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mercoledì 9 gennaio 2019

Carnevale con ArcheOlbia 2019

Vivere il Carnevale Sardo tra riti e divertimento
⚠️⚠️⚠️Siete pronti? 😁 Dopo #natale è l'evento più atteso in #sardegna! Il #carnevalesardo tra mito e storia, riti ancestrali che si perdono nel tempo ma rimangono vivi nella memoria...
Anche quest'anno non mancheremo all'appuntamento con due escursioni, 📆 Ottana il 16 gennaio e 📆 Mamoiada il 17 gennaio ⚠️⚠️⚠️
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#smeraldatour #archeolbia #museumcivitatense #ottana #mamoiada

domenica 15 gennaio 2017

Sardegna e il suo carnevale dalle mille sfumature - Parte II - Intervista ad un ex Merdule

di Durdica Bacciu
Ph D.Bacciu

durdica bacciu
All'aprossimarsi dei Carnevali sardi è assai comune pensare alle manifestazioni e alla loro storia. Ecco perchè, con un pochino di orgoglio, posso dirvi di essere veramente fortunata ad avere vicino una persona che lo ha frequentato per qualche tempo in veste di partecipe attivo come Merdule, figura del Carnevale di Ottana. A dirvi la verità, ancora oggi, abbiamo una maschera di Merdule in camera da letto. Una sorta di testimonianza del periodo trascorso nel gruppo dei Boes e Merdules e quasi una sorta di amuleto di buon auspicio. Proviamo a capire di più su questa tradizione con Marcello Cabriolu, ex Merdule del gruppo di maschere  "Boes e Merdules" di Ottana.

D. Chi è Marcello Cabriolu?
R. Sono nato a Carbonia ma ho sempre vissuto a Sant'Antioco, la mia bella isola. Sono uno studioso di Beni Culturali, iscritto presso l'Unirvesità di Sassari e appassionato di cultura, tradizioni e usanze sarde. Nella vita di tutti i giorni la mia professione è quella di militare, esperienza che mi è utile tutt'ora per lo sviluppo e lo studio della mia grande passione relativa al periodo nuragico e in particolar modo allo studio della bronzistica e delle figure armate..

durdica bacciu
D. Come è iniziata la sua avventura nel gruppo dei Boes e Merdules di Ottana?
R. Nel gennaio del 2014 ho avuto la fortuna di essere ammesso nel gruppo. Molti si chiederanno come ho fatto da Sant'Antioco a finire ad Ottana? La risposta è semplice: l'amore per la mia terra e per le sue tradizioni. Con il gruppo "Boes e Merdules" ho fatto più di 40 sfilate nei diversi paesi della Sardegna ma cio' che ricordo con più emozione è quando si aveva la possibilità e l'usanza di uscire a "sa sola". Il Carnevale di Ottana è un carnevale spontaneo, quindi, nel periodo che intercorre tra il 16 gennaio e il martedi grasso, ci si può mascherare e uscire in solitaria per le vie del paese.


D. Secondo la tradizione il carnevale ha riti dei quali si perde memoria, lei cosa ne pensa?
R. Probabile che alcuni tra i carnevali riproposti in Sardegna abbiano radici antichissime. Sinora sono l'unico studioso che, interperetando quel tipo di mascheramento, l'ho documentato correlandolo ai rituali della Preistoria. Doveroso prefissare che questo carnevale si compone di tre figure principali: il bue detto su voe, il padrone del bue detto su merdule e una figura femminile sa ilonzana. Tutto il carnevale ruota intorno alla figura del Bue; è il protagonista, è vestito di pelli e porta una serie di campanacci pesanti ed è contradistinto da una maschera zoomorfa bovina. Viene condotto da Su Merdule, una figura vestita di pelli con una maschera antropomorfa e diversi strumenti. Per condurre su Voe, su Merdule, usa: sa socca, una lunga fune di pelle per cingerlo alla vita, su mazzoccu, un bastone nodoso per domarlo, su voette, una frusta. Tutto questo viene chiuso da una figura femminile vestita di nero che ha il compito di segnare il destino del Voe. Nel caso non si risucisse a domare l'animale interviene sa ilonzana, mostrando, ben chiari, quelli che sono i suoi poteri rappresentati da degli strumenti: gomitolo di lana, fuso e forbici che idealmente rappresentano il filo della vita di cui la figura femminile detiene il potere di recidere.

