di Marcello Cabriolu
Ph D.Bacciu
Ph D.Bacciu
Il territorio in esame, denominato impropriamente “Castello di Cabu Abbas” (Fg n°182 IV NO), ricopre un’area di circa 23 ha e geologicamente si compone di graniti grigio-rosati biotitici (305-285 Ma)[1]. Il paesaggio interessato dalle emergenze archeologiche si basa su rocce intrusive del Paleozoico e relativi depositi di versante con suoli acidi, mediamente profondi, franco-argillosi permeabili[2] dove si presenta un forte pericolo di erosione colmabile unicamente con il ripristino della vegetazione naturale arborea e la regimazione dei deflussi. Il monumento, costituito probabilmente da un nuraghe tancato di buona leggibilità, appare ancora seminterrato su una delle cime minori del Monte di Cabu Abbas.
La torre arcaica (diam. m 8,40 x 8,60; alt. m 2) - realizzata da conci di granito sbozzati e disposti su file regolari - presenta un accesso architravato rivolto a SE (largh. m 1,20) che introduce in un corridoio strombato (lungh. m 3) sulle pareti del quale si aprono a destra una piccola nicchia e, a sinistra, una scala (di cui rimangono 9 gradini) che portava al piano superiore, ora scomparso. La camera, di pianta leggermente schiacciata (diam. m 3,50 x 3,65), oggi svettata, presenta due nicchie affrontate rispettivamente in direzione SSW e NNE. In prossimità della parete di fondo è realizzato un pozzo di forma troncoconica profondo m 2,60 foderato con pietre di piccole dimensioni disposte a filari. La presenza del pozzo e la scoperta, nel corso degli scavi del 1936, di un bronzetto raffigurante una donna con anfora sulla testa, hanno indotto il Levi a ritenere che il nuraghe fosse in realtà una costruzione dedicata al culto delle acque.
Il bronzetto si può stilisticamente inserire nel gruppo definito barbaricino-mediterraneizzante in base alle forme del busto, del bacino e delle gambe e la sus datazione si potrebbe collocare nel Bronzo Finale in base alla tipologia del vaso sul capo della figura. Lo stretto pianoro su cui sorge il nuraghe, situato circa 15 m al di sopra della muraglia, era circondato da una struttura circolare di spessore variabile della quale si conserva ora un breve tratto a N addossato alla roccia naturale. La muraglia eneolitica sottostante (lungh. m 220; spess. m 4; alt. m 5,10) - con sviluppo curvilineo irregolare che ingloba numerosi affioramenti rocciosi - è costruita da un paramento “a sacco” con un riempimento interno di piccole pietre.
Le strutture murarie presentano, nella parte inferiore, grandi blocchi di granito ai quali si sovrappongono nei livelli superiori massi di minori dimensioni. Due ingressi - aperti rispettivamente a SE, verso il golfo, e a NW, verso la montagna - interrompono il percorso della muraglia: il secondo ingresso, protetto da un saliente di roccia, immette in un corridoio rettilineo coperto da tre lastroni a piattabanda (alt. m 2).
Come arrivare:
da Olbia ci si dirige verso la zona industriale/strada litoranea per Pittulongu, alla seconda rotatoria della zona Industriale si svolta a sinistra direzione villaggio Osseddu (o Olbia 2), per tutto il percorso ci sono le indicazioni che segnalano il sito. Poco oltre il villaggio troviamo un parcheggio dove si lascia l'auto e si continua a piedi, da qui inizia una suggestiva passeggiata attraverso la macchia mediterranea.
Per info e visite:
ArcheOlbia: Associazione di Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali della Città di Olbia e del suo territorio. E-mail: archeolbia@gmail.com oppure 3456328150
[1]
S.Barca, L.Carmignani, G. Oggiano, P.C. Pertusati, I. Salvadori, Carta
geologica della Sardegna scala 1:200000, (a cura di) Comitato per il
coordinamento della Carta Geologica e Geotematica della Sardegna
[2]
Angelo ARU-Paolo BALDACCINI-Giuseppe DELOGU-Maria Antonietta DESSENA-Salvatore
MADRAU-Rita Teresa MELIS-Andrea VACCA-Sergio VACCA, Carta dei suoli della
Sardegna scala 1:250000, Dipartimento di Scienze della Terra – Università di
Cagliari, Cartografia S.E.L.C.A., Firenze 1990
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