di Marcello Cabriolu
Ph Internet
L’altipiano scistoso di Su Pranu, sito nella Barbagia di Belvì, ospita nella sua cima più alta, Cuccuru Nolza (736 mt s.l.m.), l’omonimo complesso nuragico già frequentato attorno al XVI sec. a.C.. Il nuraghe si presenta ora con un bastione quadrilobato che si accentra attorno al mastio, costituito da una torre arcaica A (posta curiosamente al livello superiore) preceduta attualmente ad est e a nord da un cortile o terrazzo semicircolare che in antichità era probabilmente un corridoio anulare coperto, inglobato nella massa muraria del rifascio. In origine, attorno al XV sec.a.C., con molta probabilità il complesso era un trilobato formato dal mastio A e dalle torri E (a nord-ovest) ed F (ad est), entrambe elevate in scisto. Successivamente si assemblarono le torri D (a sud-ovest) e C (a sud-est), costruite ed accorpate con del porfido.
La sala relativa al mastio A, posta infatti a livello superiore, si presenta di forma sub circolare con un alzato tendente all’ogiva. Vi si penetra tramite un ingresso architravato sormontato da una finestrella di scarico per giungere all’interno dove in antico stava una nicchia, frontale all’ingresso, ora tamponata. All’esterno di questo ambiente si presenta attualmente un terrazzo che in origine doveva costituire un corridoio anulare coperto e inglobato nella massa muraria del rifascio. Una fase successiva mostra che in tale spazio venne predisposto un focolare di lastre ortostatiche mentre, inglobato nella massa muraria alle spalle del mastio A, venne creato una sorta di pozzetto. Le caratteristiche e le peculiarità del pozzetto potrebbero magari in un futuro rivelare una scala discendente verso la nicchia murata o la massa muraria del bastione ancora inesplorata. Attualmente si accede al bastione attraverso un ingresso architravato sormontato da una finestrella di scarico, aperto nella cortina occidentale, mentre tramite una scala curvilinea si sale al terrazzo antistante il mastio A. Al piano terra il bastione si presenta quasi completamente murato da una massa impenetrabile. È formato da quattro torri: C, D, E, F assemblate rispettivamente dalle cortine sud, ovest, nord, est ed è reso per metà in scisto e per metà in porfido. Ad alcune di queste torri - come ad esempio a quella D - si può accedere dal primo livello, dove, in prossimità della cortina occidentale, oltre alla scala per il secondo livello, si apre anche un ingresso ad ogiva per la torre, il cui piano di calpestio è più basso del corridoio. La volta si mostra a tholos ma tutt’oggi residua scoperchiata mentre nelle pareti, rese con conci disposti a “nido d’ape”, sono ricavate feritoie rettangolari ed ogivali. Per accedere alla torre C, scoperchiata anch’essa, è necessario raggiungere il secondo livello e penetrarvi attraverso una strettissima scalinata, verosimilmente non di pubblico utilizzo e posta fronte al mastio A, chiusa da un soffitto basso e a doppio spiovente. La sala relativa a questa torre si mostra nell’alzato tendente ad un cilindro anziché ad ogiva e i conci di porfido, in cui è resa con criterio a “nido d’ape”, risultano parecchio anneriti come se avessero subito dei processi di combustione. L’ambiente, il quale trova corrispondenza nella torre E del Nuraghe Adoni, potrebbe inquadrarsi come fornace, molto simile alla torre B del Nuraghe Serbissi di Osini, sia in virtù dei tantissimi reperti bronzei rinvenuti nel sito sia in considerazione della relativa vicinanza del contesto minerario, sfruttato nella preistoria, di Funtana Raminosa di Gadoni. La torre F risulta tutt’ora chiusa al pubblico in quanto si stanno ancora indagando i materiali depositati sul fondo, mentre la torre E risulta completamente ingombra di crollo.