D. Perchè, secondo lei, questa importanza verso la figura taurina?
R. Studiando BB.CC. sono venuto a conoscenza del fatto che tutti i sovrani del Mediterraneo della preistoria si autocelebravano come tori viventi, figli della divinità. Quale attinenza ha tutto ciò con la maschera di Ottana? Era abitudine degli ottanesi, parliamo degli anni 50-70, invitare la gente a buttarsi in terra per il bue come se fosse un personaggio importante da venerare. Questo mi ha fatto ricordare il Minosse come sovrano e la leggenda del Minotauro come figura metà uomo e metà toro. 

durdica bacciu
D. Questa similitudine, credo di averla sentita solo da lei, mi sembra interessante e particolare. Quindi, secondo lei, anche la Sardegna era inserita nei grandi circuiti dei popoli del mediterraneo e delle sue usanze? 
R. Certo! In modo particolare, questa teoria prende corpo dallo studio sulla civiltà Egea condotto da Gustave Glotz e Mackenzie. Nel descrivere i rituali a cui venivano sottoposti i sovrani cretesi, rappresentanti negli affreschi e nelle tavolette come metà uomini e metà tori, si racconta che venivano condotti sul leggendario monte Ida, dove secondo la mitologia, era nato Zeus. Questa processione sacra, secondo le raffigurazioni, era accompagnata da animali sacri: capre, maiali e asini, tutti contraddistinti da una stella in fronte. Il carnevale ottanese prevede lo stesso insieme zoomorfo cretese di figure chiamate, rispettivamente, su porcu, su crapolu e su molente. Tali figure, come comparivano nell'antica Creta con la stella in fronte, sono ora tutte quante, insieme su voe, contraddiste dall'avere in fronte una stella a 6 punte o fiore della vita, o meglio definito, fiordaliso. Lo stesso fiore che, attraverso una triplice corona, cingeva il capo dei sovrani cretesi.

D. Inquadrato il carnevale a livello storico-cultuale, per Ottana, cosa significa il Carnevale secondo la sua esperienza?
R. Prefissando che gli ottanesi sono molto attaccati alle tradizioni, il carnevale probabilmente è il giusto convivio tra il rigori del freddo inverno e le aspettative di primavera e di rinascita della terra. Prefisso questo perchè ora è usanza che le maschere escano per la prima volta dal giorno dei falò di Sant'Antonio sino al martedi grasso, quando invece, in passato probabilmente uscivano in svariate occasioni anche durante la stagione autunnale e quella invernale. Gli ottanesi sono soliti accogliere i neonati in famiglia sia con il corredo del battesimo ma anche con caratza e peddes ovvero la maschera e le pelli come segno di ingresso nella comunità. 
durdica bacciu

D. Durante il carnevale mi è capitato di vedere dei personaggi vestiti in valluto nero, con maschere chiaramente ottanesi. Chi sono queste figure? Che ruolo hanno?
R. Nella cittadina è diffusa l'usanza, testimoniata anche dalle foto storiche che, le maschere non fossero pellite ma in origine, i mascheranti usassero gli abiti di uso quotidiano o in velluto, oppure in tuta da lavoro dato che i coinvolti erano operai, vista la presenza di un nucleo industriale nella periferia di Ottana. I ruoli sono i medesimi delle maschere pellite, cambia solo l'abbigliamento definito in questo caso a s'Antiga (a la maniera antica). 



D. Lei ha accennato la questione del fuoco di Sant'antonio, ormai ci siamo quasi. Cosa rappresenta il fuoco per Ottana e per chi si maschera?
R. Adesso per gli ottanesi "S'Ogulone" il grande falò è l'occasione per creare le compagnie, la raccolta della legna e lo spuntino. C'è da sottolinare che anche questo rituale ha un retaggio preistorico. In numerose rappresentazioni dell'antica Creta, si può osservare il rituale compiuto dalle sacerdotesse o dalla divinità di deradicamento dell'albero sacro e la successiva combustione come rituale collegato alla rinascita del sole. Io personalmente mi ricordo il rituale della vestizione, momento in cui si spiegava agli avventori e ai turisti la composizione del masheramento, un momento conviviale con il resto della gente. Si invitava da bere o si era invitati a bere. Ad un certo punto si sentivano i ritocchi della campana della chiesa di Sant'Antonio, il cielo si faceva scuro visto l'orario, e quello era il segnale della adunanza. In quel momento si indossavano le maschere, si stringeva sa soca nei fianchi del voe e non si era più persone comuni di tutti i giorni, ma ci si trasformava quasi in personaggi mitologici. Da li la discesa era una scena sempre nuova, inventata e interpretata nel momento. Su voe che camminava e si ribellava abbandonando la via e su merdule che lo conduceva  con carezze, maledizioni, fustigate, strattonamenti e un semplice frasario di pochi termini ma incisivi.

durdica bacciu

D. Cosa vorrebbe dire a chi le ha permesso di vivere questa esperienza, sappiamo bene che sos istranzos non sono accetti in questi gruppi. Non per questioni di intollerenza ma semplicemente per salvaguardare le proprie tradizioni.
R. Vorrei ringraziare calorosamente il direttivo del gruppo per avermi permesso di interpretare e provare una emozione del genere, anche perchè tutto ciò è stato di grande spunto per le ricerche antropologiche nel Mediterraneo del passato.  


