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domenica 15 gennaio 2017

Sardegna e il suo carnevale dalle mille sfumature - Parte II - Intervista ad un ex Merdule

di Durdica Bacciu
Ph D.Bacciu

durdica bacciu
All'aprossimarsi dei Carnevali sardi è assai comune pensare alle manifestazioni e alla loro storia. Ecco perchè, con un pochino di orgoglio, posso dirvi di essere veramente fortunata ad avere vicino una persona che lo ha frequentato per qualche tempo in veste di partecipe attivo come Merdule, figura del Carnevale di Ottana. A dirvi la verità, ancora oggi, abbiamo una maschera di Merdule in camera da letto. Una sorta di testimonianza del periodo trascorso nel gruppo dei Boes e Merdules e quasi una sorta di amuleto di buon auspicio. Proviamo a capire di più su questa tradizione con Marcello Cabriolu, ex Merdule del gruppo di maschere  "Boes e Merdules" di Ottana.

D. Chi è Marcello Cabriolu?
R. Sono nato a Carbonia ma ho sempre vissuto a Sant'Antioco, la mia bella isola. Sono uno studioso di Beni Culturali, iscritto presso l'Unirvesità di Sassari e appassionato di cultura, tradizioni e usanze sarde. Nella vita di tutti i giorni la mia professione è quella di militare, esperienza che mi è utile tutt'ora per lo sviluppo e lo studio della mia grande passione relativa al periodo nuragico e in particolar modo allo studio della bronzistica e delle figure armate..

durdica bacciu
D. Come è iniziata la sua avventura nel gruppo dei Boes e Merdules di Ottana?
R. Nel gennaio del 2014 ho avuto la fortuna di essere ammesso nel gruppo. Molti si chiederanno come ho fatto da Sant'Antioco a finire ad Ottana? La risposta è semplice: l'amore per la mia terra e per le sue tradizioni. Con il gruppo "Boes e Merdules" ho fatto più di 40 sfilate nei diversi paesi della Sardegna ma cio' che ricordo con più emozione è quando si aveva la possibilità e l'usanza di uscire a "sa sola". Il Carnevale di Ottana è un carnevale spontaneo, quindi, nel periodo che intercorre tra il 16 gennaio e il martedi grasso, ci si può mascherare e uscire in solitaria per le vie del paese.


D. Secondo la tradizione il carnevale ha riti dei quali si perde memoria, lei cosa ne pensa?
R. Probabile che alcuni tra i carnevali riproposti in Sardegna abbiano radici antichissime. Sinora sono l'unico studioso che, interperetando quel tipo di mascheramento, l'ho documentato correlandolo ai rituali della Preistoria. Doveroso prefissare che questo carnevale si compone di tre figure principali: il bue detto su voe, il padrone del bue detto su merdule e una figura femminile sa ilonzana. Tutto il carnevale ruota intorno alla figura del Bue; è il protagonista, è vestito di pelli e porta una serie di campanacci pesanti ed è contradistinto da una maschera zoomorfa bovina. Viene condotto da Su Merdule, una figura vestita di pelli con una maschera antropomorfa e diversi strumenti. Per condurre su Voe, su Merdule, usa: sa socca, una lunga fune di pelle per cingerlo alla vita, su mazzoccu, un bastone nodoso per domarlo, su voette, una frusta. Tutto questo viene chiuso da una figura femminile vestita di nero che ha il compito di segnare il destino del Voe. Nel caso non si risucisse a domare l'animale interviene sa ilonzana, mostrando, ben chiari, quelli che sono i suoi poteri rappresentati da degli strumenti: gomitolo di lana, fuso e forbici che idealmente rappresentano il filo della vita di cui la figura femminile detiene il potere di recidere.

D. Perchè, secondo lei, questa importanza verso la figura taurina?
R. Studiando BB.CC. sono venuto a conoscenza del fatto che tutti i sovrani del Mediterraneo della preistoria si autocelebravano come tori viventi, figli della divinità. Quale attinenza ha tutto ciò con la maschera di Ottana? Era abitudine degli ottanesi, parliamo degli anni 50-70, invitare la gente a buttarsi in terra per il bue come se fosse un personaggio importante da venerare. Questo mi ha fatto ricordare il Minosse come sovrano e la leggenda del Minotauro come figura metà uomo e metà toro. 

