Ph Durdica Bacciu
Il
megaron di Domu ‘e Orgìa, riconducibile al XIV sec. a.C., venne edificato ad
una quota di 970 mt s.l.m. circa, all’imbocco di un valico. Potenzialmente la
struttura controlla l’altipiano di Taccu
Mauruoi e le sue numerose sorgenti, che in epoca preistorica dovevano
essere sicuramente gestite dalle genti dei nuraghi. La potenzialità
dell’insediamento è evidenziata inoltre dal fatto che il valico occupato sia
stato in passato il passaggio obbligato dei percorsi di transumanza verso le
pianure dal clima più mite. La struttura si mostra di forma rettangolare, con doppio
antis, e circondata da un recinto ovale. La tecnica edilizia, nonostante siano
stati utilizzati materiali resi a lastre, si presenta sempre del tipo a “sacco”,
e l’edificio si eleva con almeno un atrio-vestibolo e due ambienti interni
separati da un tramezzo, con un ingresso sormontato da un architrave e una luce
di scarico. Vi si accede attraversando un vestibolo marginato da una panchina
e, oltrepassando il primo ingresso, si entra nella sala più grande, anch’essa
contornata da un sedile, interrotto a sinistra da una lastra ortostatica.
L’ambiente più interno, a cui si accede attraverso un ingresso poderoso
architravato, si rivela di dimensioni ridotte rispetto al precedente, ma anche
questo adorno di un sedile.
Attualmente non ci è dato sapere che tipo di copertura fosse stata utilizzata, ma alcuni studiosi suppongono si trattasse di un tetto a doppio spiovente. All’interno del recinto ovale si trovano i residui di altre strutture, mentre altre ancora si intravedono qualche centinaio di metri più a Sud, testimoniando quanto il complesso fosse molto più ampio rispetto a quanto risulti evidente attualmente. L’indagine archeologica ha rivelato la presenza di svariata utensileria sia litica - come pestelli macine e lisciatoi - che fittile - olle e ciotole -, oltre ad una discreta quantità di prodotti bronzei. Tramite confronti con edifici dell’Età del Bronzo/Ferro della penisola e del Mediterraneo orientale, l’edificio parrebbe un centro religioso caratterizzato da un forte potere politico/economico. Attraverso questi confronti si evincono elementi sociali di genere femminile con ruoli di potere o di rappresentanza nella Sardegna del XII sec. a.C.
Attualmente non ci è dato sapere che tipo di copertura fosse stata utilizzata, ma alcuni studiosi suppongono si trattasse di un tetto a doppio spiovente. All’interno del recinto ovale si trovano i residui di altre strutture, mentre altre ancora si intravedono qualche centinaio di metri più a Sud, testimoniando quanto il complesso fosse molto più ampio rispetto a quanto risulti evidente attualmente. L’indagine archeologica ha rivelato la presenza di svariata utensileria sia litica - come pestelli macine e lisciatoi - che fittile - olle e ciotole -, oltre ad una discreta quantità di prodotti bronzei. Tramite confronti con edifici dell’Età del Bronzo/Ferro della penisola e del Mediterraneo orientale, l’edificio parrebbe un centro religioso caratterizzato da un forte potere politico/economico. Attraverso questi confronti si evincono elementi sociali di genere femminile con ruoli di potere o di rappresentanza nella Sardegna del XII sec. a.C.
Dal
paese di Esterzili seguire le indicazioni per il Monte Santa Vittoria e il
Complesso Domu’e Orgìa. Percorrere la strada asfaltata di penetrazione agricola
che indica Monte Santa Vittoria e percorrerla per diversi chilometri sino a
quando si giunge alla vetta. Per arrivare al megaron, oltrepassare la pineta e proseguire
lungo la stessa strada verso Escalaplano. Dopo pochi chilometri ancora, ormai scesi
visibilmente di quota, in prossimità di un crocevia, si potrà vedere il
monumento sulla sinistra a pochi metri dalla strada. L’area, libera
all’accesso, è delimitata da un cancello e da una recinzione.
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