PH: D.Bacciu - Internet
Il museo archeologico di Olbia, progettato dall’architetto G. Maciocco,
espone i principali reperti provenienti da Olbia e dal territorio
circostante. I materiali esposti consentono di ripercorrere la storia di Olbia a
partire dalla preistoria (età nuragica, dal XVII sec. a. C.) fino al
medioevo (XIV sec. d. C.), attraverso le fasi nuragica, fenicia, greca,
cartaginese, romana e medievale della città. Il museo espone inoltre tre
dei ventiquattro relitti di navi di età romana e medioevale rinvenuti
durante lo scavo per la costruzione del tunnel della S.S. 125. I
relitti, del tutto eccezionali in quanto normalmente il legno non si
conserva nel tempo, mostrano due eventi fondamentali della storia di
Olbia: la distruzione della città ad opera dei Vandali intorno al 450 d.
C., e la riapertura delle rotte commerciali grazie alla Repubblica
Marinara di Pisa nell’XI sec.
L'allestimento, ad opera dell'architetto G.Maciocco, R.D'Oriano e A.Huber, si basa sulla semplicità con pareti bianche libere da pannelli o schermi, vetrine trasparenti con l'esposizione dei reperti più significativi della città e "totem" con pannelli esplicativi e per la visione dei video che narrano la storia e le scoperte archeologiche della città.
Per quando riguarda la didattica dobbiamo assolutamente citare i due plastici, uno al piano terra che ricostruisce il vecchio porto romano e uno al primo piano, nella sala romana, che mostra l'urbanistica di Olbia. Qui possiamo vedere le riproduzioni dei templi gemelli, le mura che circondavano la città, l'acquedotto, le terme e l'acropoli. Due sezioni a grandezza reale di come doveva essere la stiva di una nave con il suo carico e una con le dotazioni di bordo e la bellissima statua di Ercole, situata al primo piano, divinità consacrata alla città di Olbia in epoca romana, ricostruzione possibile sulla base del ritrovamento di una testa di Ercole all'isola Bocca.
Visitiamo il Museo
- Ingresso: Sala circolare, a sinistra entrando, troviamo una sarcofago e un coperchio di un'altro sarcofago di epoca romana. Frontalmente troviamo il ricevimento e il personale del museo.
- Sala 1: Qui possiamo vedere due delle 11 navi scoperte durante gli scavi del tunnel situato sotto Via Principe Umberto, tre aste da timone e due alberi maestri con una lunghezza pari a 7-8 metri.
Questi reperti, di archeologia navale e navigazione antica, rendono il nostro museo unico nel suo genere in quanto forniscono solide basi di studio per chi si interessa della navigazione nell'antichità oltre a testimoniare l'attacco dei Vandali nel 450 d.C. e la distruzione del porto di Olbia.
- Sala 2: Vi sono due gigantografie del rinvenimento delle navi durante lo scavo del tunnel e due video che mostrano l'evolversi delle ancore e degli oggetti ritrovati nello scavo.
- Sala 3: Presenta un relitto di epoca medievale in parte poggiato su una struttura lignea che ci permette di capire meglio la forma originaria. Questo tipo di imbarcazione veniva usata per navigare nell'area del golfo interno e nelle coste limitrofe.
- Sala 4: Proiezione a 180° dell'attacco dei Vandali nel porto di Olbia
- Sala 5: Grande plastico con la ricostruzione dell'antico porto romano di Olbia attivo nel II sec. d.C.
Primo Piano
Illustrazione della storia della città e del suo territorio, dalla preistoria sino al XIX secolo ponendo l'accento sulle popolazioni che vi si sono succedute (Fenici, Greci, Punici, Romani, Vandali, Bizantini, Pisani,
Aragonesi.
