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domenica 10 luglio 2016

ArcheOlbia - Le tombe dei Giganti di Madau - Fonni



di Marcello Cabriolu
Ph Internet



L’area può essere verosimilmente considerata il quartiere funerario del grosso insediamento, di circa sette ettari, di Gremanu. Il complesso, indagato e ristrutturato dal prof. Giovanni Lilliu, è formato da quattro sepolture erette in granito, collocate su un modesto dosso sistemato su un’antica via di penetrazione verso il passo di Corr’e Boi. Percorrendo il vialetto d’accesso si osserva per prima la tomba I, di cui rimangono tuttora solo i resti del paramento sinistro del corridoio funerario e parte dell’abside, costituita da lastre ortostatiche erette durante un restauro operato nel 2005. Da sottolineare che in uno dei conci compaiono delle decorazioni a cerchielli con losanga, accostabili a quelle delle Stele di Boeli e di Garaunele di Mamoiada. La tomba II, sistemata un po’ più avanti, si presenta di dimensioni maggiori rispetto alla precedente e si potrebbe collocare storicamente tra il XIV e il XIII sec. a.C.. Il prof. Lilliu ipotizzò che la tomba ora visibile – nella quale dichiarò di aver compiuto un restauro incisivo - sorgesse sopra una sepoltura più arcaica inglobata nel contesto attuale. Sulle fondamenta dell’arcaico monumento venne sviluppata la bella sepoltura che osserviamo tutt’ora con conci elegantemente rifiniti.


Il principio edilizio è sempre quello del muro a “sacco”, utilizzato per creare una tomba a prospetto murario decorata con lastre ortostatiche nell’esedra - delle quali una è purtroppo completamente rifatta in cemento - e con conci isodomi nel corpo funerario. Nell’esedra o emiciclo (gruppi di pietre antistanti l’ingresso poste a semicerchio sul terreno) si può osservare un sedile che delimita la sepoltura, residuo secondo gli studiosi di quello che era l’arcaico monumento. A chiudere il corridoio funerario si osservano due stipiti resi anch’essi col muro a “sacco” e sormontati da un architrave. Anticamente, a coronare e decorare quest’apertura, stavano verosimilmente - oltre all’architrave - almeno altri due macigni di forma trapezoidale, che ora ritroviamo nel terreno antistante, lavorati con dentelli e uniti a mò di stele centina (grande lastra che decorava generalmente le tombe megalitiche). Il corridoio funerario, ampiamente restaurato e di luce ogivale, si presenta costituito da filari isodomi e pavimentato da lastre coppellate sino al fondo, dove viene delimitato da un concio originario e da una colata di cemento - che si eleva sino alla copertura - posti durante il restauro. L’intervento ha reso possibile il rifacimento esterno dell’abside della sepoltura. La tomba III sorge a sinistra della tomba II e si conserva ancora come era originariamente nel XIV sec. a.C., forse perché non ha ricevuto un restauro troppo incisivo come la precedente pur presentando ampie tracce cementizie. A partire dall’esedra - tangente a quella della tomba II, contornata da un ampio sedile e costituita da macigni con faccia a vista rifinita - la tomba si sviluppa a prospetto murario.


Anche in questo caso i conci con dentelli, che combinati insieme creavano la stele di chiusura, sono sul terreno antistante la sepoltura. Il corridoio si presenta di sezione tronco ogivale e la sommità è chiusa da sottili lastre, mentre la pavimentazione è resa da lastre più piccole e da pietrame. Il lato destro del corridoio presenta una sorta di risega mentre l’abside è delimitato da un macigno e dalla lastra di chiusura. Gli elementi della sepoltura degni di segnalazione (sempre se si mantengono ancora come in origine) sono la “pratza” frontale all’ingresso, i segni di scrittura presenti sui sedili dell’esedra e il concio cornuto con piccole coppelle ora divelto. La tomba IV, l’unica a non aver subito un restauro forse per l’impossibilità di condurre uno scavo stratigrafico, è ubicata sulla sommità del dosso. Questa sepoltura è resa in granito e mostra, appena leggibile, il corridoio funerario e parte delle murature dell’abside, mentre l’esedra ed il portello risultano sconvolti e poco identificabili.


Come arrivare
Uscire da Nuoro sulla SS 389 in direzione di Mamoiada; oltrepassato l'abitato si prende la strada per Fonni e, dopo alcuni chilometri, si svolta a sinistra per la strada di Pratobello; superata la frazione, si prosegue sulla SP 2 per Lanusei sino al km 7,2. Le tombe si trovano sulla destra, a breve distanza dalla strada. 



 

Bibliografia
A. Taramelli, "Foglio-207: Nuoro", in Edizione archeologica della carta d'ltalia al 100.000, 16, Firenze, Istituto geografico militare, 1931, p. 27;
G. Lilliu, Sardegna nuragica, collana "Archeo dossier", 9, Novara, Istituto geografico De Agostini, 1985, p. 37;
G. Lilliu, "Ricerche nel territorio di Fonni", in Settimana del beni culturali, 1975-1985: 10 anni di attivita nel territorio della Provincia di Nuoro, Nuoro, Ministero per i beni culturali e ambientali, Soprintendenza archeologica per le provincie di Sassari e Nuoro, Ufficio operativo di Nuoro, 1985, pp. 20-25;
F. Lo Schiavo-M.A. Fadda-A. Boninu, "II Museo civico speleo-archeologico di Nuoro", in L'Antiquarium Arborense e i civici musei archeologici della Sardegna, Sassari, Banco di Sardegna, Cinisello Balsamo, A. Pizzi, 1988, p. 143.

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