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L’altipiano scistoso di Su Pranu, sito nella Barbagia di Belvì, ospita nella sua cima più alta, Cuccuru Nolza (736 mt s.l.m.), l’omonimo complesso nuragico già frequentato attorno al XVI sec. a.C.. Il nuraghe si presenta ora con un bastione quadrilobato che si accentra attorno al mastio, costituito da una torre arcaica A (posta curiosamente al livello superiore) preceduta attualmente ad est e a nord da un cortile o terrazzo semicircolare che in antichità era probabilmente un corridoio anulare coperto, inglobato nella massa muraria del rifascio. In origine, attorno al XV sec.a.C., con molta probabilità il complesso era un trilobato formato dal mastio A e dalle torri E (a nord-ovest) ed F (ad est), entrambe elevate in scisto. Successivamente si assemblarono le torri D (a sud-ovest) e C (a sud-est), costruite ed accorpate con del porfido.
La sala relativa al mastio A, posta infatti a livello superiore, si presenta di forma sub circolare con un alzato tendente all’ogiva. Vi si penetra tramite un ingresso architravato sormontato da una finestrella di scarico per giungere all’interno dove in antico stava una nicchia, frontale all’ingresso, ora tamponata. All’esterno di questo ambiente si presenta attualmente un terrazzo che in origine doveva costituire un corridoio anulare coperto e inglobato nella massa muraria del rifascio. Una fase successiva mostra che in tale spazio venne predisposto un focolare di lastre ortostatiche mentre, inglobato nella massa muraria alle spalle del mastio A, venne creato una sorta di pozzetto. Le caratteristiche e le peculiarità del pozzetto potrebbero magari in un futuro rivelare una scala discendente verso la nicchia murata o la massa muraria del bastione ancora inesplorata. Attualmente si accede al bastione attraverso un ingresso architravato sormontato da una finestrella di scarico, aperto nella cortina occidentale, mentre tramite una scala curvilinea si sale al terrazzo antistante il mastio A. Al piano terra il bastione si presenta quasi completamente murato da una massa impenetrabile. È formato da quattro torri: C, D, E, F assemblate rispettivamente dalle cortine sud, ovest, nord, est ed è reso per metà in scisto e per metà in porfido. Ad alcune di queste torri - come ad esempio a quella D - si può accedere dal primo livello, dove, in prossimità della cortina occidentale, oltre alla scala per il secondo livello, si apre anche un ingresso ad ogiva per la torre, il cui piano di calpestio è più basso del corridoio. La volta si mostra a tholos ma tutt’oggi residua scoperchiata mentre nelle pareti, rese con conci disposti a “nido d’ape”, sono ricavate feritoie rettangolari ed ogivali. Per accedere alla torre C, scoperchiata anch’essa, è necessario raggiungere il secondo livello e penetrarvi attraverso una strettissima scalinata, verosimilmente non di pubblico utilizzo e posta fronte al mastio A, chiusa da un soffitto basso e a doppio spiovente. La sala relativa a questa torre si mostra nell’alzato tendente ad un cilindro anziché ad ogiva e i conci di porfido, in cui è resa con criterio a “nido d’ape”, risultano parecchio anneriti come se avessero subito dei processi di combustione. L’ambiente, il quale trova corrispondenza nella torre E del Nuraghe Adoni, potrebbe inquadrarsi come fornace, molto simile alla torre B del Nuraghe Serbissi di Osini, sia in virtù dei tantissimi reperti bronzei rinvenuti nel sito sia in considerazione della relativa vicinanza del contesto minerario, sfruttato nella preistoria, di Funtana Raminosa di Gadoni. La torre F risulta tutt’ora chiusa al pubblico in quanto si stanno ancora indagando i materiali depositati sul fondo, mentre la torre E risulta completamente ingombra di crollo.
Alla
periferia sud di Meana Sardo, anziché imboccare la SS 128 in direzione di
Laconi e Aritzo, svoltare a destra in una strada di penetrazione agricola che
sale verso l’altipiano. Il percorso, prima asfaltato e poi sterrato ma sempre
agevole e sicuro, si sviluppa per circa 8 km segnalato da numerosi cartelli
turistici che indicano il complesso archeologico. Una volta risaliti
nell’altipiano di Su Pranu il sentiero giunge a circa 100 mt dal complesso
nuragico. L’area è servita da biglietteria.
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