ArcheOlbia guida turistica Olbia archeologia della sardegna


Associazione ArcheOlbia
Promozione e Valorizzazione dei Beni Culturali

Guida turistica - Accompagnatore turistico - Attività didattiche - Corsi di formazione - Progettazione di attività culturali

ArcheOlbia
Piazza San Simplicio c/o Basilica Minore di San Simplicio
07026 Olbia (OT)
archeolbia@gmail.com
3456328150 Durdica - 3425129458 Marcello -
3336898146 Stefano
C.F. 91039880900


“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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mercoledì 10 ottobre 2018

Cortes Apertas di Orgosolo con ArcheOlbia - 14 ottobre 2018

di ArcheOlbia

Domenica 14 Ottobre 2018
Partenza ore 8.30 Molo Brin - Olbia
Rientro alle ore 18 circa da Orgosolo
Prenotazioni: 3456328150 o archeolbia@gmail.com

Dalle 10:00 alle 19:00 Inoltratevi per il paese… Laboratori e rappresentazioni delle faccende domestiche e lavorative di un tempo che ad Orgosolo vivono ancora all'interno degli antichi cortili, delle case e lungo le vie del centro storico del paese.
• Sa petha a s’antiha la carne preparata per l’arrosto o gli insaccati, su pane lentu in purpuzza, sos ulurjones.
• Sos sonos antihos suoni del canto a tenore, dell’organetto e dell’armonica a bocca.
• Sas sedas antihas l’esclusiva lavorazione della seta orgolese. 10:00 Sas mastras de sa seda dimostrazione delle varie fasi della lavorazione della seta | Via Mercato.
11:00 La vestizione del costume femminile di Orgosolo | Piazza Gramsci.
Dalle ore 11:00 Ballos Festival Regionale Armonica a bocca - a cura dell'associazione culturale Murales | Piazza Su Muntilhu.
15:00 A intanfarinare la colorazione de sa trama con lo zafferano | Via Mercato.
Dalle 15:00 Esibizioni itineranti dei gruppi folk.
17:00 Dimostrazione della preparazione del dolce tipico Sas Urillettas | Pasticceria Disizzos De Orgosolo.

martedì 6 febbraio 2018

Terranova (Olbia) Antica città della Sardegna 1° parte...

di Durdica Bacciu

Secondo il censimento del 1846 Terranova ha una popolazione di 2297, 1122 situata in città e 1175 nelle cussorgie (divisione del terreno da pascolo del bestiame libero - distretti pastorali). Sono presenti 165 stazzi e 170 famiglie-  Il borgo presenta 70 maschi e 73 femmine sotto  i 5 anni, sotto i 70 anni 2 maschi e 5 femmine e nella via di mezzo, 40 anni, 83 maschi e femmine. Negli stazzi, sotto i 5 anni, maschi 97 e femmine 102,sotto gli 80, maschi e femmine 2, nella via di mezzo 40 anni, maschi 60 e femmine 67.
La lingua parlata è il sardo, come a Bortigiadas e a Luras, "ma più puro e corretto" rispetto al resto delle persone che parlano un dialetto estero. Come carattere sono facili alla vendetta, ostinati e feroci nelle inamicizie. Sono presenti diversi proprietari di terre e di bestiame ma non sono presenti industrie e non sanno lavorare con quello che la natura offre, come per esempio la pesca, che viene esercitata dai "gondolieri  napoletani" e di conseguenza anche il guadagno. In tutto il borgo è alto il tasso di analfabetismo, pochi ragazzi vanno a scuola e non imparano molto per colpa del maestro. Le persone che sanno leggere sono poco più di 30, sono presenti notai, chirurgo, farmacista e flebotomi.
Terranova ha un porto di quarta classe (Regio Decreto 02/04/1885 n. 3095) come il suo capitano, con diverse difficoltà per le grosse navi ma con possibilità di raggiungere la terraferma con piccole imbarcazioni proveniente dalla La Maddalena e Napoli, per commerciare pelli, lane, pollame e olio di lentiscio. Alcuni abitanti si dedicano all'estrazione della calce nella vicina Tavolara, calce rinomata per la sua ottima qualità, e altri si dedicano alla vendita di legname, in particolar modo il ginepro.