- Sala 1: Qui troviamo spiegata, con reperti bronzei, tra i quali un modellino bronzeo di navicella nuragica proveniente da Enas e ancore preistoriche, la fase pre-nuragica e nuragica . Si passa poi al contatto con i Fenici, che creano nella città, intorno al 750 a.C, un emporio come base commerciale, Intorno al 630 a.C. si testimonia la presenza dei greci di Focea, i quali attribuiscono il nome alla città: OΛBIA, probabilmente l'unico centro greco dell'intera Sardegna del periodo. In questa sala possiamo ammirare una splendida coppa "corinzia" con diverse decorazioni animali e una testina fittile femminile.
- Sala 2: Sala di Cartagine dove si rimarca la conquista della città, da parte dei cartaginesi, intorno al 330 a.C. i quali crearono una vera e propria colonia per resistere a Roma. Qui possiamo vedere i materiali che testimoniano i vari rapporti commerciali tra Cartagine e l'intero Mediterraneo oltre alla cultura materiale, in particolar modo quella legata al culto dei morti e i materiali provenienti dalla necropoli. Si ricorda inoltre l'importante ritrovamento della collana di matrice fenicia, oggi conservata al Museo Nazionale di Cagliari, e qui resa visibile attraverso un pannello e la sua descrizione.
- Sala 3: L'ambiente testimonia la fase di passaggio tra l'Olbia punica e l'Olbia romana dove sono presenti alcune terracotte figurate e dei vasi provenienti da corredi funebri oltrechè le anfore del porto. Qui possiamo distinguere due tipologie di anfore da carico: la prima per la conservazione dell'olio con collo espanso e le altre due, una punica e una italica, per il vino. Da sottolineare la presenza di un blocco di granito con scolpita la dea Tanit proveniente dall'agro olbiese.
- Sala 4: Sala Romana o di Ercole si caratterizza per la presenza della statua, a grandezza naturale, relativa all'Eroe. In questo ambiente troviamo il plastico relativo all'Olbia romana, sculture degli imperatori Domiziano e Costantino, oggetti di uso quotidiano come pettini, fermagli per capelli etc, iscrizioni e urne cinarie, vetro e gioielli. Il reperto di gran lunga più importante è la straordinaria testa di Ercole, residuo di una statua di notevoli dimensioni, principale Divinità della città, della quale si propone al
visitatore una ricostruzione completa sia nei colori che nella grandezza.
- Sala 5: L'Olbia romana intrattiene, direttamente e
indirettamente, relazioni con l'intero Mediterraneo. Questo ambiente mostra insieme alle numerose merci di
importazione da tutto il mondo antico, diversi reperti che spiegano una rete di traffici estesa a tutto l'Impero. Gli oggetti più significativi sono un bruciaprofumi a figura di ananas o pigna da Cnido, un
askòs a forma di cammello dalla Siria, coppe a rilievo da Corinto, un
minuscolo zaffiro da Ceylon. Con il IV sec. d.C. si arriva all'epoca dei Vandali, una popolazione estranea all'Impero a cui si attribuisce la distruzione della città e del porto. In questa sala troviamo i reperti che testimoniano i contatti commerciali e l'interesse, da parte dei Vandali, per Sardegna, il Nord Africa e la Spagna.
- Sala 6: In quest'ultima sala troviamo descritta la storia di Olbia dalla presenza dei Bizantini sino alla dominazione aragonese e l'evolversi della situazione politica socio-economia del territorio. Qui si descrivono i vari nomi dati alla città durante le varie dominazioni: Phausania, Civita, Terranova, Terranova Pausania e per ultimo, nel 1939, Olbia.
Orari di Apertura / Opening TimesLUNEDI' - MARTEDI' chiuso
dal MERCOLEDI' alla DOMENICA
10:00-13:00 / 17:00-20:00
10:00-13:00 / 17:00-20:00
MONDAY - TUESDAY closed
from WEDNESDAY to SUNDAY
10:00-13:00 / 17:00-20:00
10:00-13:00 / 17:00-20:00
Ingresso gratuito | free entrance
INFO Tel. +39 0789 28290
Per visite guidate: Associazione ArcheOlbia - 3456328150 oppure archeolbia@gmail.com
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