durdica bacciu
D. Questa similitudine, credo di averla sentita solo da lei, mi sembra interessante e particolare. Quindi, secondo lei, anche la Sardegna era inserita nei grandi circuiti dei popoli del mediterraneo e delle sue usanze? 
R. Certo! In modo particolare, questa teoria prende corpo dallo studio sulla civiltà Egea condotto da Gustave Glotz e Mackenzie. Nel descrivere i rituali a cui venivano sottoposti i sovrani cretesi, rappresentanti negli affreschi e nelle tavolette come metà uomini e metà tori, si racconta che venivano condotti sul leggendario monte Ida, dove secondo la mitologia, era nato Zeus. Questa processione sacra, secondo le raffigurazioni, era accompagnata da animali sacri: capre, maiali e asini, tutti contraddistinti da una stella in fronte. Il carnevale ottanese prevede lo stesso insieme zoomorfo cretese di figure chiamate, rispettivamente, su porcu, su crapolu e su molente. Tali figure, come comparivano nell'antica Creta con la stella in fronte, sono ora tutte quante, insieme su voe, contraddiste dall'avere in fronte una stella a 6 punte o fiore della vita, o meglio definito, fiordaliso. Lo stesso fiore che, attraverso una triplice corona, cingeva il capo dei sovrani cretesi.

D. Inquadrato il carnevale a livello storico-cultuale, per Ottana, cosa significa il Carnevale secondo la sua esperienza?
R. Prefissando che gli ottanesi sono molto attaccati alle tradizioni, il carnevale probabilmente è il giusto convivio tra il rigori del freddo inverno e le aspettative di primavera e di rinascita della terra. Prefisso questo perchè ora è usanza che le maschere escano per la prima volta dal giorno dei falò di Sant'Antonio sino al martedi grasso, quando invece, in passato probabilmente uscivano in svariate occasioni anche durante la stagione autunnale e quella invernale. Gli ottanesi sono soliti accogliere i neonati in famiglia sia con il corredo del battesimo ma anche con caratza e peddes ovvero la maschera e le pelli come segno di ingresso nella comunità. 
durdica bacciu

D. Durante il carnevale mi è capitato di vedere dei personaggi vestiti in valluto nero, con maschere chiaramente ottanesi. Chi sono queste figure? Che ruolo hanno?
R. Nella cittadina è diffusa l'usanza, testimoniata anche dalle foto storiche che, le maschere non fossero pellite ma in origine, i mascheranti usassero gli abiti di uso quotidiano o in velluto, oppure in tuta da lavoro dato che i coinvolti erano operai, vista la presenza di un nucleo industriale nella periferia di Ottana. I ruoli sono i medesimi delle maschere pellite, cambia solo l'abbigliamento definito in questo caso a s'Antiga (a la maniera antica). 



D. Lei ha accennato la questione del fuoco di Sant'antonio, ormai ci siamo quasi. Cosa rappresenta il fuoco per Ottana e per chi si maschera?
R. Adesso per gli ottanesi "S'Ogulone" il grande falò è l'occasione per creare le compagnie, la raccolta della legna e lo spuntino. C'è da sottolinare che anche questo rituale ha un retaggio preistorico. In numerose rappresentazioni dell'antica Creta, si può osservare il rituale compiuto dalle sacerdotesse o dalla divinità di deradicamento dell'albero sacro e la successiva combustione come rituale collegato alla rinascita del sole. Io personalmente mi ricordo il rituale della vestizione, momento in cui si spiegava agli avventori e ai turisti la composizione del masheramento, un momento conviviale con il resto della gente. Si invitava da bere o si era invitati a bere. Ad un certo punto si sentivano i ritocchi della campana della chiesa di Sant'Antonio, il cielo si faceva scuro visto l'orario, e quello era il segnale della adunanza. In quel momento si indossavano le maschere, si stringeva sa soca nei fianchi del voe e non si era più persone comuni di tutti i giorni, ma ci si trasformava quasi in personaggi mitologici. Da li la discesa era una scena sempre nuova, inventata e interpretata nel momento. Su voe che camminava e si ribellava abbandonando la via e su merdule che lo conduceva  con carezze, maledizioni, fustigate, strattonamenti e un semplice frasario di pochi termini ma incisivi.

durdica bacciu

D. Cosa vorrebbe dire a chi le ha permesso di vivere questa esperienza, sappiamo bene che sos istranzos non sono accetti in questi gruppi. Non per questioni di intollerenza ma semplicemente per salvaguardare le proprie tradizioni.
R. Vorrei ringraziare calorosamente il direttivo del gruppo per avermi permesso di interpretare e provare una emozione del genere, anche perchè tutto ciò è stato di grande spunto per le ricerche antropologiche nel Mediterraneo del passato.  


 





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