Di Francesca Bianchi - Giornalista
Alcune immagini della mia visita di due settimane fa alla Basilica minore di San Simplicio, a Olbia, con la preziosa guida di Durdica Bacciu e Marcello Cabriolu.
L’archeologa e guida turistica Durdica Bacciu, Presidente dell'Associazione ArcheOlbia (Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali - Guida turistica - Accompagnamento turistico - Attività didattiche - Corsi di formazione - Progettazione di attività culturali) ha ripercorso la storia di questo importante monumento religioso, dichiarando: “A tutt’oggi non si è in possesso di un documento ufficiale che ne attesti la data esatta di costruzione, ma si suppone che la fondazione della chiesa sia avvenuta tra la fine dell’anno 1000 e i primi decenni del 1100 nella zona definita anticamente come il cimiterio "Sancti Simplicii". L’area, infatti, si sviluppa su una mezza collina, presenta numerose sepolture e alcuni pozzi che abbracciano un arco di tempo che va dall’età orientalizzante (700 a.C. circa) sino all’Alto Medio Evo. Il primo edificio documentato sembrerebbe essere un tempio di epoca romana dedicato a Cerere o Demetra e legato alla figura di Acte, l’amante dell’imperatore Nerone. Probabilmente dalle rovine di questo tempio e dall’uso dei blocchi squadrati dell’antica cinta muraria, i costruttori, utilizzando una fornace per la calce idraulica, costruirono la chiesa originaria.
La prima costruzione doveva essere composta da grossi blocchi di granito impostati a creare un’aula con tre navate coperte da capriate lignee. Forse per un problema strutturale o di un cedimento nella volta della navatella settentrionale, i costruttori impiegarono dei laterizi per rifare la copertura e sopraelevare la chiesa. Diversi studi sembrano concordi nell’ipotizzare che la prima chiesa fosse più piccola rispetto all’attuale basilica e che fosse compresa tra l’abside e la seconda coppia di pilastri interni.
Gli stessi studiosi concordano sul fatto che, tra l’allungamento della chiesa e l’attuale facciata, gli operai abbiano concluso i lavori entro la fine del 1100. La basilica misura 33 mt X 13 mt e ed è alta circa 12 mt, lo spazio interno è diviso appunto in due navatelle e una navata centrale più alta, come si nota osservando la facciata. Lo spazio tra le navate è diviso tra tre coppie di colonne alternate a tre coppie di pilastri quadrangolari.
I capitelli sopra le colonne mostrano delle decorazioni classiche, animali e umane che, insieme alle decorazioni esterne, richiamano l’arte toscana e lombarda dell’epoca. L’abside in origine era affrescato, così come la parte destra, dove ora si colloca l’organo. L’esterno della chiesa è caratterizzato da uno “zoccolo” lungo tutto il perimetro, che si interrompe regolarmente alla base delle lesene. Nel lato meridionale si nota la presenza di due cippi di epoca romana che fanno da base alla prima e alla seconda lesena. Nell’abside, orientata ad occidente, si apre centralmente una finestra monofora a illuminare la chiesa al tramonto, mentre la facciata, orientata a Est, si mostra divisa in tre settori. La parte centrale della facciata mostra un ingresso coronato da un arco a sesto rialzato e ancora più in alto si apre una grande trifora divisa da due pilastrini. La parte più elevata della facciata è decorata con un rombo di quattro catini e una riga di altri quattro i quali, probabilmente in antichità, erano colmati da maioliche. I settori destro e sinistro sono decorati da alcune formelle in marmo bianco ma l’elemento di spicco è un lastra di marmo probabilmente di stile longobardo con scolpita una figura umana e due animali. Infine nel settore in basso a sinistra spuntano dalla facciata un mensolone intero e uno spezzato sui quali si ipotizza potesse poggiare un sarcofago, come nella chiesa di San Pantaleo di Dolianova, oppure l’architrave proveniente dall’antico tempio di Cerere, ora situato a Pisa. Nel fianco lungo posto a sud si apre un ingresso che anticamente era utilizzato come porta Santa. Il ruolo principale della Basilica riguarda il culto degli antichi Martiri: Simplicio, Fiorenzo, Rosola e Diocleziano, probabilmente tra i primi cristiani uccisi in Sardegna dall’imperatore Diocleziano. La presenza delle reliquie e del sangue del Martire, custoditi sotto l’altare, sono a tutt’oggi meta dei fedeli che fin dall’antichità hanno testimoniato la fede in Dio e nel suo discepolo Simplicio" (Durdica Bacciu).
Grazie di cuore, carissimi Durdica e Marcello, per la vostra generosità e per tutto quello che fate per la salvaguardia e per la conoscenza dell'immenso patrimonio storico-archeologico sardo!
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“Aprire il passato significa raccontarlo. Alla comunità scientifica sì, ma soprattutto alla comunità dei cittadini cui il lavoro degli archeologi e, più in generale, degli operatori dei beni culturali deve rivolgersi.”.
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