Il
pozzo sacro di Sa Testa si trova nel comune di Olbia nella regione storica
della Gallura, e viene considerato uno dei monumenti più conosciuti della
preistoria sarda. Il monumento è raggiungibile percorrendo la strada che da
Olbia porta alla frazione di Pittulongu. Giunti all’altezza del porto
industriale di Cala Saccaia le indicazioni indirizzano ad un’area recintata e
ad un ampio parcheggio dove, percorrendo un centinaio di metri circa, si giunge
ad uno dei siti più conosciuti negli itinerari turistico culturali del Nord Est
della Sardegna.
Il
pozzo sacro, orientato in direzione NNW - SSE , è situato in una piccola e
rigogliosa valle ed è circondato da un modesto parco ben curato con
cartellonistica informativa sia sul monumento che sulle specie vegetali tipiche
del luogo.
Il monumento scavato nel 1938, da Francesco
Soldati su indicazione dell’archeologo Doro Levi, venne restaurato negli anni
’60 sotto la supervisione del Prof. Ercole Contu. La struttura, resa in granito, scisto e
trachite, materiale di provenienza locale, presenta l’inconfondibile pianta ad ank - o “toppa di chiave” -, si sviluppa
con una lunghezza di circa 17,67 mt nelle tre parti fondamentali: camera del
pozzo, scala e vestibolo a cui si aggiunge un cortile esterno circolare.
Il
cortile esterno circolare, al quale si accede tramite quattro gradini posti sul
fianco occidentale, si presenta lastricato e solcato da una canaletta centrale
coperta che corre verso il vestibolo. Lo spazio interno, ipotizzato ad uso
cerimoniale, è contornato in parte da un sedile addossato alla parete.
Il
vestibolo di forma trapezoidale si pone su un livello inferiore rispetto al
cortile, si presenta lastricato e marginato da due sedili addossati alle pareti,
e sotto il pavimento vi passa la canaletta di scolo.
Dal
vestibolo si passa alla scala, composta da 17 gradini, che discende verso la cella
del pozzo. Il prospetto della scala si presenta più stretto rispetto al
vestibolo il che fa presupporre che l’accesso a questo settore fosse limitato. Una
parte della scala residua a cielo aperto, mentre l’altra è sormontata da
architravi sottoposti in discesa in modo da formare una scala rovescia. I
gradini terminano nella cella coperta a volta - tramite un accesso di luce
trapezoidale.
La
camera del pozzo si presenta alta dalla pedana sino alla tholos 6,81 mt e si
costituisce da 28 filari di macigni aggettanti. Nella base di questa si apre il
pozzetto di captazione della vena sorgiva, circondato da una ghiera. Dai
materiali rinvenuti durante lo scavo si deduce che l’impianto sia stato usato
con soluzione di continuità dal XIII sec. a.C. sino al I sec. d.C.
Sopra
la camera del pozzo sono visibili due filari di macigni i quali fanno supporre
la presenza di un’altra camera chiusa soprastante . La testimonianza di questo
si può osservare nel pozzo sacro di Tertenia denominato “Sa Brecca” dove
appunto si presentano tre camere sovrapposte. L’accesso a tali ambienti si
ipotizza avvenisse decentrato come ad esempio nel pozzo sacro “Is Pirois di
Villaputzu, dove si presenta un invito all’ingresso laterale rispetto alle ante
del vestibolo.
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