 





giovedì 12 gennaio 2017

Sardegna e il suo Carnevale dalle mille sfumature - Prima parte

di Durdica Bacciu
Ph Internet

Poco ancora si sa sulle maschere del carnevale tradizionale sardo. Pare d’obbligo ormai, allo scopo del divertimento del pubblico, raggruppare gruppi di mascherate durante i ritrovi paesani o per i carnevali estivi. Tuttavia è poco probabile che da tali incontri si riesca a proporre un’idea puramente conoscitiva delle maschere stesse. Primo perché esse si limitano talvolta ad una semplice sfilata se non ad allietare gli spettatori con gesta strabilianti che poco hanno a che vedere con il loro ruolo rituale; in secondo luogo, molte tra esse tendono a confondersi per la similarità degli elementi che compongono l’abbigliamento; la terza ragione, ma non la meno importante, sta nel fatto che in genere, durante questo tipo di manifestazioni o di ritrovi carnevaleschi, ben poco ci si attiene alla caratterizzazione di ogni singola maschera, finendo per assegnare lo stesso ruolo sia a maschere ben conosciute, con una ritualità di gesti consolidata e dovuta alla tradizione, sia a quelle da poco restituite al sapere collettivo. Prescindendo dalla polemica nata negli ultimi anni che vede contrapposti i paesi di Mamoiada ed Ottana, portatori da sempre del rituale carnevalesco più antico, contro quei paesi in cui il carnevale tradizionale è stato da poco riscoperto, vogliamo portare la nostra analisi su quelle che sono le differenze fra le caratteristiche di ogni tipologia di travestimento. Ciò presuppone, comunque, che prenderemo ad esempio di ogni tipologia quelle che ci sembreranno le maschere più simboliche. Nel nostro studio abbiamo suddiviso le maschere tradizionali in sei tipologie differenti, ognuna caratterizzata da un determinato tipo di abbigliamento - o di elementi accessori - e da un rituale proprio. Esse sono:

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Il Carnevale sardo non è la solita festa che si celebra in tutto il mondo. Ha una sua anima di riti ancestrali formatasi nei secoli lontani. Chi ha avuto la fortuna di parteciparvi, avrà notato la molteplicità delle maschere, dei riti e dei costumi. I Carnevali per antonomasia sono quelli di Mamoiada e di Ottana ma abbiamo cittadine come Fonni, Ovodda, Sarule, Orotelli e Lula i quali mascheramenti nulla hanno da invidiare a quelli più blasonati.
Per prima cosa possiamo dividere i soggetti del carnevale sardo in tre tipologie: 
1) C. con maschere pellite o comunque zoomorfe
2) C. con maschera seria
3) Carnevali equestri
Questa suddivisione nasce in base al vestiario e al  rito che esegue durante le manifestazioni.

Nella prima categoria non possiamo che inserire le maschere conosciutissime di Mamoiada ed Ottana, Mamuthones e Merdules. Queste due maschere si diferenziano per diversi motivi anche se spesso si tende a confonderle. La prima maschera si divide in due figure protagoniste: Mamuthones, con pelli scure di pecora (mastruca), campanacci pesanti e maschera antropomorfa scura chiamata visera tenuta ferma da un fazzoletto e un cappello (bonette). Gli Issohadores, con il copricapo tradizionale (sa berritta)  legato al mento tramite un fazzoletto colorato a fermare una maschera bianca antropomorfa, pantaloni e camicia bianca, corpetto rosso con una tracolla dove sono presenti dei piccoli sonagli. Sopraccalze di lana nere, uno scialle con bellissime decorazioni legato alla vita e alla fine una fune (So'a) completano il mascheramento. E' proprio da questa parola che deriva il nome Issohadores coloro che catturano usando la so'a

