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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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lunedì 2 marzo 2020

Ὀλβία - Mostra Olbia Greca - 630-510 a.C.

Ph D.Bacciu

 "L'eclatante risultato della tutela archeologica e l'esposizione dei reperti dell'unica città greca della Sardegna"

Sala museale al primo piano Aeroporto olbia Costa Smeralda
Orario: 9-21
Durata: dal 27 febbraio all'8 aprile 2020 
Info mostra: artport@geasar.it 

L'importanza di una Città con la sua storia e i suoi scavi, raccontati attraverso reperti unici, pannelli e fotografie. Olbia fù una città greca dal 630 al 510 a.C., unica città greca della Sardegna (sino ad oggi).

Riportiamo alcune parti dell'articolo dello studioso Rubens D'Oriano, ringraziandolo per l'attività di tutela, divulgazione e valorizzazione della storia e archeologia di Olbia durante la sua lunga ed esemplare carriera di Archeologo.





Tratto da: R. D'Oriano - Indigeni, Fenici e Greci a Olbiawww.archeologia.beniculturali.itBollettino di Archeologia on line I 2010/ Volume speciale A / A4 / 3Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 007616

"Il contesto di via Cavour Nel 2006 è stato individuato il primo contesto olbiese arcaico, consi-stente nel riempimento di una fossa sulla roccia.
Questo contesto anzitutto fuga ogni dubbio, qualora ancora ve ne fossero, circa la connotazione greca di Olbia attorno al 600 a.C., perché i documenti in esso raccolti sono di tale ambito culturale mentre sono as-senti materiali fenici. A questo proposito è significativo che gli unici pezzi non greci siano gli otto frammenti di ceramica indigena i quali, a prescindere dal significato che rivestono sull’esistenza di rapporti tra i Greci dell’insediamento e il mondo locale e che tratterò più avanti, ben mostrano come, qualora fosse esistita nell’Olbia del 600 a.C. anche una componente fenicia non irrisoria, pure di essa avremmo dovuto trovare traccia in questo contesto. Esso quindi si pone a conferma, importante in quanto evidenza stratigrafica, del quadro fornito in precedenza dai reperti decontestualizzati, e non pare illegittimo in forza di ciò dilatare que-sta conferma a tutta quella che ho indicato coma le fase greca dell’insediamento, cioè da circa il 630 alla fine del VI secolo."

"La vicenda greca di Olbia si consuma infatti, stando ai materiali, solo con la fine del VI secolo, cioè solo un trentennio circa dopo quella di Alalia, in concomitanza non casuale con l’acquisizione da parte di Cartagine del controllo della Sardegna intera, alla fine di un processo di conquista avviato in tempi non di-stanti dalla battaglia del Mare Sardonio nel meridione dell’Isola e con esito allora tutt’altro che scontato. Questo controllo, efficace anche sul Nord-Est della Sardegna stando alla clausola del trattato del 509 che vietava ai dirimpettai Romani l’approdo nell’Isola, presuppone la fine della presenza greca a Olbia, in accordo col record archeologico finora noto per il nostro centro, a prescindere dal quesito se per gli abitanti si sia trattato di una dipartita più o meno coatta, di una presa d’atto dell’impossibilità di una ulteriore permanenza e simili."






sabato 18 maggio 2019

Piccoli Ciceroni - II ed. San Simplicio 2019

 Ringraziamo la La Nuova Sardegna per questo importante articolo che sottilinea l'attività svolta dai ragazzi delle scuola media E.Pais di Olbia, con le prof.sse Manconi Lilliana e Biddau Maria Petronilla.


mercoledì 10 ottobre 2018

Civita e le sue mura - Olbia in età giudicale (Civita in breve...)

