di Durdica Bacciu
Ph D.Bacciu
La chiesa di "Nostra Segnora de Paulis" si trova nella campagna fra Ittiri e Uri, in un sito paludoso da qui la denominazione di "Santa Maria delle Paludi", sul percorso dell'antica strada romana, conociuta come "de sos Padres" perchè collegava l’abbazia cistercense di S.Maria di Corte di Sindia, fondata nel 1149, a quest’ultima. Vedendo la quasi inutilità dei suoi terreni, dovuto alla stato di palude, il Giudice di Torres, Comita II Lacon-Gunale, decide di donare i terreni, per la bonifica, ai Cistercensi dell'abbazia di Clairvaux.
Questo viene testimoniato in una lettera scritta dal vescovo di Sorres, Pietro, dove si parla della sua fondazione, avvenuta nel 1205 a opera di una comunità cistercense. Nel 1410 il monastero appare già in abbandono e nel XIX secolo la chiesa era «molto distrutta e danneggiata dai ricercatori di tesori» come testimonia lo studioso G.Spano.
Nonostante numerosi restauri, l'ultimo concluso nel 2010, il complesso è invaso dalla vegetazione e versa in precario stato di conservazione, con conseguenti problemi di statica. Dell’abbazia, costruita in calcare, restano il coro, il transetto, con le due cappelle affiancate al presbiterio, un tratto del lato meridionale con il divisorio e due sostegni di quello settentrionale. La pianta è a croce “commissa” o a T, ovvero mancante del braccio superiore, è divisa in tre navate da arcate su pilastri. La copertura era volta a botte e la luce arrivava attraverso lunghe monofore. A nord si mantiene un ambiente monastico con volta a botte e robusti sottarchi su mensole troncopiramidali a facce sgusciate e adiacente possiamo vedere, quello che rimane del chiostro con un pilastro portante al quale si addossano colonne con capitelli per l’imposta di arcate che appoggiavano su colonnine affiancate.
La pianta ricorda molto quella di Santa Maria di Corte, simbolo, secondo
Delogu, dell’architettura cistercense sarda. Quello che ha colpito gli studiosi è la modesta tecnica costruttiva di Paulis: presenta tratti
romanici come i grossi pilastri e gli archi a tutto sesto, nonostante la sua datazione sia fissata al 1205, quando i Cistercensi pensavano già allo stile gotico. Questa particolarità e le irregolarità (strombatura delle due finestre
absidali e nella disposizione di alcuni paramenti murari non sfalsati),
hanno fatto pensare che le maestranze fossero locali che
si limitarono solamente a ricopiare le forme di S.M. di Corte.
Come arrivare:
S.P. 15 Uri-Ittiri 07044 Ittiri (SS
Bibliografia:
G. ZANETTI, I Cistercensi in Sardegna, in "Rendiconti dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere", XCIII (1959), pp. 71-73;
G. MASIA, L’abbazia di Cabuabbas di Sindia e il suo influsso spirituale e sociale nei secoli XII e XIII, Sassari 1982, pp. 69-70; I Cistercensi in Sardegna, in "Rivista Cistercense", V (1988), pp. 1-109, passim.
R. CORONEO, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo ‘300 collana “Storia dell’arte in Sardegna”, Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 59:
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