da Angius/Casalis - m.edilportale.com
Photo https://autonomiademocraticaolbia.jimdo.com

domenica 29 ottobre 2017

Corsi ArcheOlbia 2017

    Per info e contatti: archeolbia@gmail.com

1. Operatore del Turismo Culturale
2. Inglese Turistico
3. Spagnolo Turistico
4. Accompagnatore turistico




mercoledì 4 ottobre 2017

Cortes Apertas 2017 - Tonara

di Durdica Bacciu
Ph D.Ricciu

'O gentile Tonara, terra de musas santa e beneitta', così Peppinu Mereu, il più grande poeta in lingua sarda, descriveva il suo borgo natio.
Situata ai piedi del M. Muggianeddu (1.468 m.), con un'altitudine fra gli 850 e i 1030 metri slm, Tonara, formata dai quattro pittoreschi rioni di Teliseri, Arasulè, Su Pranu e Toneri, è uno dei centri più elevati in Sardegna. Percorrendo i viottoli del centro storico, dove ancora si trovano le antiche case con i balconi in legno (istauleddos ammantaos), si respira una suggestiva atmosfera d'altri tempi.
La ridente posizione dell'abitato, l'aria salubre, l'acqua pura, i boschi e le sorgenti, come peraltro l'innata ospitalità dei suoi abitanti, sono le attrattive del paese, già conosciuto come luogo depositario di tradizionali produzioni artigianali tra cui torrone e campanacci.

Eccovi alcuni scatti della giornata con ArcheOlbia








mercoledì 14 giugno 2017

domenica 16 aprile 2017

Il Nuraghe Adoni di Villanovatulo - ArcheOlbia



di Marcello Cabriolu 
Ph Internet
 
Il complesso del Nuraghe Adoni, conosciuto sin dai primissimi anni del milleottocento, venne indagato solamente dal millenovecentonovantasette al millenovecentonovantanove per intervento del prof. Mario Sanges. Il complesso si è rivelato costituito da un mastio A attorniato da un bastione quadrilobato costituito dalle torri B, C, D, E, rispettivamente collocate a E, N, W, S e circondato ulteriormente da un antemurale turrito. Fondamentalmente la struttura si poggia sopra un tacco di calcare ben visibile nel settore orientale e, data la forma irregolare e non simmetrica nonostante le torri si mostrino ad addizione concentrica, in origine, attorno al XVI sec. a.C., doveva essere un protonuraghe che comprendeva il mastio A e la cortina panciuta a sud. L’elemento litico usato sono dolomie e calcari assemblati sostanzialmente senza rispettare filari e con il supporto di numerose zeppe di sostegno combinati a creare un indubbio paramento a “sacco”. Si accede da un ingresso leggermente sopraelevato sistemato tra la cortina curvilinea a S e la torre E, sulla sinistra si accede alla torre con feritoie mentre sulla destra si sale, attraverso un corridoio stretto, verso il secondo livello del complesso.
La torre E, descritta con feritoie, si presenta molto simile a quella del Nolza di Meana Sardo o del Serbissi di Osini, quindi come queste è inquadrabile, soprattutto in virtù del distacco dal corpo del complesso e di un rinvenimento di un ripostiglio nelle vicinanze, come una fornace per l‘estrazione dei metalli. La rampa d’ingresso conduce ad una sorta di pianerottolo superiore che alcuni studiosi denominano come cortile Y, a ovest del mastio, e che si mostra simmetrico al cortile X sistemato a est del mastio. Ci sono valide motivazioni per credere che questo non sia altro che un unico elemento, un corridoio anulare, che circonda il residuo del piano superiore del bastione, proprio come quello che circonda la sala al piano terra del Santu Antine di Torralba. Si parla di residuo del piano superiore del mastio innanzitutto perché l’antica sala superiore voltata a tholos è scoperchiata e poi perché lo spessore murario è parecchio più stretto del livello sottostante, il che fa supporre che alla parte superiore della torre manchi qualche “rifascio”. Da sottolineare che al centro della sala, resa in dolomia, sono stati riposti i mensoloni di coronamento in calcare e basalto che in origine donavano all’apice del mastio una composizione bicromatica. Si è già parlato dell’andito verso la torre E per aggiungere che dal corridoio anulare al primo piano partono anche gli altri anditi che conducono alle torri secondarie B, C, D. In particolare il percorso verso la  torre B, come si suppone avvenisse per la torre D, si sviluppa curvilineo e si ferma a quota mt 4 dal pavimento della sala, alta circa mt 7, facendo ipotizzare che l’ambiente fosse diviso in due livelli da un soppalco in legno. La parte settentrionale del bastione presenta un andamento irregolare che suggerisce una maggior ampiezza nell’estensione e la presenza di qualche altra torre riunita al corpo principale da un antemurale con torri. In particolare il settore settentrionale si amplia in un cortile che ospita una cisterna con copertura a tholos, profonda circa 3 mt.
Questa, resa in calcare e con un paramento a “sacco” riempito di argilla e pomice, opportunamente indagata, mostra un deposito di vasi e ceramiche per la fruizione delle acque. Il complesso è circondato da un villaggio dove si possono individuare almeno dodici capanne con una scalinata che conduce al sottostante insediamento, ancora da indagare, che si sviluppa nel bosco. Qui si possono osservare strutture raggruppate a isolati con vani concentrati su cortili. L’analisi del deposito e le forme edilizie ci mostrano un periodo di ampliamento e di utilizzo che va dal XIII al X sec.a. C. almeno, testimoniando un fase di vita ricca e florida che vedeva la forgiatura di lesine, pugnali, punte di lance, scalpelli, navicelle, pannelle di rame, brocche, bracciali e tanto altro materiale per le esigenze di vita quotidiana.

