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lunedì 20 giugno 2016

ArcheOlbia - La necropoli a Domus de janas di Sant'Andrea Priu di Bonorva



di Marcello Cabriolu
Ph Durdica Bacciu

durdica bacciu
Il 1856 vede, per la necropoli di Sant’Andrea Priu, il primo studio e la valorizzazione attraverso un rilievo pubblicato da Giovanni Spano. Ma la “Catacomba”, come veniva inquadrata all’epoca, si dimostrò ben più ampia e complessa di quanto potesse sembrare. Gli studi originari si concentrarono solo esclusivamente sulla peculiarità delle poche camere conosciute e sui dipinti e stucchi che le adornavano e sottolineavano l’uso degli ambienti, in epoca medievale, come chiesa rupestre.


durdica bacciu
Durante il ventesimo secolo sono stati numerosissimi gli studi condotti, firmati da nomi illustri dell’archeologia: da Taramelli a Zervos, da Cherchi Paba a Contu, da Ferrarese Ceruti sino a Giovanni Lilliu, ma pochi di questi hanno approcciato il contesto per quello che è veramente: una necropoli della Preistoria. Gli studi inquadrano nell’area almeno quindici ipogei (camere ricavate sottoterra) scavati nel IV millennio a.C. circa, alcuni utilizzati e riadattati nel corso delle epoche sino al Medioevo, altri esclusivamente di pertinenza preistorica. Di certi purtroppo non si conosce granché per via dei crolli naturali o delle demolizioni operate con l’esplosivo. I primi quattro ipogei mostrano le caratteristiche semplici delle celle preistoriche con forme tabulari e portelli e nicchie di ricongiungimento con altri ambienti. Degno di nota è l’ipogeo I inquadrato come Cappella funeraria Alto-medievale, in cui alcune sepolture terragne di chiara tipologia medievale ci permettono di elaborare un riuso dal VI al IX sec. avanti Cristo. Ancora si ricorda l’ipogeo V a “capanna circolare”, purtroppo oggi inaccessibile in quanto crollato, dove le pareti circolari e il soffitto a unica pendenza permisero la riproduzione della volta di una capanna con gli incavi a raffigurare le travi del tetto.


L’ipogeo VI o Tomba del Capo è forse la più monumentale tra le Domus de Janas della necropoli. Questo ambiente viene inquadrato come “chiesa rupestre” per via delle modifiche e delle decorazioni che l’arcaico ipogeo ha subito sino a essere utilizzato nel Medioevo come ecclesia. Dall’esonartece, ricavato dall’antico atrio dove compaiono sul pavimento le coppelle preistoriche, si passa poi alla Tomba del Capo - endonartece, l’antica anticella del Neolitico di forma semi circolare, che sul tetto riporta le raffigurazioni delle travature delle capanne neolitiche. Anche in questo pavimento si vedono le stesse coppelle, raggruppate in un cerchio del diametro di circa un metro, e nella parte posteriore, sulla sinistra, si osservano le due sepolture con profilo residuo per le lastre di copertura. 


durdica bacciu
Si passa alle celle principali dell’arcaica Domus, le quali vennero ampliate per ottenere l’aula e il presbiterio, dove a tutt’oggi si elevano due colonne rastremate in ciascun ambiente. La bellezza di tali ambienti, oltre alla complessità architettonica, si concretizza nei dipinti e negli affreschi: scene tratte dal Nuovo testamento come l’Annunciazione dell’Angelo a Maria, la Nascita di Gesù, i Re Magi, i Santi, San Giovanni Battista, la Madonna. 


durdica bacciu
Lasciando la Tomba del Capo è doverosa la visita all’ipogeo VIII, la cosiddetta Tomba a Camera. Superata l’anticella, che presenta segni di intonaco rosso, si entra nella camera principale dove i “fossori” neolitici ricavarono dei banconi laterali, due bellissimi pilastri quadrangolari e il tetto a doppio spiovente con riprodotte le travi di legno delle capanne preistoriche. A dominare dall’alto la necropoli è un blocco di roccia, i cui fianchi sono stati lavorati sino a ottenere quattro pilastri, denominato il “Toro”. 




Come raggiungerlo
Da Bonorva prendere la SP 6 per Bono. Dopo circa 6 km svoltare a destra su una strada bianca che passa accanto alla chiesa di Santa Lucia. Oltrepassata la chiesa, dopo circa 500 metri circa, si giunge alla biglietteria dell’area archeologica. 


Bibliografia
 
durdica bacciu 
A. Taramelli, "Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane nell’agro di Bonorva", in Monumenti antichi dei Lincei, XXV, 1919, coll. 765-904;
A. Taramelli, "Foglio 193: Bonorva", in Edizione archeologica della carta d’Italia al 100.000, 16, Firenze, Istituto geografico militare, 1940, pp. 48-49;
A. Malatesta, "Il cosiddetto campanile della necropoli nuragica di S. Andria Priu (Bonorva)", in Rivista di scienze preistoriche, IX, 1954, pp. 105-113;
G. Lilliu, La civiltà dei Sardi: dal neolitico all’età dei nuraghi, Torino, ERI, 1975, p. 113 ss.;
V. Santoni, "Nota preliminare sulla tipologia delle grotticelle artificiali funerarie in Sardegna", in Archivio storico sardo, II, 1976, pp. 3-49;
E. Atzeni, "Aspetti e sviluppi culturali del neolitico e della prima età dei metalli in Sardegna", in Ichnussa: la Sardegna dalle origini all'età classica, Milano, Scheiwiller, 1981, pp. XXXII-XXXVI;
A. Foschi, "Bonorva (Sassari) Loc. S. Andrea Priu", in I Sardi, Milano, Jaca Book, 1984, pp. 287-289;
M. Solinas-A. Boninu, La necropoli di Sant’Andrea Priu, Bonorva, Bonorva, Comune di Bonorva, 1999. 

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