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venerdì 5 agosto 2016

La civiltà nuragica - Il popolo Shardana

di Marcello Cabriolu 
 Ph D.Bacciu

durdica bacciu
La civiltà nuragica trae il proprio nome dai monumenti simbolo di tale cultura, i nuraghi appunto, che compaiono in Sardegna durante l’età dei metalli. Forse lo sviluppo di tali strutture è dovuto all’intento di manifestare, da parte dei componenti della società preistorica, la ricchezza e il rango sociale all’interno di una società sarda del Neolitico dedita fondamentalmente alla pastorizia e all’allevamento. Il termine nuraghe, interpretato da alcuni come una parola composta dai termini nurra (cumulo tondo, cavo) e aghes (fuoco), viene ricondotta mitologicamente al personaggio epico di Norace,  leggendario fondatore della città shardana di Nora e ispirazione per le innumerevoli forme toponomastiche legate al nuraghe e riscontrabili in Sardegna.

durdica bacciu
I nuraghi sono delle torri, o complessi di torri, dalla forma tronco-conica creati con grandi macigni (megaliti) sovrapposti l’uno all’altro. La sovrapposizione dei conci (macigni), in un sistema di anelli convergenti, dà origine a grandissime volte che si auto sostengono senza bisogno della chiave di volta, sfruttando il proprio peso e il proprio baricentro. I nuraghi vennero creati sfruttando grossi macigni appena sbozzati (opera poligonale) oppure scolpendo e rifinendo grandi macigni (opera isodoma) e accostando le grosse pietre sino a formare dei filari. I grossi macigni che costituiscono le torri sono accostati tra di loro contrapposti e assemblati colmando gli spazi liberi con terra, pietrisco, pietra pomice tritata e impastata e zeppe in pietra, al fine di dare stabilità e consistenza ai muraglioni. L’interno dei nuraghi è formato da corridoi, sale, nicchie, rampe di scale, pozzi, canalette per l’acqua, piani sovrapposti, ambienti per il culto e ambienti per la politica, oltreché da luoghi di osservazione celeste o ambienti-fornace per la metallurgia.
durdica bacciu
La regione dove generalmente si sviluppano le torri abbraccia la Sardegna, il sud della Corsica e le isole Baleari, tutti territori dove vivevano gli Shardana, un popolo di guerrieri e navigatori antenati dei Sardi attuali. La letteratura ci mostra il popolo Shardana come un’etnia capace di gestire una rete importante di commerci, abili nell’edilizia ma anche capaci combattenti in grado di condurre importanti campagne militari nel Mediterraneo dell’Età del bronzo (1900 – 900 a.C.). Lo sviluppo considerevole dei nuraghi avviene attorno al 1800 a.C., attraverso le forme arcaiche denominate proto nuraghi, e si protrae sino al VIII sec. a.C., ma si suppone che alcuni edifici siano sorti anche precedentemente, attorno al 3000-2500 a.C.. Le esperienze formative dei Sardi neolitici quali la navigazione, la distribuire dell’ossidiana e del sale, la scoperta della metallurgia e l’organizzazione sociale portano il popolo Shardana a sviluppare i  propri insediamenti. 
durdica bacciu
Creando i centri primari e quelli secondari, organizzando i porti e il commercio dei materiali, l’etnia Shardana si sposta nel Mediterraneo, commerciando, creando strutture nelle isole Eolie, a Creta e a Cipro, distribuendo manufatti in ceramica e in bronzo, conducendo campagne d’invasione del Medio Oriente e dell’Egitto (1300-1100 a.C.). Abbiamo visto come il nuraghe sia il monumento simbolo del popolo Shardana, ora viene spontaneo chiedersi quale sia la funzione a cui assolvono i nuraghi. Gli albori della ricerca archeologica in Sardegna tendevano ad inquadrare i  nuraghi come fortezze, mentre ora che la ricerca ha fatto passi avanti si rende necessario ponderare più elementi al fine di capire la reale funzione, o le molteplici funzioni, di queste costruzioni. Nella concezione di un sistema di cantoni, come viene appunto elaborato il sistema amministrativo delle genti nuragiche, si rende opportuno considerare, nello studio di ogni singola struttura, la sua collocazione geografica, le tracce di frequentazione e la cronologia dei reperti presenti, la morfologia del terreno, l’intorno sia naturale che edilizio nonché la complessità della struttura stessa.
durdica bacciu