Come raggiungerlo

 Dall’abitato di Villanova Tulo prendere la SP52 per Laconi. Dopo circa 3,5 km svoltare a sinistra ed imboccare una strada sterrata ma agevole che sale sull’altipiano che ospita il nuraghe. Al termine della strada si trova la piazzola di sosta dove parcheggiare l’auto. Si procede quindi a piedi per qualche centinaio di metri sullo stradello in salita fino a giungere alla pinnetta in cui è ospitata la biglietteria.

lunedì 27 marzo 2017

Giornatadi Primavera con ArcheOlbia 26.03.2017

di Durdica Bacciu

durdica bacciu
Panorama dalla Fattoria romana di S'Imbalconadu Ph. Durdica Bacciu



Quest'anno, anche l'Associazione ArcheOlbia, nella giornata prima di Primavera, opera alla riscoperta del territorio del Comune di Olbia. Lo scopo era quello di far conoscere e scoprire la storia del territorio olbiese non solo attraverso i siti archeologici ma anche tramite il suo ambiente e la sua natura.



durdica bacciu
L'appuntamento era fissato per le 10.30 al Pozzo Sacro di Sa Testa.
Il pozzo sacro si raggiunge seguendo le indicazione per Cala Saccaia, lungo la strada per Pittulongu e il porto industriale. Il pozzo di Sa Testa è uno dei pozzi sacri meglio conservati in Sardegna. Si data allìetà del bronzo recente, cioè ad una fase evoluta dell’età nuragica (1200 a. C.).
Il monumento, in granito e scisto, è costituito da un ampio cortile circolare dove probabilmente si svolgevano i rituali sacri, un piccolo vestibolo, e il pozzo vero e proprio, profondo oltre 5 metri e collegato al vestibolo da 17 gradini.
durdica bacciu
Il pozzo è chiuso da una copertura a tholos ed una seconda tholos monumentale lo sovrastava esternamente. I materiali votivi deposti all’interno del pozzo mostrano una frequentazione del sito come luogo sacro anche oltre i limiti cronologici della civiltà nuragica, attraverso le fasi fenicia, greca, punica e romana.




Il secondo sito visitato è stato l'Acquedotto romano di Sa Rughittula.
durdica bacciu
L' acquedotto di Olbia, monumento del periodo romano più significativo, trasportava l'acqua dalle sorgenti delle falde granitiche di Cabu Abbas fino alle terme della città, con un percorso rettilineo di oltre Km. 3, realizzato interamente tra il II e linizio del III sec. d. C.

La tecnica edilizia appare omogenea nellintero percorso presenta una struttura a tratti in “opus arcuatum”, li dove necessitava seguire l'andamento degradante da N a S del terreno, a tratti in muro pieno, là dove il terreno riprendeva landamento non degradante.

