di Durdica Bacciu (Archeologa)
Ph: D.Bacciu
È possibile avanzare l’ipotesi che la collocazione delle targhe
storiche relative ai due luoghi di culto sia stata oggetto di un’inversione.
L’attuale targa recante la denominazione “Sant’Antonio Abate”, posta al
civico 5 di Corso Umberto I, sembrerebbe infatti non corrispondere al contesto
originario a cui rimandava; in tale posizione dovrebbe invece essere ubicata la
targa riferita al culto della Madonna di Mare. Tale incongruenza suggerisce una
dislocazione secondaria dei marker storici rispetto alla loro localizzazione
primaria, ovvero un errore nel posizionamento delle targhe. 
Stralcio tav.25 F.U. Terranova 1848
Fonte: Archivio di Stato di Sassari

G.Pietra - 2013
Fonte: Carlo Delfino Editore
Per un quadro più completo di quanto affermato sopra, bisogna
fare un passo indietro parlare dei templi gemelli di Olbia di epoca romana,
collocati lungo il tradizionale asse urbano di Corso Umberto I, costituiscono
un interessante caso di continuità tra contesto moderno e memoria dell’impianto
antico della città. Gli studi di Giovanna Pietra hanno evidenziato come questa
porzione dell’abitato sia la connessione tra l’abitato romano in senso stretto
e l’area portuale, un settore in cui la presenza di luoghi di culto — anche
minori — trova confronti coerenti con altre città mediterranee. In parallelo, le ricerche di Rubens D’Oriano sulla
trasformazione dell’Olbia romana e tardoantica hanno evidenziato come la
sovrapposizione di edifici sacri moderni a percorsi o nodi cultuali più antichi
sia un fenomeno ricorrente, suggerendo una persistenza di funzioni rituali
lungo specifici assi urbani. È in questo quadro che si inserisce anche una
suggestione avanzata da alcuni studi e tradizioni erudite locali: l’ipotesi che
uno dei due templi — in prossimità di un antico spazio sacro riferibile a una divinità
femminile, talvolta identificata con Venere, possa, a seguito del sincretismo
religioso, aver visto sorgere, in epoca moderna, una chiesa dedicata alla Beata
Vergine Assunta (Angius Casalis 1850 voce Terranova) a cui si accosta, nelle
immediate vicinanze, un altro dedicato a Sant’Antonio Abate (Angius Casalis
1850). Tale ipotesi trova un suo fondamento nella presenza
documentata, in varie città portuali romane, di santuari rivolti a divinità specifiche
inerenti alla navigazione, frequentemente accostate all’iconografia di Venere.
L’ipotesi contribuisce così ad arricchire il quadro interpretativo attuale, ove
la devozione moderna — verso la Beata Vergine Assunta (oggi Madonna del mare) e
Sant’Antonio — e l’edificazione di chiese dedicate, costituisce una possibile testimonianza
di sincretismo da culti più antichi. Nel loro insieme, le interpretazioni di Pietra e D’Oriano
permettono di comprendere gli impianti ecclesiastici scomparsi recentemente non
solo come strutture devozionali moderne, ma come elementi inseriti in una lunga
storia di stratificazioni cultuali, in cui persistenze simboliche e le nuove
intitolazioni si sovrappongono lungo lo stesso spazio urbano.
Sul versante occidentale del complesso sacro-portuale di
epoca romana, corrispondente all’area occupata nel XIX secolo dalla chiesa di
Sant’Antonio Abate e, poco distante, dalla chiesa della Beata Vergine Assunta,
che localmente viene considerata Maria di Mare - la Madonna del Mare (Panedda
1991), sono stati rinvenuti i resti dei templi A e B di epoca romana, con
evidenze delle fondazioni e dei depositi stratigrafici pertinenti. Nella fase moderna,
le due chiese costituivano un riferimento urbanistico presso la porta orientale
dell’abitato di Terranova, contribuendo alla definizione del tessuto
insediativo circostante. Dalle fonti cartografiche settecentesche –
ottocentesche, la chiesa di Sant’Antonio Abate si collocava nell’area settentrionale
rispetto alla via mentre, la chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta, non
compare come titolo ma l’edificio viene segnato a meridione evidenziando la
coppia di costruzioni. La tradizione orale di Olbia recita che al momento della
costruzione del palazzo De Martis, nella zona interessata dal foro, si individuò
una cripta mortuaria attribuendola alla chiesa di Sant’Antonio Abate (Panedda
1991). Il posizionamento di questa struttura, corrispondente al palazzo De Martis,
ha indotto gli studiosi a considerare l’ipotesi che Panedda aveva avanzato
dagli anni ’90, basata esclusivamente sulla tradizione locale, e collocare la
chiesa della Beata Vergine Assunta nell’odierno spazio antistante il palazzetto
Maciocco. L’apposizione di due placche storiche, in tempi molto recenti, ha
consolidato l’idea che le strutture fossero effettivamente collocate in questo modo:
Sant’Antonio Abate a meridione e La Beata Vergine Assunta a settentrione. 
Panedda 1989
Fonte: Carlo Delfino Editore
Nonostante l’attribuzione proposta da D’Oriano, il quale
riconduce parte dei materiali rinvenuti a un ambito cultuale riferibile a una
divinità femminile — interpretazione che lo porta a ipotizzare, in un’ottica di
sincretismo religioso, la collocazione a settentrione della chiesa ottocentesca
dedicata alla B.V. Assunta — l’analisi integrata delle fonti cartografiche e
archeologiche induce a una diversa ricostruzione topografica del contesto.
Panedda 1991
Fonte: Carlo Delfino Editore
In particolare, la lettura congiunta della carta del Craveri
(1739), della tavoletta 25 del F.U. del Comune di Terranova (1848), della
frazione D del medesimo F.U. di fine Ottocento, nonché della documentazione
archeologica pubblicata da Tamponi nel Notiziario degli Scavi del 1882,
evidenzia come il settore denominato “Sant’Antonio” debba essere localizzato nord dell’asse viario principale. Tale area corrisponde allo spiazzo antistante
l’ex palazzo Cignoni, in seguito passato alla proprietà Maciocco, confermando
così la posizione settentrionale del contesto di Sant’Antonio Abate rispetto al
tracciato stradale. 
Carta Craveri 1739
Fonte: Archivio Storico di Torino
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| Carta Craveri 1739 Fonte: Archivio Storico di Torino |




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