Quindi in virtù di tutto ciò, sperando di non aver trascurato altri canoni fondamentali, possiamo osservare ed inquadrare nuraghi dentro le necropoli, in zone minerarie e punti di estrazione, in prossimità di cale e porti, in mezzo a villaggi. Cogliamo ancora la presenza delle torri in prossimità di valichi, in corrispondenza di corsi d’acqua e fonti, in mezzo alle piane o sul bordo di altipiani. Non sono esenti dall’ospitare dei nuraghi le cime dei picchi montani o i versanti montuosi, e nel riconoscere e apprezzare queste strutture si dovrebbe tener conto della varietà edilizia vista sia in funzione della destinazione d’uso che delle esigenze di una società complessa ed evoluta. I nuraghi insomma non assolvono ad un'unica funzione, non sono solo tutti fortezze o tutti templi: alcuni sono torri di guardia per valichi, alcuni sono fari per i sistemi portuali, alcuni sono luoghi di riunione dei notabili della società alcuni altri ancora sono utilizzati in aree funerarie e ad altri usi vari. Al loro interno poi, soprattutto nelle strutture più complesse, si rivelano tantissimi ambienti fruiti da diverse persone, ad uso religioso e cultuale, ma anche da singoli individui quali possono essere i re-sacerdoti o le sacerdotesse, propriamente dette is Bithias
durdica bacciu
Il territorio si caratterizza inoltre di aree funerarie create nell’Età della pietra levigata (Neolitico 6000-2850 a.C) che vedono sorgere al loro interno sia Domus de Janas che ciste megalitiche. Considerando il culto preistorico del Mediterraneo come fondamentalmente legato all’adorazione della Dea Madre, questa figura venne individuata e inquadrata nella natura circostante anche da parte degli uomini Sardi. Le sepolture preistoriche nascono come unicellulari – vengono predisposte ad un'unica sepoltura intorno al 4000 a.C.- : la Domus, ad esempio, viene prima scavata ipogeica con una forma mirata all’utero femminile (la terra = il grembo della Dea Madre) in prossimità di sorgenti oppure convogliando le acque piovane (il liquido generante la vita, quasi una sorta di liquido amniotico) e gli individui vengono sepolti in posizione fetale con un corredo funerario attorno.
durdica bacciu
Le ciste megalitiche, anche esse concepite come monocellulari, vengono erette (attorno al 3500 a.C.) da lastre in pietra posizionate ortostaticamente, a cui si sovrappone  una lastra orizzontale (dolmen), e vengono circondate da un circolo segnalatore (peristalio). Seppur diverse strutturalmente le ciste megalitiche, mantenendo l’ideologia della concentrazione dell’acqua e della tumulazione in posizione fetale, riflettono gli stessi principi culturali e religiosi della Domus de Janas. Con il passare del tempo e dei secoli ambedue le strutture funerarie, le Domus originarie e i circoli tombali modificati in allées couvertes, si ampliano sino a dare origine rispettivamente ai grossi complessi funerari a grotticelle (attorno al 2000 a.C.) e alle grandi Tombe dei Giganti (attorno al 1650 a.C). 
durdica bacciu
Come appaiono queste ultime? Le tombe si presentano formate da un lungo corridoio in pietra, sia nell’alzato che nel “tetto”, probabilmente anche sovrastate da archetti in pietra a decorare la parte superiore. La loro facciata viene arricchita da un grande semicerchio, sempre in pietra, chiamato esedra, al cui centro compare una gigantesca lastra chiamata stele centina e frontalmente ad esse si sviluppa  un’ampia piazza. L’esedra compare spesso abbellita da un sedile il che ci sta ad indicare che il popolo sardo usava recarsi e stazionare davanti alle sepolture forse per pregare per i defunti o compiere altri rituali (incubazione). Una variante delle Tombe dei Giganti, forse più moderna, non mostra la grande stele intera, ma una facciata resa somigliante ad una muraglia (prospetto murario) al cui centro si ipotizza venissero sistemati dei massi combinati ad incastri a riprodurre la grande stele divisa in questo caso in due elementi. I due tipi tombali, Domus de Janas e Tombe dei Giganti, possono trovarsi anche accostati: ma allora cosa distinse nel passato la tumulazione nell’uno o nell’altro tipo sepolcrale? Probabilmente la differenza tombale è dovuta alla differenza sociale dei sepolti: la gente comune veniva seppellita nelle Domus mentre alle classi aristocratiche venivano riservate le monumentali Tombe dei Giganti.
durdica bacciu
Lo sviluppo del culto della Dea Madre comprendeva i rituali legati all’acqua, ed ecco che la Sardegna vide, forse a partire dal 1600 a.C. o forse anche precedentemente, lo sviluppo di pozzi sacri e di fonti sacre all’interno di contesti legati all’afflusso di genti, detti santuari federali, gestiti probabilmente da figure sacerdotali femminili. Anche per queste strutture si possono individuare delle operazioni di ristrutturazione, riconducibili al 1300 a.C., che ci permettono di osservare ora dei bellissimi monumenti dove ancora i gesti e i comportamenti del clero preistorico sono quasi intuibili.

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