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mercoledì 17 agosto 2016

ArcheOlbia - Asilo San Vincenzo già Villa Clorinda


di Marcello Cabriolu
ph Durdica Bacciu

marcello cabriolu
L'ing. Cipelli nacque a Roma il 12 novembre 1889 e si laureò al Politecnico di Milano nel 1913. Dopo una serie di impieghi, vinse un concorso che lo portò a lavorare per il comune di Sassari. Il suo cursus honorum si svolse all'interno del Genio Civile, con una prima nomina nel 1920, seguita da quella a ingegnere principale nel 1923 e a ingegnere di sezione nel 1931. Oltre che a Sassari, operò nelle città di Cagliari, Firenze, Lucca, Littoria/Latina (1938-1946), per chiudere la carriera nuovamente a Cagliari, dove fu addetto alla Sezione "Danni di Guerra". Nell'ottobre 1954 venne incaricato della dirigenza dell'Ufficio Ispettivo provinciale delle Opere Pubbliche fino al collocamento a riposo nel 1958.
La sua attività sin dall'inizio si indirizzò verso la progettazione di edifici sia pubblici che privati, ed è testimoniata da una grande quantità di progetti, realizzati e non. Tra il 1920 e il '30 si collocano le più rappresentative tra le sue opere architettoniche: le ville Clorinda e Colonna (oggi Municipio)
Terranova Pausania e i segni che sfuggono di V.Farnetti
a Olbia (1920-21); il palazzo INCIS, delle Poste e del Credito Agrario (1927); la sistemazione del terrapieno di piazza d'Italia e la ristrutturazione del Teatro Verdi a Sassari (1926); il cimitero ad Alghero (1929). Contemporaneamente iniziò la progettazione di edifici scolastici in numerosi paesi della Sardegna, che proseguì anche negli anni '30 e fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel 1930 vinse un concorso per la realizzazione di un faro votivo a Bligny, in Francia. 

Vita di Bruno Cipelli: Fonte SIUSA http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=54338 Roma 1889 nov. 29 - Cagliari 1970 giu. 6




Terranova Pausania e i segni che sfuggono di V.Farnetti
Bruno Cipelli, ville
Olbia
A Olbia, negli anni Venti, l’ingegnere Bruno Cipelli, autore del Palazzo delle Poste, del Teatro Verdi e della sede del Banco di Sardegna (ex Credito Agrario) di Sassari, realizzava una villa per Antonio Colonna, erede di una famiglia di commercianti e industriali operante nel settore caseario, originaria di Ponza, trasferitasi in Sardegna nella seconda metà dell’Ottocento. La tipologia del villino borghese, particolarmente diffusa in Sardegna nel primo Novecento, almeno fino agli anni Trenta, è pienamente rispettata nell’adozione di una pianta asimmetrica (oggi si addossano lateralmente due nuovi corpi) con uno sviluppo verticale su due piani e un livello ulteriore aggiunto successivamente sopra il cornicione aggettante modanato, al di là del quale svetta una torretta belvedere merlata.
Terranova Pausania e i segni che sfuggono di V.Farnetti
Il prospetto d’ingresso mostra un pronao retto da quattro colonne in granito grigio, che anticipa l’accesso al portone incorniciato da due semicolonnine con capitello corinzio su cui si innesta un arco ribassato, con ghiera modanata, sormontata da uno stemma gentilizio (i Colonna sostenevano infatti di essere imparentati con l’illustre famiglia romana). L’intera costruzione è contraddistinta da una vistosa decorazione in stucco bianchissimo, di produzione seriale, che attinge dal repertorio dell’Art Nouveau – la lira, i motivi floreali, le teste femminili e maschili – che, con deciso horror vacui, riesce a tappezzare i prospetti con cornici, sovracornici, finte lesene pensili. Se le finestre sul prospetto d’ingresso hanno forme marcatamente Liberty, ad arco ribassato, che culminano nella grande porta-finestra del balcone, a forma di cetra, sul prospetto sinistro, al primo e al secondo piano, si apre una teoria di bifore archiacute, con archetti trilobati, trafori a stella e circolari, ed esilissime colonnine spartiluci, sopra le quali figurano ulteriori cornici curvilinee.



durdica bacciu
Divertente commistione – in tinte provinciali – tra il Neogotico fiorito e il Liberty più vistoso, l’ex Villa Clorinda fu a Olbia la prima committenza dei fratelli Colonna all’ingegner Cipelli, che per la stessa famiglia progettò due palazzi sul corso Umberto I, uno dei quali, edificato nel 1932, è oggi sede del Municipio. Quest’ultimo, di pianta rettangolare, si articola su due livelli, con avancorpi e porticato sul prospetto sinistro, mentre, come nella Villa Clorinda, sul lato corto si ripete la formula del pronao d’ingresso sormontato da un balcone balaustrato su cui si affaccia una porta-finestra binata. La teoria di finestre, alternativamente ad arco a tutto sesto e ribassato, è scandita da paraste lungo tutti i prospetti ad eccezione di quello porticato. Analogo all’esempio precedente è il ricorso ad un’abbondante decorazione sovrapposta, in calcestruzzo di fabbricazione industriale, lievemente meno vistosa e invadente, decisamente neobarocca e solo velatamente Liberty negli elementi verticali sul coronamento.
durdica bacciu
In entrambe le costruzioni è evidente la convivenza di riferimenti culturali compositi, secondo la prassi del tempo ampiamente diffusa, che non esita a mescolare stilemi di provenienza diversa. 

Altre opere di Cipelli
A partire dal 1920, la decisione di dare un’adeguata sede alle Poste portò a discutere sul luogo da scegliere, individuato di volta in volta nel viale Umberto, nell’Emiciclo Garibaldi, nella piazza d’Armi e addirittura nel “Castello” da ricostruire, spostando la caserma alla fine di via Pascoli. La scelta definitiva cadde su un’area espropriata all’orfanotrofio cittadino, decisamente infelice per la ristrettezza della via che sacrifica l’ampia facciata dell’edificio progettato nel 1922 dall’ing. Bruno Cipelli (1899-1970) e completato nel 1928. Esso si articola nel lungo prospetto particolarmente interessante nella parte centrale “per la non mal riuscita fusione degli elementi moderni, mentre rimangono in migliore vista le ali che per povertà di elementi decorativi e inadeguato rapporto di pieni e vuoti avrebbero potuto senza danno rimanere celate” (L. Valentino). In realtà in un edificio accademico che riprende pienamente il linguaggio del primo dopoguerra, si notano alcuni partiti ornamentali di grande eleganza che vanno dalle simboliche teste di Medusa ai listelli verticali sotto le finestre centrali fino alle snelle colonnine che separano le luci del livello centrale. È sempre Cipelli l’autore del Credito Agrario, oggi sede del Banco di Sardegna, per il quale le due versioni rivelano una progressiva ma non definitiva riduzione di elementi accademici privi dell’eleganza formale degli altri due edifici. Entrambi i progetti hanno un pesante bugnato nel basamento con archi ben evidenziati e serrati per le aperture nella prima versione, che diventano più agili serliane nella definitiva. Paradossalmente l’edificio acquista maggiore respiro nella facciata posteriore, peraltro la meno visibile, a causa del dislivello che consente altezza e sviluppo maggiori.

di F. Masala, Architettura dall’Unità d’Italia alla fine del ‘900, collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 2001, sch. 15:

 Come arrivare:

La Villa si trova in Via De Filippi.
Non è accessibile perchè ospita un collegio di religiose 


Per info: 3456328150 oppure archeolbia@gmail.com 

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