di Marcello Cabriolu
Ph D.Bacciu
Il complesso fu individuato alla fine degli anni Ottanta e fu scavato negli anni 1998, 1999 e 2000 e sorge in riva al Lago Omodeo. Il monumento principale A presenta una forma riconducibile ad megaron con il corpo di forma rotonda e un vestibolo con antis. La struttura è resa con la tecnica a “sacco” ed è composta da grossi macigni sia di basalto che di trachite. Si accede all’edificio attraverso un lastricato di basalto che anticipa una soglia di diversi metri di lunghezza. Attraverso la soglia si accede al vestibolo dell’edificio templare, frequentato dal XII al IX sec.a.C, marginato da un sedile che contorna sia ingresso che antis. Attraverso l’ingresso si giunge alla sala circolare sul cui profilo si aprono tre grandi nicchie come quelle presenti nella camera di un nuraghe. La nicchia frontale all’ingresso si presenta fuori asse verso sinistra, ma nel contesto le tre cavità risultano sempre disposte a croce e sfasate tra loro di 90°.
La sala, che probabilmente in antichità era lastricata, presenta al suo centro una vasca dal contorno trapezoidale resa in trachite rosa i cui conci sono assemblati da colate in piombo. La parte sommitale della vasca presenta una modanatura nelle cui fessure e cavità ancora compaiono i residui dei bronzetti che vi venivano infissi. Un vertice della vasca presenta un concio, sicuramente non originale, riproducente una modanatura a nuraghe, che caratterizza anche altre vasche quali ad esempio quella di Su Mulinu di Villanovafranca e quella del megaron B di S’Arku e is Forros di Villagrande Strisaili, mentre l’altro vertice rimane scoperchiato senza concio superiore. Come sicuramente non è originale un altro concio posto ai piedi della vasca, con delle cavità per fissare oggetti votivi. E’ doveroso sottolineare che la vasca di Su Monte e quella di S’Arku ‘e is Forros presentavano al loro interno uno strato ad alto contenuto di cenere e probabilmente ambedue erano dei grossi bracieri anziché delle vasche lustrali. A chiudere frontalmente l’edificio A venne eretto un complesso murario di pianta semiovale che presenta un corridoio lastricato a congiungere due ingressi posti in prossimità dei raccordi murari con l’antis frontale, parallelo alla soglia del vestibolo. Questo ambiente, riconducibile alla “Pratza ‘e Funtana” del complesso di “Sa Testa” di Olbia, pare creato apposta ad accogliere gruppi umani numerosi. L’impianto è circondato da un muraglione che si sviluppa sino a contenere un villaggio. Numerosi sul terreno sono i conci a T e a coda di rondine, sistemati a precedere di qualche metro il complesso, che presentano segni di scrittura ben precisi. La nicchia centrale dell’edificio ha restituito un ricco deposito di oggetti bronzei: una navicella, asce bipenni, scalpelli, statuette, pugnali, pugnaletti ad elsa gammata e virghe sardesche oltre un ampio campionario di vasellame sia locale che d’importazione.
Ph D.Bacciu
Il complesso fu individuato alla fine degli anni Ottanta e fu scavato negli anni 1998, 1999 e 2000 e sorge in riva al Lago Omodeo. Il monumento principale A presenta una forma riconducibile ad megaron con il corpo di forma rotonda e un vestibolo con antis. La struttura è resa con la tecnica a “sacco” ed è composta da grossi macigni sia di basalto che di trachite. Si accede all’edificio attraverso un lastricato di basalto che anticipa una soglia di diversi metri di lunghezza. Attraverso la soglia si accede al vestibolo dell’edificio templare, frequentato dal XII al IX sec.a.C, marginato da un sedile che contorna sia ingresso che antis. Attraverso l’ingresso si giunge alla sala circolare sul cui profilo si aprono tre grandi nicchie come quelle presenti nella camera di un nuraghe. La nicchia frontale all’ingresso si presenta fuori asse verso sinistra, ma nel contesto le tre cavità risultano sempre disposte a croce e sfasate tra loro di 90°.
La sala, che probabilmente in antichità era lastricata, presenta al suo centro una vasca dal contorno trapezoidale resa in trachite rosa i cui conci sono assemblati da colate in piombo. La parte sommitale della vasca presenta una modanatura nelle cui fessure e cavità ancora compaiono i residui dei bronzetti che vi venivano infissi. Un vertice della vasca presenta un concio, sicuramente non originale, riproducente una modanatura a nuraghe, che caratterizza anche altre vasche quali ad esempio quella di Su Mulinu di Villanovafranca e quella del megaron B di S’Arku e is Forros di Villagrande Strisaili, mentre l’altro vertice rimane scoperchiato senza concio superiore. Come sicuramente non è originale un altro concio posto ai piedi della vasca, con delle cavità per fissare oggetti votivi. E’ doveroso sottolineare che la vasca di Su Monte e quella di S’Arku ‘e is Forros presentavano al loro interno uno strato ad alto contenuto di cenere e probabilmente ambedue erano dei grossi bracieri anziché delle vasche lustrali. A chiudere frontalmente l’edificio A venne eretto un complesso murario di pianta semiovale che presenta un corridoio lastricato a congiungere due ingressi posti in prossimità dei raccordi murari con l’antis frontale, parallelo alla soglia del vestibolo. Questo ambiente, riconducibile alla “Pratza ‘e Funtana” del complesso di “Sa Testa” di Olbia, pare creato apposta ad accogliere gruppi umani numerosi. L’impianto è circondato da un muraglione che si sviluppa sino a contenere un villaggio. Numerosi sul terreno sono i conci a T e a coda di rondine, sistemati a precedere di qualche metro il complesso, che presentano segni di scrittura ben precisi. La nicchia centrale dell’edificio ha restituito un ricco deposito di oggetti bronzei: una navicella, asce bipenni, scalpelli, statuette, pugnali, pugnaletti ad elsa gammata e virghe sardesche oltre un ampio campionario di vasellame sia locale che d’importazione.
Dalla
SS 131 DCN prendere lo svincolo per Sorradile ed entrare nella SP 15.
Proseguire attraversando i paesi di Boroneddu e Tadasuni. Quindi passare il
viadotto sull’Omodeo e proseguire per alcune centinaia di metri. Oltrepassare
l’innesto con il viadotto Canale e dopo circa 290 metri, all’altezza del
secondo svincolo sulla destra, parcheggiare l’auto. L’accesso all’area
archeologica è delimitato da un cancello seminascosto sulla sinistra della
strada, frontale allo spartitraffico.
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