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sabato 7 gennaio 2017

Geronticidio in Sardegna - L'uccisione dei padri

di Durdica Bacciu
Ph: Internet

Secondo la tradizione sarda il geronticidio, ovvero l'uccisione dei più anziani della comunità, avveniva per mano dei figli esclusivamente per quelle persone, con oltre i settanta anni di età, considerate "un peso per la comunità". Questo rito, testimoniato da diversi storici classici come Timeo di Tauromenio, avveniva in onore di Kronos. Questo rituale viene descritto per tutto il Mediterraneo come se fosse un fatto necessario e importante per il ciclo della vita e della morte. Secondo la tradizione, gli uomini con più di settant'anni venivano accompagnati dal figlio maggiore verso un precipizio per il supremo sacrificio e, come si racconta, tutto ciò avveniva nella massima compostezza e senza invocazioni d'aiuto da parte della vittima, come se si accettasse il macabro destino. Qui finiva la vita dell'anziano e iniziava simbolicamente la vità del figlio, che avrebbe assunto il ruolo che era del padre ovvero il comando della comunità.
Ancora questo rituale viene riportato da Gustave Glotz quando descrive la processione rituale a cui il Minosse cretese era sottoposto. Il sovrano, raggiunta la vecchiaia, veniva portato in processione sul Monte Ida, la leggendaria montagna dove nacque Zeus, e lì, in una grotta, spinto giù da una rupe. La sopravvivenza del personaggio lo investiva dell'autorità sacra di poter continuare a governare sul popolo. Forse anche la Sardegna preistorica officiava questo rituale dati i numerosi reperti rinvenuti nella grotta "Su Benatzu" di Santadi dove probabilmente si svolgeva questo cerimoniale dedicato ad una divinità ctonia.

Demone ed Eliano da Palestrina, nelle loro opere, descrivono il sorriso che si notava sui volti della vittima e del carnefice, una caratteristica che poi verrà identificata come il "riso sardonico". .quasi una espressione ghignante per esorcizzare la morte. Probabilmente il primo a parlarne fu Omero quando descrisse la risata amara di Ulisse dopo aver schivato la zampa tiratagli da Ctesippo, ma senz'altro l'episodio più conosciuto è quello legato all'automa Talos, secondo il filosofo greco Zenobio, che andava incontro ai Sardi, invasori dell'isola di Creta, ustionandoli e portandoli ad assumere una faccia ghignante e alterata dal dolore durante la morte.





durdica bacciu
Punto panoramico sulla vallata del Riu Pardu
Tutto questo che vi raccontiamo è testimoniato nei racconti popolari di alcuni paesi sardi, come nel caso di Gairo, famoso per essere stato ricostruito dopo avere abbandonato "Gairo vecchia" a seguito una alluvione, dove ancora si usa dire: "is beccius a sa babbaieca". Si trovava nei pressi del ponte sul rio Pardu, ad un migliaio di metri dall'abitato e probabilmente si tratta di un luogo leggendario dove far passare il vecchio padre, in quanto la traduzione letterale suggerisce la parola babbai che significa padre e eca che significa ingresso quindi "uscita dell'anziano". Un'altro detto è: "Ancu ti 'nci ettinti in Sa Babbaieca" (Che possano gettarti nella Babbaieca).
Si racconta di una rupe esistente a Gairo Vecchia e secondo le testimonianze, era la zona destinata al geronticidio. Ad Ovodda invece possiamo trovare la roccia chiamata "su nodu de lupene". Nella zona del sassarese invece, possiamo trovare diverse denominazione "Su Mammuscone" in particolar modo nelle grotte e ricordiamo che a Cossoine è presente una grotta che si chiama: Sa Ucca è Mammuscone e con i suoi 63 metri di profondità è la grotta più profonda del sassarese.

Cossoine
Ancora in campo scientifico Prof. Ugas suppone che il grosso recinto a due ingressi di Monte Baranta - Olmedo fosse destinato proprio a quello. Il recinto circonda solo una rupe e non ha specificità alcuna tranne che per i numerosi rinvenimenti ceramici in un solo corridoio: quello aperto a occidente dove si ipotizza che anziano con giovane si infilassero sino a consumare qualcosa nelle ceramiche distrutte. Successivamente lo studioso ipotizza che solamente il giovane uscisse dal corridoio aperto a Oriente verso il sole nascente quasi a simboleggiare la rinascita. 
Secondo il Lilliu queste uccisioni non avvenivano in maniera generalizzata ma probabilmente erano riservate ai soggetti di elevato rango sociale, in modo da permettere ai nuovi designati di ereditarne le caratteristiche e le virtù, come spesso si suppone in numerose culture che una volta uccisa la persona, le sue doti e qualità vengano prese dall'uccisore.

Bibliografia: 
G.Minunno, Geronticidio punico? L'uccisione degli anziani nelle più antiche tradizioni sulla Sardegna. Studi e materiali di storia delle religioni 69,  (2003), pp. 285-312
G.Ugas, L'alba dei nuraghi, 2005, Ed. Fabula 
Pittau, Massimo (1991) Geronticidio, eutanasia ed infanticidio nella Sardegna antica. In: L'Africa romana: atti dell'8. Convegno di studio, 14-16 dicembre 1990, Cagliari (Italia). Sassari, Edizioni Gallizzi. V. 2, p. 703-712. (Pubblicazioni del Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari, 18.2). Contributo in congresso.
M.Cabriolu, Storie di Re e Boes tra i popoli del mare, Lacanas n.54
C. Zedda, Geronticidio in Sardegna, www.claudiazedda.it


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