Il carnevale di Lula invece si distingue per i personaggi il cui viso si presenta sporco di sangue e per l'uso di uno stomaco di capra appeso alle corna caprine del copricapo. In questo caso la vittima, secondo il rito chiamata Su Battileddu, viene inseguita e picchiata più volte sino a perdere la vita per poi "risorgere" come nei più classici riti Dionisiaci. La maschera di Ottana invece ci presenta principalmente tre figure, Su Merdule e Su Voe (detto anche su boe) e Sa Ilonzana. Sia su Merdule che su Voe indossano abiti pelliti di colore chiaro (ecco la differenza con i Mamuthones di Mamoiada) e presentano rispettivamente una maschera antropomorfe e l'altra zoomorfa in particolare con fattezze bovine.
Il Merdule si distingue per l'uso della soca (la fune di pelle) e ha il compito di tenere legato e condurre l'animale mentre su Voe indossa i pesanti campanacci che possono arrivare a pesare anche 50 kg. Sa Filonzana, la terza figura, è un personaggio femminile mascherato distinguibile dal fatto di essere sempre vestita a lutto, ovvero in nero, e avere con se un paio di forbici, un gomitolo di lana ed un fuso. Questa figura può essere accostata alle parche romane o moire greche.

Nella seconda categoria di carnevali possiamo riconoscere le maschere di Sarule e Aidomaggiore. Nella prima località viene chiamata "maschera a gattu" e consiste nel vestire due gonne del costume tradizionale al rovescio (duos oddes), una tovaglietta bianca in testa fermata con un nastro e un velo nero in viso e un paio di guanti per non farsi riconoscere.
Ad Aidomaggiore, possiamo trovare sa "maschera a lenzolu" caratterizzata da un lungo lenzuolo bianco posto dalla testa sino ai piedi, stretto in vita da una cordicella e ulteriormente rivoltato sul capo quasi a creare un ornamento intorno alla testa. Solo tre piccole fessure indicano gli occhi e la bocca. In questa località è usanza vestire di bianco durante il periodo di Carnevale e vestire di nero il Martedi grasso. 

Al terzo insieme di carnevali appartengono tutte quelle manifestazioni carnevalesche dove si impiegano cavalli. Tra queste spicca maggiormente la Sartiglia di Oristano una corsa sfrenata di cavalieri, una giostra di probabile origine medievale, dove lo scopo era infilzare un anello sospeso e ora tramutatosi in stella. Ancora di forte richiamo è "Sa Carrela 'e nanti"
una manifestazione quasi esclusiva di Santulussurgiu dove i cavalieri si esibiscono in spericolate pariglie (acrobazie a cavallo) corse per gli stretti vicoli del centro storico.

Bibliografia:
M.Cabriolu, "Storie di Re e di Boes" Lacanas n.54



Poco ancora si sa sulle maschere del carnevale tradizionale sardo. Pare d’obbligo ormai, allo scopo del divertimento del pubblico, raggruppare gruppi di mascherate durante i ritrovi paesani o per i carnevali estivi. Tuttavia è poco probabile che da tali incontri si riesca a proporre un’idea puramente conoscitiva delle maschere stesse. Primo perché esse si limitano talvolta ad una semplice sfilata se non ad allietare gli spettatori con gesta strabilianti che poco hanno a che vedere con il loro ruolo rituale; in secondo luogo, molte tra esse tendono a confondersi per la similarità degli elementi che compongono l’abbigliamento; la terza ragione, ma non la meno importante, sta nel fatto che in genere, durante questo tipo di manifestazioni o di ritrovi carnevaleschi, ben poco ci si attiene alla caratterizzazione di ogni singola maschera, finendo per assegnare lo stesso ruolo sia a maschere ben conosciute, con una ritualità di gesti consolidata e dovuta alla tradizione, sia a quelle da poco restituite al sapere collettivo. Prescindendo dalla polemica nata negli ultimi anni che vede contrapposti i paesi di Mamoiada ed Ottana, portatori da sempre del rituale carnevalesco più antico, contro quei paesi in cui il carnevale tradizionale è stato da poco riscoperto, vogliamo portare la nostra analisi su quelle che sono le differenze fra le caratteristiche di ogni tipologia di travestimento. Ciò presuppone, comunque, che prenderemo ad esempio di ogni tipologia quelle che ci sembreranno le maschere più simboliche. Nel nostro studio abbiamo suddiviso le maschere tradizionali in sei tipologie differenti, ognuna caratterizzata da un determinato tipo di abbigliamento - o di elementi accessori - e da un rituale proprio. Esse sono: a) maschere pellite; b) maschere a gabbanu; c) maschere luttuose; d) mascaras serias; e) maschere sonore; f) carnevali equestri.

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