
oggetti d’uso quotidiano e un percorso attraverso le attività
dell’economia domestica e la produzione alimentare (del vino, del pane,
del formaggio, dell’olio di lentisco…)
Viaggio attraverso i costumi d’epoca magnifici nelle forme e nei colori
della festa.
In sottofondo il caratteristico canto corale di Aggius (caro anche al D’Annunzio) del quale vengono proposti i più bei brani.
Gli antichi mestieri: Lavorazione del sughero e del granito, ma anche il
fabbro, il calzolaio, il falegname. Presentazione degli strumenti
arcaici di lavoro, delle tecniche di preparazione dei tessuti tipici e
delle fasi di preparazione della lana, tra le quali “l’orditura” e la
colorazione dei filati con le erbe.
Il MEOC ospita: la “Mostra Permanente del Tappeto Aggese”. Pregiato
manufatto famoso in tutta l’isola, ma conosciuto e molto apprezzato
anche in Italia e all’estero. Nell’ampia Sala della tessitura si può
assistere alla dimostrazione e spiegazione di questa arcaica arte con la
collaborazione delle tessitrici alla conduzione dei telai in legno.
G. D'Annunzio e il Coro di Aggius |
Con scadenza annuale viene allestita una “Mostra Temporanea” sui temi
della tradizione, del costume, del territorio, dell’arte. Nella Sala
Congressi: visione di filmati sul territorio, su usi e costumi locali e
approfondimenti storico-culturali. Intrattenimenti periodici: Mostre,
Conferenze, Concerti, Esibizioni del Coro e del Balletto di Aggius.
Un cenno particolare meritano “I laboratori” di cui possono usufruire
dietro prenotazione gruppi e scolaresche. Molto ricercati e richiesti
sono il laboratorio del pane della festa, delle fasi di lavorazione
della lana compresa la colorazione naturale, di tessitura, degli antichi
giochi di strada, il laboratorio sartoriale con ricostruzione delle
bambole di pezza, di bella grafia, sulle erbe aromatiche e mediche.
La tradizione del tappeto di Aggius
Il tappeto sardo è molto di più di un semplice oggetto d’arredo, è un pezzo di storia: tante le mete da tenere a mente per chi volesse acquistare un pezzo unico: Aggius
La tradizione del tappeto di Aggius
Il tappeto sardo è molto di più di un semplice oggetto d’arredo, è un pezzo di storia: tante le mete da tenere a mente per chi volesse acquistare un pezzo unico: Aggius
è senza ombra di
dubbio il centro più rappresentativo dell’artigianato tessile gallurese
le cui origini sono da rintracciare intorno alla prima metà
dell’Ottocento quando rappresentava una fonte di sostentamento di grande
importanza per le famiglie in quanto, oltre a soddisfare necessità
private, era una grande fonte di guadagno. La produzione locale porta in
scena bellissimi e coloratissimi tappeti a strisce multicolori dalle
notevoli dimensioni realizzati in lino e, soprattutto, in lana cardata,
tessuto caro a un'isola da sempre dedita alla pastorizia.
http://www.turismo.it
http://www.turismo.it
Logu di pazi e d'amori,
di poesia e d'incantu,
l'ammigu rispetta tantu,
be' si difendi l'onori.
...
La muntagna, la pianura,
tuttu invita a l'almunia,
onestai e simpatia
splendi illa ciuintura.
...
Aggju è stella di Gaddura:
angeligu è lu so' cantu!
Così Salvatore Biosa descrisse Aggius.
Museo del Banditismo
Il paese di Aggius è stato l’epicentro del banditismo gallurese per circa tre secoli: Dalla metà del Cinquecento, in pieno periodo spagnolo, alla metà dell’Ottocento, sotto la dominazione sabauda.
Durante questo lungo e travagliato periodo nell’impervio ed allora più vasto territorio di Aggius omicidi, agguati, furti di bestiame e danneggiamenti erano all’ordine del giorno. Lungo i litorali delle “Cussorge” più lontane prosperavano del tutto impunite orde di contrabbandieri e di abigeatari, tanto che nel 1726 un rapporto molto dettagliato delle autorità locali attribuisce ad Aggius il ruolo di paese leader nel traffico clandestino di cereali, e pochi giorni dopo il viceré, conte Pallavicino di Saint Remy, emana un decreto che inizia così: “Essendo stato informato che gli abitanti della villa di Agius, dediti quasi tutti al contrabbando, sono soliti prendere il grano ed altri generi commerciali di cui fanno contrabbando dai villaggi e dalle località dell’Anglona. Così si organizzano in quadriglie…”.
