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sabato 11 giugno 2016

La necropoli di Anghelu Ruju - Alghero



di Marcello Cabriolu

La necropoli venne scoperta in maniera fortuita nel 1903, mentre si cavavano pietre per la costruzione di una casa colonica. Dopo le segnalazioni all’archeologo Antonio Taramelli riguardanti la presenza di un cranio e di frammenti di un vaso tripode, l’area vide l’inizio degli scavi e delle indagini nel 1904. Coadiuvato da Nissardi, l’allora Soprintendente alle antichità poté inquadrare e riprodurre su carta almeno dieci ipogei (tombe scavate nel sottosuolo) nella prima fase di scavo, mentre nella seconda il numero raggiunse 21 unità.
Le ricerche condotte durante gli anni trenta e sessanta elevarono ancora il numero delle sepolture sino alle 38  unità, evidenziando l’abitudine già sottolineata in altre località, da parte degli uomini preistorici sardi, di scavare ampie necropoli per soddisfare le esigenze funerarie di più centri abitati. Ricavata in parte sulle rive di un torrente (Riu Filibertu), e in parte su una mezza collina di circa 23 mt s.l.m., la necropoli mostra l’intenzionalità dei costruttori di implicare le acque fluviali nel rituale di seppellimento degli individui. La pianta dell’area ci mostra una disposizione delle tombe a semicerchio, sia in prossimità del fiumiciattolo che a circondare la mezza altura, considerazione valutabile dall’osservazione dei dromos (corridoi d’accesso) e delle camere. Gli ingressi alle sepolture si rivelano di vari tipi: sia a pozzetto verticale o anche obliquo che a dromos discendente. 


Le camere si presentano generalmente a pianta tondeggiante (la tipica forma dell’utero della divinità) tranne quelle a dromos le quali presentano ambienti rettilinei. Le pareti delle sepolture, a sottolineare il carattere sacro, presentano decorazioni architettoniche, pitture rosse, protomi taurine e false porte. Nei pavimenti sono ricavate delle coppelle (forme tondeggianti incavate), nelle quali venivano alloggiati i betilini votivi. L’utilizzo della necropoli è testimoniato per un ampio periodo che va dal Neolitico Recente (3500 a.C.) alla cultura di Bonnannaro (1800 a.C.), dimostrando una continuità culturale di ben 1700 anni. Le analisi condotte sui resti umani mostrano che la popolazione era in maggioranza (84%) di tipo mediterraneo, con cranio dolicomorfo (forma cranica allungata, lunghezza maggiore rispetto allo spessore tra tempia e tempia). Le forme grafiche ben precise e i segni scolpiti su alcune sepolture ci fanno inoltre intuire che le genti dell’epoca conoscevano già simbologie idonee a una primordiale forma espressiva.

Come arrivare:
Da Alghero si prende la "strada dei due mari". Dopo 10 km sono i visibili i cartelli che segnalano la necropoli. Da Olbia seguire le indicazioni per Sassari e poi per Alghero. Il sito è ben segnalato. 

 Bibliografia
A. Taramelli, "Scavi nella necropoli a grotte artificiali di Anghelu Ruju", in Notizie degli Scavi di Antichità, 1904, pp. 301-351;
A. Taramelli, "Alghero: nuovi scavi nella necropoli preistorica di Anghelu Ruju", in Monumenti Antichi dei Lincei, XIX, 1909, coll. 397-540;
D. Levi, "La necropoli di Angelu Ruju e la civiltà eneolitica della Sardegna", in Studi Sardi, X-XI, 1952, pp. 5-51;
J. Audibert, "Préhistoire de la Sardaigne-Résultats de mission archéologique", in Bulletin di Museé d'Anthropologie préhistorique de Monaco, 5, 1958, pp. 189-246;
E. Contu, "Notiziario Sardegna", in Rivista di Scienze Preistoriche, 1968, pp.421-430;
G.M. Demartis, La necropoli di Anghelu Ruju, collana "Sardegna Archeologica. Guide e Itinerari", Sassari, Carlo Delfino, 1986.

 

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