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domenica 16 novembre 2025

Le chiese gemelle di Olbia – La corretta ubicazione di Sant’Antonio Abate e B.V. Assunta (La Madonna del Mare oggi)

di Durdica Bacciu (Archeologa) 

Ph: D.Bacciu


Stralcio tav.25 F.U. Terranova 1848
Fonte: Archivio di Stato di Sassari
È possibile avanzare l’ipotesi che la collocazione delle targhe storiche relative ai due luoghi di culto sia stata oggetto di un’inversione. L’attuale targa recante la denominazione “Sant’Antonio Abate”, posta al civico 5 di Corso Umberto I, sembrerebbe infatti non corrispondere al contesto originario a cui rimandava; in tale posizione dovrebbe invece essere ubicata la targa riferita al culto della Madonna di Mare. Tale incongruenza suggerisce una dislocazione secondaria dei marker storici rispetto alla loro localizzazione primaria, ovvero un errore nel posizionamento delle targhe.


G.Pietra - 2013
Fonte: Carlo Delfino Editore

Per un quadro più completo di quanto affermato sopra, bisogna fare un passo indietro parlare dei templi gemelli di Olbia di epoca romana, collocati lungo il tradizionale asse urbano di Corso Umberto I, costituiscono un interessante caso di continuità tra contesto moderno e memoria dell’impianto antico della città. Gli studi di Giovanna Pietra hanno evidenziato come questa porzione dell’abitato sia la connessione tra l’abitato romano in senso stretto e l’area portuale, un settore in cui la presenza di luoghi di culto — anche minori — trova confronti coerenti con altre città mediterranee.  In parallelo, le ricerche di Rubens D’Oriano sulla trasformazione dell’Olbia romana e tardoantica hanno evidenziato come la sovrapposizione di edifici sacri moderni a percorsi o nodi cultuali più antichi sia un fenomeno ricorrente, suggerendo una persistenza di funzioni rituali lungo specifici assi urbani. È in questo quadro che si inserisce anche una suggestione avanzata da alcuni studi e tradizioni erudite locali: l’ipotesi che uno dei due templi — in prossimità di un antico spazio sacro riferibile a una divinità femminile, talvolta identificata con Venere, possa, a seguito del sincretismo religioso, aver visto sorgere, in epoca moderna, una chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta (Angius Casalis 1850 voce Terranova) a cui si accosta, nelle immediate vicinanze, un altro dedicato a Sant’Antonio Abate (Angius Casalis 1850). Tale ipotesi trova un suo fondamento nella presenza documentata, in varie città portuali romane, di santuari rivolti a divinità specifiche inerenti alla navigazione, frequentemente accostate all’iconografia di Venere. L’ipotesi contribuisce così ad arricchire il quadro interpretativo attuale, ove la devozione moderna — verso la Beata Vergine Assunta (oggi Madonna del mare) e Sant’Antonio — e l’edificazione di chiese dedicate, costituisce una possibile testimonianza di sincretismo da culti più antichi. Nel loro insieme, le interpretazioni di Pietra e D’Oriano permettono di comprendere gli impianti ecclesiastici scomparsi recentemente non solo come strutture devozionali moderne, ma come elementi inseriti in una lunga storia di stratificazioni cultuali, in cui persistenze simboliche e le nuove intitolazioni si sovrappongono lungo lo stesso spazio urbano.

Panedda 1989
Fonte: Carlo Delfino Editore
Sul versante occidentale del complesso sacro-portuale di epoca romana, corrispondente all’area occupata nel XIX secolo dalla chiesa di Sant’Antonio Abate e, poco distante, dalla chiesa della Beata Vergine Assunta, che localmente viene considerata Maria di Mare - la Madonna del Mare (Panedda 1991), sono stati rinvenuti i resti dei templi A e B di epoca romana, con evidenze delle fondazioni e dei depositi stratigrafici pertinenti. Nella fase moderna, le due chiese costituivano un riferimento urbanistico presso la porta orientale dell’abitato di Terranova, contribuendo alla definizione del tessuto insediativo circostante. Dalle fonti cartografiche settecentesche – ottocentesche, la chiesa di Sant’Antonio Abate si collocava nell’area settentrionale rispetto alla via mentre, la chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta, non compare come titolo ma l’edificio viene segnato a meridione evidenziando la coppia di costruzioni. La tradizione orale di Olbia recita che al momento della costruzione del palazzo De Martis, nella zona interessata dal foro, si individuò una cripta mortuaria attribuendola alla chiesa di Sant’Antonio Abate (Panedda 1991). Il posizionamento di questa struttura, corrispondente al palazzo De Martis, ha indotto gli studiosi a considerare l’ipotesi che Panedda aveva avanzato dagli anni ’90, basata esclusivamente sulla tradizione locale, e collocare la chiesa della Beata Vergine Assunta nell’odierno spazio antistante il palazzetto Maciocco. L’apposizione di due placche storiche, in tempi molto recenti, ha consolidato l’idea che le strutture fossero effettivamente collocate in questo modo: Sant’Antonio Abate a meridione e La Beata Vergine Assunta a settentrione.

Panedda 1991
Fonte: Carlo Delfino Editore
Nonostante l’attribuzione proposta da D’Oriano, il quale riconduce parte dei materiali rinvenuti a un ambito cultuale riferibile a una divinità femminile — interpretazione che lo porta a ipotizzare, in un’ottica di sincretismo religioso, la collocazione a settentrione della chiesa ottocentesca dedicata alla B.V. Assunta — l’analisi integrata delle fonti cartografiche e archeologiche induce a una diversa ricostruzione topografica del contesto.

Carta Craveri 1739
Fonte: Archivio Storico di Torino
In particolare, la lettura congiunta della carta del Craveri (1739), della tavoletta 25 del F.U. del Comune di Terranova (1848), della frazione D del medesimo F.U. di fine Ottocento, nonché della documentazione archeologica pubblicata da Tamponi nel Notiziario degli Scavi del 1882, evidenzia come il settore denominato “Sant’Antonio” debba essere localizzato nord dell’asse viario principale. Tale area corrisponde allo spiazzo antistante l’ex palazzo Cignoni, in seguito passato alla proprietà Maciocco, confermando così la posizione settentrionale del contesto di Sant’Antonio Abate rispetto al tracciato stradale. 



Carta Craveri 1739
Fonte: Archivio Storico di Torino








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