Per oltre due chilometri l'opera proseguiva con struttura arcuata, ad eccezione di un breve tratto con struttura a muro pieno, al di fuori della cinta muraria antica fino a raggiungere larea urbana, con una leggera pendenza che garantiva l'afflusso dellacqua; quando questo non è avvenuto regolarmente per errori di calcolo nella progettazione, l'opera è stata opportunamente adeguata subito dopo il primo collaudo.

durdica bacciu
Il terzo sito visitato è stata la Fattoria romana di S'Imbalconadu
La fattoria di S’Imbalconadu, occupa la sommità di una piccola collina a destra del Rio Padrogianus. Si presenta come una grande struttura quadrangolare, con una ventina d'ambienti organizzati attorno ad una corte centrale occupata da un edificio quadrato; al suo interno è stato trovato un forno in terracotta. Le murature sono costruite con blocchi di granito, mentre i pavimenti sono realizzati con sottili strati di coccio e in alcuni ambienti con lastre di granito irregolari. Risalente probabilmente alla fine del II° sec. a.C., era destinata sia alla coltivazione di cereali, soprattutto grano, all'allevamento di bestiame e alla caccia. In questo sito cisi è soffermati a parlare dell'ambiente circostante e dell'importanza del fiume, un fiume navigabile sin dall'antichità e che, ancora oggi, vede attività sportive in alcuni tratti, come ad esempio con la canoa.

durdica bacciu
Il quarto sito visitato è stata la Tomba dei Giganti di Su Monte 'e S'Ape
Le tombe dei giganti di Monte ‘e s’ape si trovano a breve distanza dal centro urbano, raggiungibili tramite una deviazione sulla destra, segnalata dai cartelli, lungo la SP 24 per Loiri.
Le tombe dei giganti costituiscono la principale tipologia di monumento funerario proprio della civiltà nuragica. Si compongono di un corridoio megalitico coperto con lastre orizzontali, nel quale venivano seppelliti i defunti, e di un’esedra costituita da lastroni infissi nel terreno, forse a suggerire la forma di una testa di toro, animale sacro nella religiosità preistorica. Nell’area antistante l’esedra si svolgevano i rituali funerari e si deponevano le offerte.
durdica bacciu


La tomba di Su monte ‘e s’Abe, con un corridoio lungo oltre 28 metri, è la più grande di tutta la Sardegna, anche se la monumentalità del complesso risulta ridimensionata dall’assenza della grande stele centrale. Il corridoio si data al 1800 a. C. circa, in età prenuragica, mentre l’esedra fu aggiunta in un secondo momento, in piena età nuragica (1500 a. C.).



durdica bacciu

Il quinto sito visitato è stato il Castello di Pedres
Il complesso è edificato su una modesta, ma ripida, emergenza rocciosa alta 89 m., dalla quale si sovrasta la parte meridionale della conca di Olbia, con scambio visivo con l’antica città e relativo porto.
L’accesso attuale al monumento è dal versante settentrionale, diversamente da quello originale, che si apre ancora ad occidente, verso la scomparsa Villa Petresa. La scalinata di restauro attualmente utilizzata ne ricalca una precedente, ricavata  nel corso della seconda guerra mondiale, quando sulla cima del colle venne impiantata una postazione di contraerea. Il mastio è collocato all’estremità opposta dell’ingresso. Si conservano in alzato solo due lati, per un’altezza di oltre dieci metri.
 

Al suo interno la torre era originariamente ripartita in quattro piani lignei, sostenuti da mensole granitiche e/ o incassati direttamente negli alzati. Al di sotto del piano più basso vi è una cisterna che accumulava, in antico, l’acqua piovana raccolta nel terrazzo superiore. In questo sito si è parlato dell'importanza strategica del posto, essendo stato costruito su una sommità che controlla tutto il golfo di Olbia e l'entro terra, direzione Padru-Budduso' e non solo.


Il tour si è concluso alle 16.30 con una breve riunione per discutere della tutela e salvaguardia dei siti e della professione di guida turistica.

Per chi volesse prendere contatti con l'Associazione e organizzare escursione nei siti di Olbia può scrivere a: archeolbia@gmail.com oppure 3456328150.