di Durdica Bacciu

Nessuna altra città, antica o non antica, ha cambiato il proprio nome quanto la “città felice”: Olbìa, Fausania, Civita, Terranova, Terranova Pausania sino ad arrivare al nome attuale Olbia. Il durissimo colpo inferto dai Vandali alla città romana verso il 450 d.C. e la conseguente fase di crisi nell’Alto Medioevo spiegano il mutare del nome in quello di Phausiana. Il risorgere di una più vitale area urbana in Età Giudicale trova riscontro in un ulteriore nuovo nome, Civita, e nel successivo Terranova, che resterà tale per svariati secoli durante i quali la città attraversò altre fasi di crisi, dovute anche a fattori quali le incursioni dei pirati saraceni, il prevalere della infezione malarica nell'intera zona e l'interramento più o meno totale dell'imboccatura della baia conseguente al deposito di detriti del fiume Padrongianus. Nell’800 a Terranova si aggiunse la denominazione Pausania, e solo nel 1939 si recuperò il nome classico di Olbia.
Il periodo del quale parleremo ora è quello dell'epoca giudicale, dove i primi documenti del 1100 citano il nome di Civita o Kivita, con una sede amministrativa e diocesana, essendo citata come diocesi. Fu importante anche per la sua posizione, al centro del giudicato, con il suo porto, naturale e protetto dai venti quindi sicuro da ogni pericolo. Un'ulteriore testimonianza ci viene data durante la dominazione del periodo pisano, con un patto  nel 1309 tra Giacomo II d'Aragona e i pisani. In un documento della Gallura, Olbia viene chiamata "quasi Civitas" in tutto il teritorio e questo ci fa capire la sua importanza, sia dal punto di vista dell'edilizia che di città, essendo chiamata Civita
Una delle caratteristiche per essere definita Civitas doveva essere sicuramente le mura di cinta, mura che aveva la funzione di difesa dall'esterno e di difesa al al suo interno. Le mura ad Olbia sono esistite, ne parlano diverse fonti come il Liber Fundachi, nei documenti del XIV sec. viene citato il  castrum ( Castrum Terre Nove) (in castro Terre nove di Gallura) o burguesos (los burguesos de la dita Terra noval). Non è difficile immaginare l'importanza delle mura durante la conquista aragonese, dove la città cambia nome e diventa Terranova, e gli anni successivi, dove la città di Olbia è sempre stata meta di numerosi conquistatori e assedi. 
Lo studio del Panedda ci aiuta a definire anche i confini del''antica Civita. Esso individua il lato settentrionale con piazza Civita e via Achenza, il lato occidentale con piazza Regina Margherita, il lato meridionale con via Piccola e il lato orientale con via Asproni sino all'abside di San Paolo. Un'altra fonte importante è un disegno della città di Terranova intono al XVII secolo, disegno senza nome, semplice e chiaro.
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 Osservando questo disegno schematico, non possiamo non notare la presenza delle mura, il tracciato addattato al contesto urbanistico, con quattro torri di guardia e due porta: una verso la direzione del porto e una verso l'interno. Sopra le porte era presente un sistema di guardi e di difesa dato dalla costruzione di un ulteriore piano a torre. Si nota anche l' altezza delle torri, altezza data dal disegno delle feritorie e finestre su due livelli, quindi a tre piani, piano terra, primo e secondo piano. Sia le mura che le torri finiscono con la merlatura guelfa.

Bibliografia:
- D. Panedda, Il Giudicato di Gallura: curatorie e centri abitati, Sassari, Dessì, 1978
D. Panedda, Olbia e il suo volto, Sassari, Delfino, 1989


Famiglie al Museo 2018 - 14 ottobre Basilica di San Simplicio

di Museum Civitatense

Domenica 14 ottobre ore 15 Basilica di San Simplicio - Olbia
"Piccolo ma prezioso" è il tema di questa edizione di "Famiglie al museo". Come #museumcivitatense abbiamo organizzato una visita guidata speciale ai "PREZIOSI" della nostra #Basilica, la chiesa simbolo della comunità olbiese e non solo. Venite a scoprire con noi, attraverso gli occhi dei più piccoli, la storia e l'architettura della chiesa più antica della Gallura. I vostri compagni di viaggio saranno le matite, pastelli e fogli colorati...per conoscere le "mille sfumature di #SanSimplicio", tutto questo in compagnia di una archeologa che sarà a disposizione per tutto il laboratorio!
Il #laboratorio avrà inizio alle 15 e terminerà alle 17!
Per le #prenotazioni chiamare allo 3456328150 oppure museumcivitatense@gmail.com
#F@Mu2018 #famigliealmuseo #olbia #attività #FaMu2018

domenica 7 gennaio 2018

Terranova - Il Porto nella seconda metà del 1800


Trascrizione Durdica Bacciu
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da Itinerario dell'isola di Sardegna 
Alberto La Marmora

"...Fin dal mese di Dicembre del 1867 fu in questo villaggio impiantato l'utilizio del telegrafo, lo che deve rendere un gran benefizio ai commercianti e ai passeggeri, perchè in questo modo non avranno da perdere il tempo aspettando nella spiaggia il vapore per ore e ore, mentre in questo modo potranno essere assicurati della partenza e dell'ora in cui si troverà nel porto.
Fin dal 5 aprile 1868 a rimorchio d'un vapore fu portata una caracca ossia cavafango destinata all'escavazione della bocca del porto per cui si era bilanziato la somma di L. 45,150, per pulire il canale della lunghezza di metri 575 per 15 o 20 metri di larghezza. Essa lavorò  lentamente per qualche tempo, ma sarebbe stata un opera più lesta , se fin dal principio vi avessero mandato una draga a vapore come si è faito in questi ultimi anni. Fatta questa operazione si dovrebbe pensare a far deviareil corso del fiume, altrimenti coll'andare degli anni il canale sarà riempito nuovamente di sabbia.

Carta del Golfo di Olbia, allora Terranova, del 1739 opera del Craveri

Il porto è ora accessibile, secondo la confessione dello stesso Ministro, fatta in Parlamento nel Dicembre 1873, mediante un canale scavato fino alla profondità di sei metri alle navi di portata di 600 tonnellate. I vapori però non rishiano finora di accostarsi alla cala.
Nell'uscir dal porto si trova un' isola detta delle Colonne, che si crede il sito da dove i romani estrassero le colonne per i templi di Olbia, che poi servirono per le Chiese. Terranova è sempre in progresso, vi hanno eretto tante cose signorili nel formarsi le quali vi hanno scoperto i pozzi antichi, che contengono l'acqua potabile di ottima qualità. I pozzi sono rotondi nelle bocche, che poi si slargano in quadratura, vi erano pure delle cisterne che i proprietari hanno utilizzato..."