Risale invece al 1766 l’ormai famoso “pregone” del viceré Francesco Ludovico Costa, il cui testo integrale, opportunamente ingrandito e stampato su un grande pannello, è stato collocato sulla facciata dello stabile che ospita il Museo. Si tratta del pronunciamento in cui si minaccia la distruzione della villa di Aggius in quanto ritenuta “scandaloso ricovero e favore … di banditi e facinorosi”.
Sul versante popolare, però, la figura del bandito veniva assimilata spesso a quella del diseredato, caduto in disgrazia per motivi d’onore e quindi meritevole di rispetto e protezione.
Ecco perché si è deciso di allestire un museo dedicato al banditismo senza correre il rischio di mitizzare la figura del fuorilegge e di esaltarne le sue gesta.
L’obiettivo di questo museo, semmai, è esattamente il contrario: diffondere valori positivi per la costruzione di una mentalità che favorisca l’affermarsi della legalità e della moralità pubblica ad ogni livello.
Il Museo del Banditismo si propone di compiere ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente: le acquisirà, le conserverà, le comunicherà e soprattutto le esporrà ai fini di studio, di educazione e di diletto.
Questo museo, allestito non a caso nel palazzo della vecchia Pretura, è situato nella zona più antica del paese. E proprio nei vicoli attigui a questo edificio, più di un secolo fa, furono commessi numerosi omicidi.
Il percorso espositivo si articola in 4 sale che accolgono una bella documentazione e oggetti che vale la pena di vedere. Una teca è dedicata al bandito aggese Sebastiano Tansu, “il Muto di Gallura” figura che ispirò l’omonimo romanzo di Enrico Costa.
Per info: Via monti di lizu 6 - Aggius - 079 621029
l'ammigu rispetta tantu,
be' si difendi l'onori.
...
La muntagna, la pianura,
tuttu invita a l'almunia,
onestai e simpatia
splendi illa ciuintura.
...
Aggju è stella di Gaddura:
angeligu è lu so' cantu!
Così Salvatore Biosa descrisse Aggius.
Museo del Banditismo
Il paese di Aggius è stato l’epicentro del banditismo gallurese per circa tre secoli: Dalla metà del Cinquecento, in pieno periodo spagnolo, alla metà dell’Ottocento, sotto la dominazione sabauda.
Durante questo lungo e travagliato periodo nell’impervio ed allora più vasto territorio di Aggius omicidi, agguati, furti di bestiame e danneggiamenti erano all’ordine del giorno. Lungo i litorali delle “Cussorge” più lontane prosperavano del tutto impunite orde di contrabbandieri e di abigeatari, tanto che nel 1726 un rapporto molto dettagliato delle autorità locali attribuisce ad Aggius il ruolo di paese leader nel traffico clandestino di cereali, e pochi giorni dopo il viceré, conte Pallavicino di Saint Remy, emana un decreto che inizia così: “Essendo stato informato che gli abitanti della villa di Agius, dediti quasi tutti al contrabbando, sono soliti prendere il grano ed altri generi commerciali di cui fanno contrabbando dai villaggi e dalle località dell’Anglona. Così si organizzano in quadriglie…”.
Risale invece al 1766 l’ormai famoso “pregone” del viceré Francesco Ludovico Costa, il cui testo integrale, opportunamente ingrandito e stampato su un grande pannello, è stato collocato sulla facciata dello stabile che ospita il Museo. Si tratta del pronunciamento in cui si minaccia la distruzione della villa di Aggius in quanto ritenuta “scandaloso ricovero e favore … di banditi e facinorosi”.
Sul versante popolare, però, la figura del bandito veniva assimilata spesso a quella del diseredato, caduto in disgrazia per motivi d’onore e quindi meritevole di rispetto e protezione.
Ecco perché si è deciso di allestire un museo dedicato al banditismo senza correre il rischio di mitizzare la figura del fuorilegge e di esaltarne le sue gesta.
L’obiettivo di questo museo, semmai, è esattamente il contrario: diffondere valori positivi per la costruzione di una mentalità che favorisca l’affermarsi della legalità e della moralità pubblica ad ogni livello.
Il Museo del Banditismo si propone di compiere ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente: le acquisirà, le conserverà, le comunicherà e soprattutto le esporrà ai fini di studio, di educazione e di diletto.
Questo museo, allestito non a caso nel palazzo della vecchia Pretura, è situato nella zona più antica del paese. E proprio nei vicoli attigui a questo edificio, più di un secolo fa, furono commessi numerosi omicidi.
Il percorso espositivo si articola in 4 sale che accolgono una bella documentazione e oggetti che vale la pena di vedere. Una teca è dedicata al bandito aggese Sebastiano Tansu, “il Muto di Gallura” figura che ispirò l’omonimo romanzo di Enrico Costa.
Per info: Via monti di lizu 6 - Aggius - 079 621029
Nessun commento:
Posta un commento